XBox 360, ti avrei voluta ma non ti ho mai avuta. E scelsi prima PS3, e poi Wii
Questo mese, qui su Outcast, celebriamo i vent’anni di XBox 360. Nel mio caso, con un articolo in cui confesso che la console non l’ho mai avuta. Ma quella generazione l’ho vissuta eccome, seppur dalla parte della concorrenza.
Prima di addentrarmi nei ricordi di quel periodo, ci tengo a precisare una cosa: la console war, fuori dal contesto puramente commerciale, l’ho sempre trovata ridicola.
Ricordo ancora, come fosse ieri, fiumi di lettere che i possessori di questa o di quell’altra console scrivevano e inviavano alle testate specializzate per sciorinare la presunta superiorità del loro sistema rispetto alla concorrenza. Elencavano a memoria specifiche hardware, schede tecniche e giochi che ancora dovevano essere pubblicati come garanzie di sicura vittoria. Diciamoci la verità: ognuno di noi, compresi gli autori di quelle lettere, se avesse potuto, si sarebbe portato a casa tutto ciò che il mercato offriva, ma non era possibile. Eravamo tutti studenti, forse nemmeno entrati ancora nell’età dell’adolescenza, ed era già tanto se il salotto di casa poteva ospitare una console e una manciata di giochi, arrivati durante le feste comandate. Avessi potuto, mi sarei portato a casa persino sistemi come Amiga CD32, 3DO e Neo Geo CD, che all’epoca avrò visto di sfuggita nella vetrina di qualche negozio d’informatica.
La prima XBox, uscita nell’ormai lontanissimo 2002, pur arrivando seconda classificata nella corsa all’oro della sesta generazione, non aveva esercitato su di me alcun fascino. Al di là della mole massiccia (era più grossa di un videoregistratore) e di un pad (il Duke) eccessivamente ingombrante e non molto comodo, mi dava veramente l’impressione di una console nata più come esperimento da parte di Microsoft per testare il suo appeal nel mercato console che altro: era forse la console ideale per chi amava gli sparatutto in prima persona e i giochi di ruolo, ma non aveva – almeno secondo me – molto altro da offrire, anche considerando che i giochi di terze parti più famosi arrivavano con un certo ritardo rispetto alla pubblicazione su PlayStation 2, console che, come la precedente, aveva asfaltato la concorrenza, mantenendo la sua aura di status symbol.
Le dimensioni contano!
Inutile dire che XBox 360 per me rappresentava una sorta di cavallo dato già per morto sulla linea di partenza: cosa mai avrebbe potuto fare Microsoft per vincere una console war contro Sony?
E invece mi sbagliavo, e anche di molto.
Perché, a grande sorpresa, XBox 360 aveva una (o forse anche due) marce in più rispetto a Sony, partita in difficoltà, e che non riuscì a recuperare completamente il terreno.
I primi anni di quella generazione, non avendo ancora effettuato il passaggio, li vissi soprattutto sui forum, dove la stragrande maggioranza degli utenti aveva optato per la console di mamma Microsoft. Tanti furono i motivi di quel sorpasso: dal delirio collettivo per XBox Live, Halo e Gears of War, che erano diventate delle saghe di culto, quasi dei must buy, al fatto che i titoli di terze parti, quasi sempre, giravano meglio sulla 360 (ricordo ancora un utente che, ogni volta che usciva un titolo di peso, postava degli screenshot delle due versioni del titolo, giusto per rimarcare il fatto). Inoltre, alcuni giochi uscivano prima su 360, come ad esempio, le due espansioni di Grand Theft Auto IV e quel gioiellino di Deadly Premonition.
Però, nonostante tutto, quando arrivò il momento di alleggerire il mio portafoglio di un buon numero di banconote da cento, scelsi comunque PS3. Ero affettivamente legato alle prime due console di mamma Sony, e nessuna esclusiva 360, fatta eccezione per Alan Wake, mi solleticava il palato. Insomma, non ci fu nulla in grado di spingermi al tradimento, come invece successe un paio di generazioni prima, quando voltai le spalle a Sega e a Saturn scegliendo la scatolina grigia targata Sony.
