Point Break è adrenalina, libertà e anticapitalismo
Mi sono reso conto, con il passare del tempo, di quanto possa cambiare la percezione di un film in base all’età in cui lo si guarda.
Point Break è uno di questi.
Vidi per la prima volta il film di Kathryn Bigelow un paio d’anni dopo l’uscita nelle sale, un po' per caso. Mia sorella aveva invitato alcune amiche a casa a vedere il film. All’epoca tutte loro avevano una cotta per Patrick Swayze, che in quegli anni aveva rubato il cuore di tutte le ragazze adolescenti grazie a Dirty Dancing, Ghost e Il duro del Road House. Mia sorella aveva persino il suo poster in camera, appeso vicino a quello di Johnny Depp e uno degli attori di Twin Peaks di cui non ricordo il nome. Il giorno successivo a quella sorta di pigiama party, la VHS era rimasta lì, ancora nel videoregistratore, in attesa di essere riportata al videonoleggio. Non avendo niente di meglio da fare, decisi di guardarlo, certo di trovarmi davanti a un film in cui Swayze interpretava il protagonista buono che lotta contro i cattivi.
E invece no.
Point Break vede un giovane agente dell’FBI, Johnny Utah, appena diplomatosi all’accademia, trasferirsi a Los Angeles. Diventa il partner del più anziano Angelo Pappas, insieme al quale è chiamato a investigare su una serie di rapine in banca, compiute da una banda nota come gli ex presidenti, poiché i rapinatori nascondono i loro volti dietro a maschere di gomma raffiguranti Reagan, Nixon, Carter e Johnson. La banda non spara mai a nessuno e limita al minimo la violenza, ripulendo solo le casse e mettendoci in tutto solo novanta secondi. La banda non lascia dietro di sé alcuna traccia, solo il vecchio Pappas sembra in grado di cogliere alcuni indizi che lo portano a formulare una pista secondo la quale gli ex presidenti sono dei surfisti, che rapinano banche solo nel periodo estivo per poi sparire fino all’estate successiva.
Ho sempre voluto assaggiare i panini con le polpette di cui va ghiotto Angelo Pappas.
Utah si infiltra nell’ambiente per cercare dei sospetti, e finirà per fare amicizia con Bodhi, appassionato di surf e di sport estremi, un filosofo dallo spirito libero. Quando scoprirà che sono proprio Bodhi e i suoi gli autori delle rapine, i due finiranno inevitabilmente con lo scontrarsi, nonostante rimanga fra loro un profondo rispetto reciproco.
Dopo averlo visto per la prima volta, e anche durante le ulteriori visioni negli anni successivi, Point Break mi sembrò uno dei tanti buddy cop che andavano di moda negli anni Ottanta, con la giovane recluta smaniosa di mettersi in mostra e l’anziano veterano considerato da tutti un rudere pronto per la pensione, quando invece si dimostra più in gamba di tutti gli altri, e il villain di turno carismatico e che vuole dettare le proprie regole ma destinato ad essere sconfitto dalle forze dell’ordine. Più che dal punto di vista narrativo, Point Break mi colpì soprattutto per le adrenaliniche scene d’azione: non solo le rapine in banca, ma anche e soprattutto l’incredibile sequenza dell’inseguimento che vede coinvolti Johnny e Bodhi, e il lancio senza paracadute di Utah, una cosa che ancora oggi, per quanto bella, mi fa scattare il proverbiale “What the Hell!” tanto in voga fra le reaction degli influencer odierni. Insomma, continuava ad essere un gran bel film, ma non ero andato oltre alla cornice action della pellicola.
