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Xbox 360 - La generazione nella quale ho giocato a TUTTO

Xbox 360 - La generazione nella quale ho giocato a TUTTO

La Xbox 360 è arrivata a casa mia in un momento particolarmente felice della vita di qualunque adolescente, in quella fascia di liceo dove “non ti stavi giocando niente”, al quarto anno. Alle spalle il passaggio del biennio, l’esame ben distante, un futuro prossimo ma non ancora minaccioso.

La scelta tra Xbox e PS3 è stata obbligata: HALO 3. Conservo ancora la mia copia marcata come “non disponibile per la vendita” perché uscita dalla confezione stessa di Xbox, una specie di gatcha. Non conosco più console che nel pacco della macchina inseriscono l’edizione fisica di un gioco random. Adesso al massimo ci buttano dentro un codice e nemmeno il caricabatterie è più inserito nella confezione.

L’altro motivo per il quale scelsi Xbox fu che era modificabile.

Lo so, è una cosa molto da “me” avere una console modificata, ma all’epoca era ancora la modalità con la quale si esperiva il videogioco e guardando a quello che è venuto dopo, il rivenditore di giochi piratati offriva la stessa esperienza che offre oggi il Gamepass, avere tutto ad un prezzo ridotto, che con la fidelizzazione e le amicizie poteva scendere ulteriormente.

So che per molti dei lettori di questo pezzo, questo momento di accesso illimitato poteva avvenire con modalità differenti e su generazioni differenti, ma io avevo saltato a piè pari la generazione PS2 e la prima PS era una roba che vedevo solo a casa di amici, e ho da sempre associando all’inserimento del dischetto copiato lo stesso feeling della roulette russa “questo gioco funzionerà?”

Con Xbox 360 sono stato moderatamente più fortunato, fino a quando “reggeva” la modifica e sui giochi non veniva applicato un sistema antipirateria o richiedeva aggiornamenti specifici del sistema operativo della console che quindi rendeva i giochi illeggibili. Sono stato fortunato perché non ero abbonato a Xbox Live, non giocato collegato a internet e la console non aveva nemmeno un ripetitore wi-fi nativo, quindi la minaccia di “non puoi collegarla ad internet” era remota.

Fino a che anche lei non cadde vittima del red ring of death, come una malattia sessualmente trasmissibile: semplicemente, un giorno i suoi led smisero di essere verdi e diventarono rossi. Non so che fine abbia fatto la mia prima Xbox 360, ma subito la rimpiazzai con una versione più recente, non aveva HD (lo trapiantai dalla prima alla seconda) e lo sportellino del lettore era bianco anzichè cromato. Adesso è su una mensola sopra la scrivania, come si tiene una reliquia o un’urna funeraria, un vaso canopi, scollegata.

Qualche anno fa ho riprovato a metterla in corrente e funziona ancora, si è mantenuta meglio dei pad, che invece hanno gli analogici ingottati, ma lo sportellino del lettore soffre di demenza senile, entrando e uscendo compulsivamente, non proprio l’esperienza utente giusta per una macchina ancora così legata alla dimensione fisica del videogioco.

Ho giocato a praticamente qualsiasi cosa sulla quale riuscissi a mettere le mani. Ero come un bambino che cercava la propria dimensione nel mondo un gioco alla volta, confrontandosi di volta in volta con qualcosa di diverso. Ero anche abbastanza bravo a scuola, arrivato a quell’età, cosa che mi ha permesso di non dovermi applicare troppo. Forse, con il senno di poi, avrei studiato meglio o di più, ma la verità è che mi rompevo troppo il cazzo e più del massimo dei voti in certe materie non potevo prendere, quindi che senso avrebbe avuto studiare di più e meglio? In termini di tempo, questo si tramutava in un sacco di tempo per giocare ad un sacco di cose. All’inizio non importava nemmeno la qualità, doveva solo essere nuovo.

Alla notizia che avevo comprato Xbox, i miei amici si presentarono a casa con una pila di giochi nuovi “masterizzati”: Assassin’s Creed, PES 2007 e Mass Effect. Da lì seguì quasi un mese dopo Devil May Cry 4 come apripista ad una spirale che non si è fermata per tutta la vita natural durante della console ma che mi ha permesso di giocare a tutta la roba imprescindibile di quella generazione. La maggior parte dei giochi veniva stipata in una scatola da scarpe, fino a quando i dischi non furono così stretti da sfaldare i bordi delle bustine di plastica con lo sfregamento tra un disco e l’altro. E poi c’era la pila degli eletti, una specie di Hit Parade fissa di fianco alla console perché “sai mai che voglio farci un giro”: Alan Wake, Red Dead Redemption, Halo Reach, Batman Arkham, Max Payne 3, tutti i Dead Space, Castlevania Lords of Shadows, tutti i Mass Effect, Dragon Age, The Witcher 2, Diablo 3, GTA IV e GTA V, Resident Evil 6, tutti i Gears of War (madonna, le ore passata in co-op da salotto a giocare alla modalità orda di Gears 2), i vari Bioshock, i vari Forza, Bayonetta, il PES di turno e potrei andare avanti.

L’Xbox 360 è stata una grande nave scuola sulla quale ho forgiato il mio gusto anche passando per roba indifendibile come Too Human (non proprio un titolo di cui fregiarsi di aver giocato).

Era veramente una generazione di “conoscenza pura”, priva di qualsiasi pregiudizio, e dalle possibilità illimitate.

Dopo Xbox 360, il mondo del videogioco non è più stato lo stesso, qualcuno potrebbe dire che da quel momento l’evoluzione delle macchine da gioco abbia rallentato fino ad arrestarsi su livelli standard e che siamo oramai bloccati dall’incapacità di stupirci, di dire WOW davanti ad un nuovo titolo o una nuova console. A quel periodo invece associo lo stupore continuo di qualcosa che per me era sempre nuovo e fresco. E ne volevo sempre di più.

Se amo i videogiochi come linguaggio espressivo, lo devo probabilmente a quel periodo di abuso incontrollato che lentamente si è andato stabilizzandosi durante la stagione PS4 e a spegnersi del tutto con la generazione attuale. Continuo ad amare i videogiochi, ma quella foga di vedere e provare tutto si è sostanzialmente spenta, sotto una pioggia di parcellizzazione del tempo da dedicare al gioco e anche di una più oculata gestione delle risorse economiche, e probabilmente va bene così.

Cosa mi resta di quel periodo? un affetto smodato per i form factor e i pad delle Xbox, cinque giochi originali (il sopracitato Halo 3, Star Wars: Il potere della forza regalatomi da una ex, Lost Odissey, Final Fantasy XIII e XIII-2), un cofanetto con tutta la trilogia di Mass Effect (ma quello l’ho messo su Vinted da un bel po’), l’acquisto compulsivo su qualsiasi gioco che vedo scendere al di sotto dei dieci euro e un abbonamento vita natural durante al Game Pass, in memoria di quei sabato mattina in cui con qualche amico si andava a “sfogliare le ultime uscite” e tornavamo a casa più pesanti di svariati dischetti masterizzati ancora caldi e la prospettiva di un lungo weekend da dedicare all’esplorazione di un mondo nuovo.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai vent’anni di Xbox 360, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

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