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Super Mario 64 fu l’alba di un nuovo mondo

Super Mario 64 fu l’alba di un nuovo mondo

Quando mi capita di rispolverare qualche gioco del passato – soprattutto nel caso in cui mi debba cimentare nella scrittura di un Ospizio dedicato, come in questo caso – mi stupisco sempre di come, in alcuni casi, nel passaggio da una generazione all’altra, i videogiochi abbiano subito un’evoluzione così significativa nel giro di poco tempo.

Ripensando al 1996, uno degli anni più significativi in termini e peso di uscite tanto su console quanto su PC, ancora faccio fatica a metabolizzare come possa essere passato dal giocare a un qualunque platform 2D a scorrimento presente sulle console a 16 bit a qualcosa di incredibilmente epocale come Super Mario 64.

Era l’agosto del 1996, quando le edicole ospitarono i numeri estivi di Mega Console e Game Power con relative recensioni, che definire entusiaste è dire poco, con voti altissimi (Game Power assegnò addirittura un 100%, punteggio inferiore solo all’ancora oggi inspiegabile 105% assegnato a Toh Shin Den). Ma nessuna recensione, per quanto ben scritta, poteva rendere l’idea di cosa fosse, nel 1996, giocare a Super Mario 64.

La mia prima interazione con il titolo Nintendo fu quasi per caso, in maniera del tutto fortuita: un sabato, passeggiando per le strade di provincia dell’hinterland milanese, scoprii un piccolo negozietto di importazione parallela, entrai per curiosare (erano gli anni delle superiori, quindi zero lire in tasca o quasi), ed era possibile provare Super Mario 64, con il Nintendo 64 collegato non a un semplice televisore ma addirittura ad un proiettore. Giocai per pochi minuti, ma furono sufficienti per farmi capire quanto il titolo fosse superlativo: sarà stato merito del proiettore, ma sembrava davvero di essere dentro all’universo di Mario, una sensazione di immersività mai provata prima. Quella breve sessione di gioco mi fece comprendere tutto l’entusiasmo della stampa specializzata ma anche quella degli utenti che, anche dovendosi sobbarcare costi enormi, avevano aperto le porte delle loro case all’idraulico italiano molti mesi prima della distribuzione ufficiale europea, invadendo l’angolo della posta di missive che prevedevano la prossima fine di Saturn (che già non stava granché bene) e di PlayStation, schiacciate dal successo della console a 64 bit. Poi com’è andata a finire lo sappiamo tutti.

La mia seconda e più duratura interazione con Super Mario 64 fu nel maggio del 1997. La console Nintendo era sbarcata da poco nei negozi italiani, e un amico la ricevette in regalo per il suo compleanno. Va da sé che la curiosità sia per la console che per il titolo Nintendo era tanta e per noi altri possessori di PlayStation era abitudine ritrovarci a casa sua per giocare (o anche semplicemente guardare) l’avventura di Shigeru Miyamoto. Ancora oggi, è abbastanza difficile descrivere cosa fosse Super Mario 64 per chi era abituato a vedere platform bidimensionali più o meno simili tra di loro.

Super Mario 64 ti immergeva in mondi vasti, liberi e coloratissimi. Era divertente anche solo girovagare per i livelli e restare a bocca aperta per quanto fossero ricchi di particolari. Gli effetti sonori erano deliziosi (qualcuno era stato preso dai vecchi episodi, immagino come una sorta di omaggio) e ogni mondo aveva una traccia musicale dedicata. E, a proposito dei mondi, ma quant’erano grandi e deliziosamente differenti fra loro, sia per ambientazione che per difficoltà? Dei quindici mondi esplorabili ricordo con grande affetto quello marino (con quella sorta di mostruoso serpentone gigante che viveva nel relitto della nave, secondo solo a quello del primo Resident Evil), quello innevato (con il pinguino blu che ci chiede di recuperare il proprio figliolo, disperso per il livello), e quello desertico, bellissimo da vedere, soprattutto all’interno della piramide.

Fra i momenti più belli, ricordo sempre l’incontro con quella specie di dinosauro blu nella caverna sotterranea e, soprattutto, la primissima volta che Mario indossa il cappello con le ali e volteggia fra nuvole e arcobaleni. Qualcosa di spettacolare.

Pur essendo un gioco rivoluzionario, Super Mario 64 manteneva fondamentalmente l’essenza dei suoi predecessori. Anche se adesso Mario poteva nuotare, strisciare di lato e tuffarsi in avanti, di fatto ciò che rimaneva basilare era correre, saltare qua e là e eliminare i nemici, questa volta con pugni e calci, almeno per quanto riguarda quelli più deboli.

Se dovessi trovare l’aggettivo ideale per definire Super Mario 64, userei senz’altro il termine “perfetto”. Perfetto nell’impianto tecnico (d’altronde girava sulla console più potente del periodo), giocabile, divertente, impegnativo il giusto (anche se il livello dell’orologio creava più di un grattacapo) e mai e poi mai noioso. Più che un platform, Super Mario 64 era soprattutto un gioco d’esplorazione, dove la maggior parte del divertimento era, come scritto in precedenza, girovagare per i livelli per goderne di tutti i particolari.

La mia terza (e al momento ultima) interazione con Super Mario 64 fu all’inizio del 2015, quando acquistai il port per Nintendo DS. Nonostante le poche novità sostanziali, come la possibilità di poter giocare anche nei panni di Yoshi, Luigi e Wario, il gioco riuscì ancora a rapirmi, avendo la possibilità di giocarlo interamente e non a scrocco da qualcuno. E, anche con diversi anni alle spalle, rimane ancora oggi uno di quei titoli seminali, che chiunque prima o poi dovrebbe quantomeno provare.

Come ogni gioco rivoluzionario che si rispetti, Super Mario 64 ha di fatto creato un nuovo standard, diventando il metro di paragone per qualunque platform tridimensionale prodotto successivamente. Innumerevoli sono stati i tentativi di imitazione delle avventure del baffuto idraulico dal cappello rosso, senza però riuscire a riprodurre nemmeno parzialmente la magia del titolo Nintendo.

Nonostante il mio affetto per Super Mario 64 – tanto per il gioco in sé, quanto per ciò che ha rappresentato nel periodo in cui è uscito – fra me e la serie non è mai scattata completamente la scintilla. Ho giocato a qualche vecchio episodio su Game Boy Advance senza mai portarli a termine, mi sono divertito con Super Mario 3D Land e annoiato invece con Paper Mario Sticker Star, ma ho sempre preferito (e di gran lunga) Sonic e Crash Bandicoot, sia come mascotte che come giochi.

E, a proposito di mascotte, ciò che non si può negare è che l’idraulico italiano, al di là dei gusti personali, abbia sempre goduto di ottima salute rispetto ai suoi concorrenti. Ma di questo ne scriverò prossimamente.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Mario, che trovate riassunta a questo indirizzo.

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