Outcazzari

I GOTY della discordia

I GOTY della discordia

I “The Game Awards” del 2025 hanno ormai avuto luogo, premiando con quasi un plebiscito Clair Obscur: Expedition 33 in ben nove categorie, creando così l’inevitabile polemica sul fatto che tutti questi riconoscimenti a un solo gioco rischiano non solo di oscurarne altri comunque meritevoli, ma addirittura di far passare alla storia il 2025 come un anno fiacco in quanto ad uscite videoludiche, quando invece la realtà evidenzia ben altro.

Forse non è mai esistito un anno di qualità e varietà come questo, in cui ogni giocatore ha potuto avere di che ben godere in ogni genere: dall’ovvio ritorno dei JRPG a turni (benché francese) al RPG più classico come Kingdom Come: Deliverance II, all’action adventure con titoli come Hollow Knight: Silksong, Indiana Jones and the Great Circle o puzzle game come Blue Prince; addirittura una ventata di aria fresca in un genere stantio come i multiplayer con ARC Raiders. Questo solo per citarne alcuni, ma la lista potrebbe essere ancora più lunga.

Mai come quest’anno il vincitore avrebbe potuto soddisfare chiunque.

Ma cos'è che ha fatto ribollire il solito malumore internettiano, la motivazione per la quale la gente ha iniziato a battere incessantemente sulla sua tastiera per sottolineare il proprio dissenso? La risposta è presto detta. Due dei tre premi che hanno fatto più discutere sono stati decisamente quelli meno identitariamente definiti, che sguazzano talmente tanto in una zona grigia, dovuta soprattutto alla vaghezza della descrizione della categoria stessa, da poter essere facilmente fraintesi, ovvero il “Best Indie” e il “Best Debut Indie”. Il terzo, invece, è una mera discussione filosofica, ma che apre un dialogo più concreto, ovvero il “Best RPG”.

Il discorso delle due categorie Indie ha acceso molto gli animi per un paio di motivazioni. La prima è il semplice fatto che Clair Obscur: Expedition 33 un publisher ce l’ha, che l’ha pure finanziato (Kepler Interactive), ha ricevuto fondi statali e una parte del gioco è stata pure data in outsourcing, smitizzando il fatto che fosse stato sviluppato solamente da una trentina di persone. La seconda è che i fondatori del team non sono nuovi al mondo dello sviluppo, poiché qualche elemento ha militato per anni in software house del livello di Ubisoft.

Questo ha fatto sì che i fan di altri titoli volessero vedere primeggiare i loro beniamini, piuttosto che veder premiato un titolo che, benché figlio della passione di un gruppo contenuto di persone, non rappresentava la “purezza” delle categorie in questione.

Megabonk era tra i candidati al “Best Debut Indie”, ma il suo sviluppatore ha preferito ritirarsi dalla corsa al premio di sua sponte, poiché aveva già pubblicato altri giochi, anche se non sotto il nome di Vedinad, ma con quello di Dani Dev (che fantasia!). Inutile dire quanto il pubblico abbia apprezzato questa sua coerenza.

Per quanto riguarda invece il dibattito sul fatto che meritasse pure il ”Best RPG”, qui è stata una fazione ben distinta ad aver alzato una protesta per la mancata assegnazione a Kingdom Come: Deliverance II (coadiuvata pure dagli account ufficiali di componenti di Warhorse Studios, gli sviluppatori del gioco, che hanno dichiarato di essere stati "ufficialmente derubati” dell’award), poiché i più scafati nel genere trovano una netta differenza nella parte “ruolistica” tra i due giochi, a favore dei boemi.

Una delle poche certezze di questi TGA è che il Communications Director di Warhorse Studios non l’ha presa benissimo, ma d’altronde lui stesso nella sua Bio si definisce “Optimistic Hater, Angry Gamer and Mr. Charming”.

Finito tutto questo preambolo, posso passare a quello di cui volevo discutere: Ha davvero senso prendersela per dei premi dati in un evento che palesemente è solo una celebrazione dell’anno videoludico, infarcita di trailer e pubblicità? Ha davvero senso prendere seriamente un insieme di votazioni spalmate tra le più disparate redazioni di tutto il pianeta, alcune delle quali non sono nemmeno di testate di settore ma appartenenti alla categoria della stampa generalista? Ha davvero senso arrabbiarsi perché, arbitrariamente, si è deciso che uno dei tanti premi insigniti durante l’anno valga più di altri solo perché ha la cornice più pop, commerciale e patinata di tutte? Geoff Keighley è veramente l’unico possibile portavoce di questo medium, vista la sua monopolizzazione di ogni evento comunicativo di spicco del settore?

Geoff ormai è il mattatore dei maggiori eventi comunicativi dell’anno, chi potrà mai fermarlo?

Facciamo un esempio: sarebbe come dire che se gli Oscar non fossero condotti tutti gli anni dallo stesso presentatore, che ne so, un Jimmy Kimmel a caso, non avrebbero la stessa valenza (per quello che realmente possono contare realmente) o al tempo stesso, sia il Festival di Cannes che i Golden Globes non avrebbero lo stesso impatto se non presentati da lui; praticamente il medium videoludico è prigioniero della sua presenza, della sua organizzazione e delle sue decisioni comunicative, un marchio di fabbrica che sembra sempre più simile al “seal of quality” che Nintendo apponeva su tutti i giochi pubblicati sulle sue console d’antan. Ma non è colpa del nostro amico canadese, perché la sua presenza non è imposta o obbligata, ma richiesta, soprattutto per via di quello che è riuscito a costruire in questi anni: ormai una grande fetta del settore lo vede come unico riferimento disponibile, dandogli un peso maggiore di quello che si dovrebbe.

Perciò, l'unica risposta che ritengo plausibile alle mie precedenti domande è solamente una: NO!

Per questo trovo maledettamente sterili queste polemiche, tutta questa serietà con la quale si prendono le premiazioni, soprattutto quando la discussione verte sulle categorie più tecniche (quando questi eventi di tecnico non hanno nulla), dove questi premi non fanno praticamente mai la differenza.

E se la fanno, la fanno solo a livello commerciale per il vincitore del riconoscimento più importante. Infatti Expedition 33 in questi giorni sta vedendo un boost di vendite che gli farà raggiungere la decina di milioni di copie senza colpo ferire.

Per questo non bisogna prendersela troppo su questi eventi, ma goderseli, vederli come la celebrazione più leggera possibile del nostro passatempo preferito, un luogo dove possiamo assaporare il futuro di quello che poi potremmo giocare, con quei trailer che ci ricordano i bei tempi andati dell’E3, dove sognare era ancora lecito.

Amato, odiato, mai dimenticato: Dragon's Lair

Amato, odiato, mai dimenticato: Dragon's Lair