Outcazzari

Compagno Superman

Compagno Superman

What if, elseworld, universi paralleli, terre multiple, linee temporali alternative e chi più ne ha più ne metta, perchè tanti sono sono stati negli anni i nomi che venivano affibbiati a storie a fumetti che aderivano più o meno saldamente al canone dell’ucronia, il cui parente più nobile è, probabilmente, L’uomo nell’alto castello di Philip K. Dick, per anni pubblicato in Italia con il nome di gran lunga meno accattivante di La svastica sul sole.

Dal vocabolario Treccani.

L’ucronia è il parente meno nobile ma più affascinante delle gemelle dicotomiche Utopia-Distopia. Letteralmente “cosa sarebbe successo se” che, credo con una astuta mossa di copywriting, la Casa delle Idee ha registrato come proprio, etichettando con il marchio “What if" (che grammaticalmente indica il periodo ipotetico) tutte quelle storie alternative nell’universo alternativo dei fumetti, in una sovrapposizione di alternative talmente fitta da risultare controintuitiva e dover spiegare che sì, esiste il multiverso, ma non tira dentro proprio tutto tutto, certe cose sono fuori dal multiverso, andando quindi a costituire a sua volta un multiverso alternativo di possibilità accennate da regole di attribuzione fumosa.
Almeno fino a prova contraria, fino ad un crossover che tiri tutto dentro canonizzando l’incanonizzabile.

Per un certo periodo in DC non volevano avere più niente a che fare con i multiversi, le terre multiple e compagnia cantante. Crisi sulle Terre infinite (1985) non è il primo crossover della storia dei fumetti ma sicuramente è uno dei più famosi, con le conseguenze più interessanti in termini narrativi ma soprattutto editoriali. Nacque dalla voglia di mettere ordine in un materiale editoriale accumulatosi in anni di acquisizioni di case editrici minori e relativi personaggi (adesso le chiameremmo IP). In termini tutt’altro che metaforici, una specie di dio della distruzione che vive fuori dallo spazio inizia a brasare tutte le terre alternative (con la minor rilevanza narrativa) fino a che non ne resta una sola, la Terra che poi verrà conosciuta come Post-Crisi dove, per capirci, hanno subito un fresh start tutte le testate principali, il Batman Anno Uno di Frank Miller, il Man of Steel di John Byrne, la Wonder Woman di George Perez, Legends di Giffen e De Matteis che poi costituirà la base sulla quale verrà rifondata la Justice League.

Un’operazione simile la possiamo rivedere anche nella distruzione dell’universo ultimate operata dalla Marvel come apice della gestione Hickman degli Avengers con tutta quella storia delle Incursioni, culminante con la seconda Guerre Segrete (2015) con Destino come Demiurgo.

Il disinteresse per i multiversi della DC durò circa dieci minuti: poi, senza dare troppe spiegazioni, ha comunque pubblicato storie “alternative” a quelle della Terra Post-Crisi.

Qui sopra forse una delle più famose, Gotham by Gaslight (1989), ma ricordo anche con affetto Il chiodo (1998) di Alan Davis, altro veterano dei fumetti basati sulle terre alternative, che a quel tempo aveva già alle spalle per la Marvel una lunga run di Excalibur (1988-1993) che proprio di viaggi tra le dimensioni si occupava.

Superman diventa comunista perché per uno scarto orario il suo razzo invece di cadere nel Kansas finisce in Ucraina. Come essere cresciuto dai Kent condiziona gli ideali del Superman Classico, ciò accade anche nel blocco sovietico. Superman non viene indottrinato dai comunisti cattivi, Superman cresce come un portatore sano dell’ideale di eguaglianza insito in quel modello di pensiero che lo trasforma allo stesso modo in un campione del mondo e un difensore della pace, che combatte colpo su colpo i continui assalti portati dall’individualista Lex Luthor, la mente più geniale dell’America capitalista.

Il più grande fraintendimento che viene fatto a posteriori sul Superman di Red Son è dargli una connotazione negativa, da villain, che in realtà non ha e non ha mai avuto all’interno della storia. Anzi, il superamento dello schematismo eroe-villain è una delle cifre stilistiche più riconoscibili nella poetica di Mark Millar (Authority, Ultimates, Civil War solo per citarne alcuni) e secondo me, con tutto il suo portato ideologico e satirico, in Red Son questo cortocircuito funziona molto bene, proprio perché i personaggi non sono “stravolti” o “ribaltati” come si era già visto fare in numerose storie che avevano al centro del racconto simulacri di Superman.

Superman è Superman anche con al petto la falce e il martello, e di fatto è l’eroe della storia e il suo operato porta effettivamente ad un progresso dell’umanità tutta che nella terra principale dell’universo DC non ha mai potuto operare perché l’American Way di cui diventa portavoce non lo prevede. Sotto le mentite spoglie di Clark Kent, Superman sceglie di non interferire diventando un “osservatore” del mondo, un giornalista, ma come supereroe diventa un “agente”. In Red Son questa scissione non esiste: Kal-El non ha un’identità segreta, è un uomo dello Stato e mette al servizio dello Stato tutto se stesso, fino a diventare l’acceleratore di quella rivoluzione proletaria teorizzata da Marx.

Ovviamente non è così semplice. In una storia di super come è questa c’è un grado di complicazione e l’inevitabile ambiguità morale che progressivamente emerge dalla vicenda nei termini di quanto si è disposti a fare per perseguire un bene superiore, altra tematica ricorrente nelle opere di Millar che in questa storia appare fresco, prima del “passaggio in Marvel”, quando l’autore era ancora uno dei “giovani” fumettisti inglesi che avevano agitato il comics americano in quel felice periodo che ricordiamo come Brit invasion.

Superman Red Son è una storia dritta come un martello e affilata come la falce che lo incrocia.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata al colore rosso, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

Maggio 1965: Hideki Konno, genitore 2 di Mario Kart e babbo di Luigi’s Mansion

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