La qualità è il male!
Quando gioco a Read Dead Redemption 2, sto terminando con calma la mia seconda run su PC, mi capita sempre di pensare molto. Sono lì sul mio cavallo, tutto solo e con tanta strada da fare, e non riesco a non pensare a come “aggiustare” il mercato dei videogiochi. Molti penserebbero alla propria squadra del cuore, alla figa, ma io sono di un altro livello, non ve l’ho mai nascosto.
Dunque, c’ho questo coso incredibile con i cavalli tra le mani e mi chiedo: ma non sarà lui il problema? Va spiegato, state calmi, non sono pazzo. Ci sono dei giochi, magari non tantissimi, che hanno mostrato al pubblico un’asticella impressionante e hanno costretto tutti gli altri a farci i conti. Magari per il budget, magari per il talento, probabilmente per entrambe le cose, ma qualcuno ha messo su scaffale prodotti quasi impossibili da replicare.
Il problema è che, dopo averli visti, dopo averli toccati, non è facile tornare indietro, non possiamo cancellarli dalla nostra memoria. L’ultimo Mafia (assolutamente imperfetto) sembrerebbe meno vecchio e sciatto e banalotto se qualcuno non avesse avuto le possibilità per renderlo tale. I film in bianco e nero continuavano ad essere belli, ma come potevi venderne uno al pubblico che aveva scoperto i colori? E certo, il progresso è parte del mercato, ma qui parliamo di pochissimi che raggiungono standard impossibili per tutti gli altri, come se Nintendo avesse fatto uscire Super Mario 64 dieci anni prima mentre tutti litigavano ancora con il 2D.
Sto giocando anche a Stalker 2, un’estate impegnativa, ed è normale che sembri di un’altra categoria rispetto a Cyberpunk o The Last of Us, sporco e brutto com’è. Riuscirà il mercato ad accettare queste perle come grandi? A capire che sotto la scocca ci sono comunque della grandi idee e che non meritano il prezzo budget solo perché non sanno palleggiare come Maradona?