May I Ask for One Final Thing? - Merletti e cazzotti
Le belle figliole sono belle.
Le belle figliole eleganti ed aggraziate sono ancora più belle.
Le belle figliole eleganti, aggraziate, educate e determinate sono ancora più belle del bello.
Ma sapete cosa è ancora più bello delle belle figliole eleganti, aggraziate, educate e determinate?
I cazzotti in faccia!
Ah, no?
May I Ask for One Final Thing? - traduzione quasi letterale dell’originale Saigo ni hitotsu dake onegai shitemo yoroshī deshō ka - è quel tipo di opera che probabilmente può esistere solo nel mercato giapponese: la variante del ribaltamento di uno stereotipo appartenente alla sovversione di un sottoinsieme di un sottogenere. Seguitemi: sappiamo che esiste il genere isekai (no, questa volta NON starò a spiegare di cosa si tratta, seguite il link), dell’isekai esiste il sottogenere che ipotizza che il mondo in cui il personaggio “alieno” finisce si basi su un videogioco, uno dei sottoinsiemi è che il videogioco non sia il canonico JRPG più o meno utile a titillare le fantasie del pubblico prevalentemente maschile, ma un Josei o Otome Game - ovvero un gioco in cui la giocatrice (il target è prevalentemente femminile) interpreta un’eroina pura di cuore che da una situazione di svantaggio ascende alla soglia del trono scegliendo tra un reverse-harem di nobili manzi - che a volte viene sovvertito rendendo protagonista non l’eroina ma l’antieroina: la nobildonna odiosa promessa al principe true-ending-manzo che secondo canone finisce inevitabilmente per svelare la sua grettezza e venire quindi ripudiata, ma che in questo caso viene ribaltata in un personaggio positivo che in questa specifica variante finisce vittima delle trame della tutt’altro che pura di cuore eroina e del non esattamente encomiabile principe.
E cosa fa Scarlett El Vandimion della Casata dei Duchi Vandimion, promessa sposa del Principe Kyle Palistan secondo in ordine di successione al Regno di Palistan, invaghitosi della Contessa Terenezza (er…) Hopkins, dolcissima nobile di basso rango, quando scopre che dopo dieci anni di soprusi inflittegli dal promesso sposo questo la scarica per una sciacquetta manipolatrice in presenza dei suoi nobilissimi leccapiedi?
La violenza E’ la risposta!
Facendola breve: May I Ask for One Final Thing? è un anime deliziosamente stupido, tratto da un manga altrettanto deliziosamente stupido che a sua volta è ispirato ad una serie di light novel che non ho letto ma immagino essere allo stesso modo deliziosamente stupide. Ogni singolo sviluppo di trama è assoggettato, come nella vastissima maggioranza degli isekai, alla rule of cool ed al gradevole escapismo, i convitati alla mensa di ceffoni che la “Mad Dog Noblewoman” (o anche la Principessa Insanguinata o la Dama Dai Pugni D’Acciaio) distribuisce secondo il credo del “Riempire di botte chi mi sta sulle scatole è un comportamento appropriato” sono una selezione della peggio feccia: megalomani, nobili corrotti, schiavisti, elettori di Trump, bulli di periferia. D’altro canto i suoi alleati, a partire dal fratello Leo che da anni si rovina il fegato cercando di contenerne la violenza e dal Primo Principe Julius, sono ovviamente persone rette, intelligenti ed ironiche, perfetti Tsukkomi per una tale - tanto aggraziata quanto violenta - Boke.
Anche il tratto, del manga quanto dell’anime, si adegua perfettamente al narrato, adattando i vezzi tipici del Josei/Shojo manga - fisionomie aggraziate e slanciate, grandi occhi luminosi, capigliature fluttuanti e panneggi a profusione - alle risse scatenate che invariabilmente si aprono con Scarlet che elegantemente calza i suoi guanti-tirapugni.
La donna veramente elegante intona gli orecchini alle macchie di sangue.
Concludendo: la visione di questo anime, attualmente su Crunchyroll, non sarà certamente tra le esperienze imprescindibili della vita ed è ampiamente possibile che sulla lunga distanza l’effetto “cazzotti e merletti” andrà scemando.
Ma d’altra parte ancora nessun medico ha mai messo in guardia contro il consumo smodato di Donne di Menare.