Quello che i videogiochi
In questi ultimi mesi ho sprecato un po’ del mio tempo a rimuginare su quanto la mia passione per i videogiochi abbia tolto a tutto il resto. Però, pensavo, forse è più sano mettere tutto sul piatto e, forse, ha senso anche considerare quello che mi hanno dato e che non avrei avuto altrimenti. Mi spiace se questo pezzo sembrerà un po’ autocelebrativo, non è quello il suo scopo.
Raduni
É passata un’eternità, era un’altra epoca, ma c’è stato un momento della mia vita in cui mi sono infilato in case di sconosciuti (ma anche nella mia), con sconosciuti, per passare nottate alcoliche a base di DS e chitarrine. Qualcuno è solo passato, qualcuno l’ho odiato fortissimo, qualcuno è diventato un amico. La socialità non è mai stato il mio campo d’azione, ma i videogiochi erano un terreno comune, non avete idea di quanto tutto fosse facile e naturale. Anche per me. Così facile da finirci in Giappone.
Riviste
Col senno di poi, è servita parecchia pazzia e incoscienza di Ivan Fulco (ma anche di Alessandro Apreda, credo) per consentirmi di scrivere sulle riviste di videogiochi che così importanti sono state per la mia passione. Più dei videogiochi, in alcuni momenti della mia vita, per quanto assurdo sembri. Non ho dovuto guadagnarmi il mio posto di lavoro, quello vero, dico, sono un privilegiato, ma ricordo con orgoglio il momento in cui il mio nome è arrivato nelle edicole così vicino a Corna Vissute e Patata Bollente. Quei soldi, i primi della mia vita nonostante lavorassi già da un pezzo, non avrei potuto sprecarli meglio. Ah, e io ho parlato con Ueda di Shadow of The Colossus, mica fischietti.
Ringcast
Prima di approdare nel mondo dei podcast, avevo già ottenuto un successo internazionale con il Corso, ma quello lo facevo per me, per i miei amici, Ringcast è stato il primo momento in cui ho cominciato a parlare (e a scherzare) di videogiochi per un pubblico, per altri appassionati capaci di divertirsi o infuriarsi per quello che avevo da dire. Mi sono divertito, mi sono arrabbiato, ma il confronto mi ha fatto sicuramente crescere, mi ha fatto imparare che le opinioni altrui vanno prima ascoltate, che si può anche cambiare e che siamo pezzi di fango unici su questo stupido mondo imperfetto e ognuno ha il diritto di farsi piacere quello che vuole.
Covid
C’è questo buco nella mia vita, e anche nella vostra, immagino, per il quale mi sento in debito come non mai con i videogiochi. Animal Crossing mi ha dato uno scopo, un impegno, un motivo per pensare ad altro che non fossero i bollettini di morte al TG. Credo che, più in generale, i videogiochi siano stati così importanti per me proprio perché capaci di cancellare tutto il resto, di isolarmi, mentre il mondo intorno a me sembrava bruciare. Chissà, magari è stato anche un male, ma in quella bolla ho sempre potuto respirare.
Twitch
La smetto, la smetto. Chiudo con Twitch non per glorificare la piattaforma di streaming, ma per raccontare un modo diverso di videogiocare, molto difficile oggi, fatto di partecipazione e condivisione. Da solo, non avrei toccato nemmeno da lontano alcune delle esperienze che ho adorato di più nella mia vita, perché farlo insieme era meglio che farlo da soli, perché un aiuto può farti superare la noia, perché con gli amici può diventare divertente qualsiasi cosa. Sono stati anni bellissimi, non rimpiango nulla.
E a voi cosa hanno dato i videogiochi che altrimenti non avreste avuto?