Così arrivò a casa mia PS3, anche se, è giusto dirlo, preferivo di gran lunga il design di XBox 360, più compatto rispetto a quello della console Sony, soprattutto per via della mai troppo da me odiata plastica lucida, bella a vedersi all’inizio ma che attirava segni e ditate solo a guardarla. Anche il joypad della 360 mi sembrava più ergonomico del Dualshock, per quanto la croce direzionale mi sembrasse eccessivamente plasticosa e quei tasti colorati mi piacessero molto meno rispetto a quelli con i famosi simboli.
Per il resto, non è che PS3 avesse altro che non andasse. Il fatto che la maggior parte dei giochi girasse meglio sulla console della concorrenza mi importava tanto quanto un dibattito politico su Porta a Porta, e su quella macchina potevo usufruire di titoli che XBox 360 non avrebbe mai avuto: I due Infamous, la trilogia di Uncharted, la serie Yakuza, The Last of Us e soprattutto i due tie-in de I cavalieri dello zodiaco. Anche PS3, al pari della 360, soffriva, almeno sui modelli Fat, di problemi di surriscaldamento e di quel Yellow Lead of Death che sembrava essere un contraltare del più noto Red Ring of Death di cui pareva soffrire una buona quantità delle prime macchine Microsoft. Fortunatamente, non incappai mai in nessun problema hardware o errore di sistema.
Le vere esclusive di peso.
Un giorno, gironzolando in un negozio di elettronica, vidi la 360 in offerta, in bundle con Batman: Arkham City e Fable II ad un ottimo prezzo. Ero quasi tentato di prenderla ma poi scattarono i dubbi. “Ma dove la metto che non ho posto?” - “Poi starà lì a prendere polvere tutto il tempo”.
Qualche mese dopo, però, mandai a quel paese tutti i dubbi e la portai a casa. No, non XBox 360, ma Wii, il terzo incomodo di quella generazione. Al netto di un design che non mi convinceva del tutto (era Wii mini, che sembrava una specie di mattone, disponibile solo in tonalità rossa e nera) e quei controlli di movimento che mi facevano rimpiangere i pad tradizionali solo guardandoli, avevo trovato in un cestone tanti titoli a nove euro e novanta, fra cui Zelda Skyward Sword, Super Mario Kart, Pandora’s Tower, Project Zero II ed Epic Mickey, in una botta sola. Cosa dovevo fare, lasciarli lì?
Insomma, in casa mia, XBox 360 fu la grande assente di quella generazione. Avesse avuto dei titoli first party veramente in grado di farmi vacillare, avrei aperto il portafoglio anche per lei. Invece non fu così, e un po' me ne dispiace. Comunque, alla fine anche Microsoft arrivò presso la mia dimora con XBox One, che mi permise di recuperare un po' tutte le esclusive che mi ero perso durante quella generazione. Anche in questo caso, però, la console la presi quasi a un paio d’anni dalla fine della generazione, a prezzo di saldo, quando la maggior parte del parco titoli si trovava a prezzo stracciato. Eccezion fatta per Alan Wake e, più timidamente, per Fable II, tutto il resto non mi prese affatto. Né Halo, né Gears of War, né Forza Motorsport. Trovai molto più interessante le nuove IP come Quantum Break, Ryse Son of Rome e State of Decay, oltre al vecchio leone Killer Instinct e tutti i vecchi titoli Rare dell’epoca Nintendo 64, raccolti nella collection Rare Replay.
Qualche mese fa, gironzolando per un mercatino dell’usato, vidi una XBox 360. Tremendamente ingiallita e ammuffita, probabilmente aveva passato chissà quanti anni in qualche cantina. Dopo essermi sentito dire che volevano settanta euro, ho salutato e sono andato via, anche se avrei voluto chiedergli se gli scarafaggi fossero inclusi nel prezzo.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai vent’anni di Xbox 360, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.