Crescendo, anzi mi verrebbe da dire invecchiando, ho colto quello che a mio avviso è un vero e proprio sottotesto sociale e politico. Johnny rappresenta il tipico yuppie desideroso di fare carriera rapidamente, sicuro di sé, lievemente arrogante con il suo completo grigio da broker di Wall Street. Bodhi invece rappresenta l’esatto contrario, uno spirito libero anti-sistema e anti-capitalista, che vede gli uomini moderni come una specie di – ironia della sorte – schiavi “matrixiani” che passano un terzo delle loro giornate in coda sull’autostrada, nelle loro “infuocate bare di metallo” e gli altri due terzi chiusi fra quattro mura in giacca e cravatta a farsi prosciugare tempo, vita ed energie per far diventare ricco qualcun altro. La scelta di portare come maschere quelle degli ex presidenti rappresenta una scelta mirata, una critica alla classe politica e a certi burocrati che fanno i propri interessi ma non quelli della nazione.
- Paziente: Perché ho una calcolosi?
- Dr. Cox: Perché ha ingoiato una calcolatrice e l'è rimasta sullo stomaco.
La ricetta di Bodhi per dimostrare che lo spirito dell’uomo è ancora vivo è combattere il sistema non per denaro ma dare un segnale, una sorta di anarchia controllata che vede la violenza solo come ultima risorsa possibile. “Si mostra la forza per evitare il conflitto” – “La pace si ottiene con una forza di fuoco superiore” diranno Bodhi e i suoi mentre si accingono a preparare quella che sarà la loro ultima rapina. Nessun colpo di pistola e nessuna vittima, tranne appunto durante l’ultima rapina, in cui Bodhi decide di fare a modo suo e innescherà un punto di non ritorno che porterà Johnny ad inseguirlo fino alla fine del film.
Lo stesso Johnny, pur restando un tutore della legge, viene influenzato dallo stile e dalla filosofia di Bodhi, tant’è che avrà remore non solo nel premere il grilletto contro di lui, ma anche nell’arrestarlo al termine della pellicola, decidendo di risparmiarlo da una vita in galera, una gabbia in cui non saprebbe sopravvivere, per regalargli non solo il suo sogno di cavalcare l’onda perfetta, ma anche quello di morire facendo quello che ama. Quel distintivo buttato in mare alla fine del film presagisce anche un cambio di vita per Johnny, forse più vicino a quello di Bodhi ma senza infrangere la legge.
Point Break, pur restando entro i canoni del film action anni Novanta, voleva essere a suo modo una critica a ciò che stava diventando la società di quegli anni: un continuo rincorrere carriera e denaro dimenticandosi che l’uomo dovrebbe vivere per altri motivi, ben più importanti e ben più piacevoli.
Point Break, oltre a diventare un cult assoluto negli anni successivi alla sua uscita, avrebbe influenzato anche altri film. Personalmente, ho visto sempre un forte legame fra questa pellicola e il maestoso Heat di Michael Mann, non solo per il contesto delle rapine in banca ma anche per quella strana bromance fra i due protagonisti, dove la rivalità e l’antagonismo si mescolano con stima e rispetto reciproco. Il primo Fast & Furious è praticamente un remake del film di Kathryn Bigelow, seppur molto meno coinvolgente, almeno a mio avviso. Prendete un qualsiasi film sulle rapine (soprattutto sulle rapine in banca) ed è facile trovare almeno un punto in comune con Point Break. Film di cui, ahimè, è stato fatto un remake ufficiale una decina di anni fa, sul quale spenderò poche parole: è un film terribile sotto tutti i punti di vista, non solo perché non ha nulla a che fare con lo spirito del film originale, ma è proprio pessimo anche preso come film d’azione a sé.
Personalmente, oltre ad entrare nella mia personale top twenty di sempre, Point Break rappresenta la mia personale evoluzione spirituale: se anni fa ero più orientato ad essere un carrierista come Johnny, oggi ho una mentalità molto più simile a quella di Bodhi, e guardo con molto dispiacere chi corre di qua e di là in giacca e cravatta sempre con lo smartphone in mano, in attesa di partecipare all’ennesimo inutile meeting. Una vita passata a non vivere mai.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata alle spiagge, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.