Half Life e il Cannuccione dimmerd...
Half-Life è un capolavoro. Cioè, stiamo parlando di un gioco talmente fico, rivoluzionario e profondo, da far assurgere a fama mondiale la ditta di Software Videoludico e Servizi che ci ha dato l’unico Ministro delle Finanze che valga la pena menzionare dalla creazione della democrazia moderna… anche se in effetti le cose potrebbero non essere correlate.
Eppure, se guardassimo il mio conto ore di Steam, che al tempo non esisteva, su Half-Life, scopriremmo che solo il 10% lo passai nella modalità storia.
Il resto lo passai ad evitare che i miei colleghi mi friggessero con il Cannuccione dimmerda prima che io gli riuscissi a sparare in faccia con la Magnum in pause pranzo lavorative a base di insulti, bestemmie irriferibili e ragequitting.
Altrimenti noto come Gluon Gun.
Benvenuti nella modalità multiplayer LAN.
È difficile ricordare come iniziò, stiamo parlando dei tempi in cui ancora gli FPS erano innanzitutto giochi in singolo che offrivano il multiplayer come simpatico optional. La memoria mi suggerisce che un altro dipartimento stesse già giocando in deathmatch a Quake, e qualcuno propose di provare il deathmatch lan di Half-Life in cerca di fragging più “realistico” (con l’eccezione del Cannuccione dimmerda) creando così un sestetto di agguerriti habituè e rinfocolando le braci di un gioco che aveva già ottenuto lo status di classico (infatti quando iniziammo era probabilmente il 2003 e, quindi, Half Life era già vecchio di cinque anni).
Già dopo poche partite (e scambi di insulti) arrivammo a scoprire, in un paese che appena stava cominciando a conoscere l’ADSL, l’esistenza di un intero mondo di modders e programmatori completamente folli che portavano la customizzazione del gioco a livelli impensabili.
Non era esattamente questa, ma circa…
Non solo potevi modificare le skin dei giocatori e vedere dei Ghostface, dei Batman o dei Pippo farsi esplodere a suon di lanciagranate, ma le mappe cominciarono ad espandersi a livelli di follia ragguardevoli (sebbene non tutte nascessero nella community dei modder di Half-Life, ad essere sinceri). Tra quelle che si impressero nella mia memoria le Rats: mappe in cui ci si combatteva in una gigantesca cucina, o camera da letto o bagno, create in scala tale da rendere i giocatori grossi come topi e piene di trappole ambientali da attivare con i vari interruttori. La goduria di far cadere gli avversari nel lavandino con un esplosivo e finirli attivando il tritarifiuti era insuperabile.
Altra mappa a cui giocammo e rigiocammo, sia per la sua vastità, che per la sua atmosfera era ambientata nientedimeno che nel gioco in realtà virtuale dove il protagonista del classico di fantascienza Il gioco di Ender, scritto da Orson Scott Card, rischiava la sua sanità mentale per pura cazzimma e otteneva l’accesso alla rivelazione che avrebbe dato senso a tutta la sua battaglia contro la razza aliena degli Scorpioni. Enorme, suggestiva e piena di segreti, tra cui una falsa parete dietro alla quale un collega (codename: Cavallo Goloso) si nascose per una intera pausa pranzo, fraggandoci a dozzine, il cornuto.
Non ho trovato la mappa di Ender, ne metto una a caso.
Raggiunto il momento in cui eravamo a pochissimo dallo spararci in faccia nella vita reale, la community modding e Valve ci vennero ancora una volta incontro con quel miracolo di sviluppo che fu Team Fortress Classic, riproposizione riveduta e corretta come molti contenuti addizionali (al tempo il termine DLC era ancora qualcosa di esotico) di una mod amatoriale nata per Quake.
Costretti dalle regole dei vari scenari, dalla Tower Defence al Capture the Flag, e arruolati nei vari ruoli, il gioco di squadra ci permise di rilassare un po’ l’agonismo, al punto che arrivammo rapidamente a più riposanti sfide “team contro computer” di pura Tower Defense, in cui ognuno si ritagliava il suo ruolo e digeriva il pranzo fraggando dozzine di mob sciamanti controllati dal computer.
Non provammo mai quell’altro capolavoro, che sarebbe poi meritatamente diventato una IP a parte, di CounterStrike, troppo impegnativo per essere gestito nei 20-30 minuti che potevi ritagliarti ingurgitando il cibo senza riguardo per la salute.
Fu un periodo tutto sommato spensierato della mia vita lavorativa, in cui metà del divertimento veniva dalla sfida in sé e metà dallo scoprire insospettabili idiosincrasie e creatività di colleghi con cui avevi un rapporto di normale cortesia tra adulti: i pessimi perdenti devastati da scoppi d’ira (io), i gelidi ed inscalfibili killer, il “natural” con gli occhi dietro la schiena e riflessi da John Wick, e poi gli assurdi nickname che comparivano ad ogni partita.
Un periodo molto divertente… che sarebbe stato ancora più divertente senza il maledetto Cannuccione dimmerda!!
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata al multiplayer, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.




