Outcazzari

Tojima vuole essere Kamen Rider, io voglio essere Tojima

Tojima vuole essere Kamen Rider, io voglio essere Tojima

Quando sono inciampato nei primi teaser di Tojima wants to be Kamen Rider (Tōjima Tanzaburō wa Kamen Raidā ni Naritai) ho immediatamente realizzato che lo show aveva due sole possibilità, farmi schifo a secchiate o diventare il mio best of 2025 (spoileeer!).

Fortunatamente è stata la seconda.

La storia di Tanzaburō Tōjima, manovale edile fanatico della prima serie di Kamen Rider fin dall’infanzia al punto di essersi allenato in montagna nella speranza di diventare un eroe sentai (anzi, non “un eroe sentai”, ma proprio Kamen Rider, il primo, l’originale) che a quaranta anni realizza quanto sia infantile il suo sogno e decide di sbarazzarsi di ogni singola testimonianza della sua insana passione, sarebbe materiale per uno slice of life malinconico sul disagio della “generazione perduta”, figlia del miracolo economico giapponese e sua prima vittima.

Fortunatamente per questo ci sono altre opere. Yokusaru Shibata, autore del manga originale, e lo Studio Raiden - particolarmente avvezzi a trattare temi “particolari”, se fanno fede titoli come il da me molto apprezzato Killing Bites, ma anche Tokyo Revengers e Call of The Night - decidono invece di premere il pedale a tavoletta e lanciarsi lungo l’autostrada della cialtroneria.

Contromano.

Infatti il buon Tanzaburo ha appena finito di liberare casa che scopre che un gruppo di ladri di polli capitanati da uno yakuza di mezza caratura sta compiendo furtarelli ed estorsioni nel vicinato presentandosi come la Shocker, l’organizzazione aliena combattuta dai Rider, con null’altro che un passamontagna indossato su dozzinali tute d’acetato.

Il primo scontro tra Tanzaburo posseduto da una maschera di Kamen Rider da fiera di quartiere e i sedicenti Shocker si conclude esattamente come si può concludere lo scontro fra tre delinquenti di mezza tacca e un quarantenne che tempra il suo corpo in maniera fanatica da quando aveva sei anni.

Il bene trionfa, il male se la batte promettendo vendetta, gli astanti che non stanno filmando la scena con il telefonino per postarla sui social si allontanano imbarazzati.

Imbarazzante

La scena filmata, postata sui social e raccattata dai servizi locali delle televisioni attira però l’attenzione di Yuriko Okada, in pubblico la giovane insegnante di lettere che ogni adolescente avrebbe voluto avere nella sua vita, in privato un’altra fanatica che vuole emulare - e vendicare - “Tackle l’Onda Elettrica Umana”, sfortunata co-protagonista della serie Kamen Rider Stronger (quinta incarnazione di questa epica infinita) e che giura che il “wannabe Kamen Rider” pagherà per la sua arroganza (e per averla preceduta nella dubbia missione di sconfiggere i supposti Shocker).

Normali professoresse giapponesi…

Si prospetterebbe uno scontro imbarazzante tra disagiati - e in realtà lo abbiamo - ma ecco che capita l’inaspettato.

L’Organizzazione Shocker esiste davvero, così come esistono i suoi leader mostruosi.

Non sarò così ipocrita da dire che “non me lo aspettavo” ma sicuramente non mi aspettavo cosa questo avrebbe significato.

Perché se già introdurre una reale Organizzazione Aliena per la Conquista del Mondo in questo setting realistico in cui degli adulti disagiati fanno rissa con delinquenti di mezza tacca che scimiottano una serie televisiva per compiacere un malvivente “graduato” che per le delusioni patite da ragazzo “preferisce i cattivi” è completamente fuori di testa, ancora di più lo è mostrare che questi disagiati che si allenano come ossessi da quando erano bambini sono più che in grado di “sfabbricare a mazzate” umani potenziati in tutina da scheletro. Cioè è logico, ma porca miseria, non lo è!!

Perchè sono fomentato??!! Non dovrei essere fomentatooo!!!

E così, come spettatore, mi trovo a venire sommerso da un imbarazzo senza fine quando vedo adulti di età compresa tra i venti e i quarant’anni - a Kamen Rider e Tackle si aggiungono due fratelli che avendo perso i parenti a causa della Shocker (quella vera) impersonano rispettivamente Kamen Rider V3 e Riderman - spararsi le pose di trasformazione (spoiler: non si trasformano, al massimo indossano delle maschere da cosplayer nella migliore delle ipotesi) e urlare le loro mosse con enfasi belluina; e poi fomentato in maniera altrettanto smodata nel vedere pugni, calci e prese di wrestling sparigliare facce, nasi e ossature varie con profusione di sangue, lacrime, saliva e moccio.

Un festival del cringe e del fomento che mai avrei pensato potesse esistere e di cui certamente mai avrei creduto di aver bisogno.

Non è un anime per signorine

La realizzazione di tutto ciò è semplicemente sfacciata e quasi abusiva nel dare per scontato che lo spettatore perdonerà tutto: le situazioni ed i caratteri dei personaggi non stanno nè in cielo nè in terra da tanto sono cretine e, ripeto, imbarazzanti, le rivelazioni e le agnizioni hanno un’enfasi che arriva dritta dagli anni più ingenui della televisione e sono scritte con la raffinatezza di un numero di telefono nei bagni pubblici (nostrani, non giapponesi), i momenti dinamici sono sottolineati dai “temi” dei nostri personaggi che sono, ovviamente, esempi di rara ‘nioranza musicale, il character design è moderno ma fa evidentemente il verso a quello degli anime “realistici” degli anni ‘70-’80 - tipo L’Uomo Tigre, per intenderci - con tanto di personaggi che quando arrossiscono (e, ovviamente, arrossiscono spesso per mostrare i loro sentimenti puri) hanno i cerchiolini rossi sulle guance. Vorrei persino spingermi a dire che alcuni grossolani cali di qualità distribuiti in maniera appena percettibile su tutte le puntate siano una provocatoria citazione ma… no, probabilmente lì era semplicemente subappalto a qualche terzista taiwanese o birmano.

Ovviamente il comparto interpretativo è in mano a professionisti che interpretano i personaggi con l’eccesso che è necessario e dovuto, divertendosi probabilmente come dei deficienti (non sorprenderà nessuno scoprire che il doppiatore di Tanzaburo Tojima, Katsuyuki Konishi, è stato la voce del rodomontesco Kamina di Tengen Toppa Guren Lagann).

Tirando le somme, Tojima wants to be Kamen Rider, più che un anime è un incomprensibile ottovolante che butta lo spettatore, ed in particolare uno spettatore adulto, negli abissi dell’imbarazzo prima di rilanciarlo nella stratosfera del più puro e immotivato fomento e, per quanto mi riguarda, continuerò a girarci sopra finché lo stomaco mi regge.

Heat è un film quasi perfetto

Heat è un film quasi perfetto