Ricordi (frammentati e confusionari) di multiplayer
Volevo scrivere tre o quattro articoli di ricordi personali legati al multiplayer per la Cover Story ma poi mi sono messo a cercare di fare lo slalom fra tutte le cose di cui ho già scritto e/o parlato da qualche parte, ho iniziato a non raccapezzarmici, mi sono reso conto che non avevo il tempo materiale per farlo davvero ed è andata a finire che ho messo assieme questa mini raccolta un po’ sconclusionata che trovate di seguito. Che per tutta una serie di motivi ha finito per essere focalizzata nello specifico della generazione PlayStation/Nintendo 64 e che ovviamente trascura centomila giochi di quella stessa generazione (che ne so, Goldeneye 007 e Super Mario Kart) ma insomma, appunto, son tutte cose che ho scritto e/o raccontato altrove. A posto così.
Una sfida a tratti emozionante
Estrarre Micro Machines V3 in compagnia era peggio che estrarre la droga. Credo. Non so, non mi è mai capitato di estrarre la droga a una festa. Ma insomma, credo si tratti di un paragone che rende l’idea. C’è un motivo se, all’epoca, quindi diciamo a cavallo del cambio di millennio, l’espressione “Due multitap e svariati pad” era diventata un tormentone in diversi fra i gruppi di disagiati dei quali facevo allegramente parte. Tra l’altro, ricordo chiaramente situazioni in cui si passò la notte appiccicati a ‘sto gioco mentre, in effetti, in altre stanze del mio appartamento c’era in uso della droga. E insomma. Ricordo anche il giorno del funerale di mia madre, al termine del quale, assieme a un gruppo di amici, avevamo pianificato di andare al cinema a guardarci e/o riguardarci Face/Off ma poi, una volta saliti in metropolitana, ci guardammo in faccia, scattò il “Nah” e andammo a casa di uno di loro, istruendo non ricordo più chi perché passasse da casa mia a prendere “i multitap e svariati pad”, e trascorremmo poi il pomeriggio attaccati a Micro Machines V3. Tra l’altro, dubito che questa cosa abbia fatto piacere a tutti i presenti ma, insomma, vista la situazione, non è che potessero venire a dirmi qualcosa.
E una sera, che stava velocemente diventando una notte, si era tutti a casa mia, e quando dico “tutti” intendo “boh, trenta persone?”, perché eravamo nel mezzo di un raduno di it.fan.studio-vit, di cui facevano parte centomila esseri viventi dei quali, se avete seguito riviste e/o podcast di videogiochi dell’epoca e/o recenti e/o anche solo le pagine di Outcast, avete probabilmente letto e/o ascoltato le voci. E fra le cose immancabili c’era l’appiccicarsi a Micro Machines V3, otto attaccati ai pad, altri attorno, si facevano i turni e così via. Ora, in quel gioco, le gare procedevano stile last man standing (o battle royale, volendo): chi finiva fuori dall’inquadratura era fuori e si continuava fino a che non ne restava soltanto uno. Ricordo con affetto un’occasione in cui erano rimaste in gara solo due auto, non so nemmeno se io fossi uno dei due partecipanti, ed entrambi i contendenti avevano evidentemente imparato per bene il circuito. E si proseguiva. Si proseguiva. Un giro dopo l’altro. Sempre alla stessa velocità. Assieme. Senza che nessuno sbagliasse. Con una stanza piena di gente che osservava. E questi non mollavano. E a un certo punto un losco figuro, che oggi lavora in Nintendo, disse “È una gara a tratti emozionante”. Che messa così, mi rendo conto, non fa ridere, ma nel silenzio completo, con tutti mezzi addormentati di fronte a questo stillicidio, fu una bomba gettata nel mucchio e divenne tormentone.
L’inevitabilità dei cento turni
Il ruolo di Mario Party nel contesto delle serate a casa mia e/o dei raduni di cui sopra era quello della prova di resistenza, del delirio che conduceva alla follia, di un divertimento effettivo ma che in qualche modo si allineava e sovrapponeva alla sofferenza. Era un volersi bene nel volersi male. Una gara a tratti emozionante, volendo, che si sviluppava sulla lunghezza e ti faceva assopire sul divano alle tre di notte mentre attendevi le scariche di adrenalina date dalle sfide dei minigiochi o da quei momenti sul tabellone in cui qualcuno piazzava la mossa infame che ribaltava la situazione. E, a casa mia, non esistevano mezze misure: si giocava SEMPRE sui cento turni. A poco servivano le urla disperate, i “Non farlo, ti prego, sono già le tre” e altre suppliche senza speranza. Cento turni. Non esisteva altra via.
Che roba, Mario Party, un gioco incredibilmente cretino e semplice ma che funzionava alla grande e, per qualche anno, tenne saldamente banco nella mia esperienza multiplayer. Per me, il migliore rimane Mario Party 2, anche se per ragioni banalmente cronologiche ho probabilmente giocato di più al primo. Tutto quel che è venuto dopo ha inevitabilmente annacquato e un po’ scassato la formula senza aggiungere nulla di significativo e/o che non facesse danni. E ovviamente lo dico avendo giocato un po’ al terzo episodio e recensito un paio d’altri, tipo il decimo, ma senza avere davvero il polso di come si sia evoluta la serie nel tempo.
Lo dico sulla fiducia.
La royal rumble
Su Nintendo 64 c’erano i migliori giochi di wrestling della storia ed erano quelli sviluppati da Aki Corporation. Ecco, l’ho detto. E anche in questo, caso, ancora di più che nel precedente, lo dico completamente a caso, solo sulla base della manciata di giochi di wrestling a cui ho giocato. Fatemi causa. Comunque, di quei giochi adoravo il sistema di controllo e/o combattimento e il modo in cui mescolava caos totale e senso tattico. Entrarci non era semplicissimo, ma non richiedeva nemmeno chissà quale padronanza e il divertimento veniva subito sparato alle stelle. In più, andai sotto durissimo con l’editor e modificai tutti i lottatori per farli diventare il mio circoletto allargato di amici e conoscenti. Intendiamoci: non modificai quasi nulla dell’estetica, mi limitai a cambiare i nomi e poco altro. Sono sempre stato pigro, su queste cose. Eppure, oh, bastò questo: la Royal Rumble divenne presenza fissa delle nottate appiccicati ai pad e ogni volta che saliva sul ring qualcuno di noto ci si ammazzava dal ridere.
Che bellezza.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata al multiplayer, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.




