Arma X, il Wolverine più tragico
Gli anni Ottanta sono visti come la massima espressione di tutto ciò che è fantastico, anche nei fumetti grazie a sua maestà Watchmen. Ma il decennio successivo, almeno per il sottoscritto, non è stato da meno, guardando opere come quella in oggetto. Weapon X, o Arma X che dir si voglia, non è soltanto una delle migliori storie con protagonista Wolverine, ma anche una rarità per il fumetto commerciale americano.
A cominciare dall'autore, famoso e famigerato allo stesso tempo: Barry Windsor-Smith. Celebre per essere parecchio str... ano, oltre che un grandissimo cartoonist, rappresenta una di quelle figure "ribelli" in stile Alan Moore che proviene, neanche a dirlo, dalla stessa nazione (Il Regno Unito). Dopo aver criticato, abbandonato e quindi ricontattato la Casa delle Idee, a inizio anni Novanta decise di dare un'ulteriore prova del proprio talento.
Le tavole sono collegate come scene di un film.
Allora si trattava soltanto di "riempire" la rivista antologica Marvel Comics Presents per renderla appetibile ai fan delle altre testate. Ma mentre la soluzione accettata era quella dei soliti fill-in (storie riempitivo spesso di qualità scadente), nel caso di Arma X si toccarono vette clamorose, tanto che la minisere fu subito raccolta in volume. Smith, infatti e com'è nel suo carattere, non accettò compromessi scrivendo, disegnando e persino colorando l'intera opera.
Il risultato fu qualcosa di mai visto per Wolverine, gli X-Men e la Marvel tutta come struttura narrativa, stile grafico e atmosfere quasi horror. Il sottoscritto, all'epoca letteralmente "drogato" di comics, leggendo Arma X restò totalmente spiazzato, chiedendosi se non avesse sbagliato acquisto. Tutto era diverso: dall'ordine delle pagine (dopo la fine c'è un intermezzo) alle dinamiche della trama, arrivando al carattere onirico del racconto.
I temi horror e splatter escono già all’inizio della storia.
A proposito: il racconto. In teoria, si parla dell'esperimento che diede a Logan il suo scheletro di adamantio, niente di più e niente di meno. Ma la semplice premessa servì a BWS (come lui stesso si firma) per portare il lettore su una giostra fatta di depressione, introspezione psicologica e tragedie personali. Wolverine non è un super eroe in Arma X, di supereroi infatti non c'è neanche l'ombra, ma un essere umano trattato come una cavia da laboratorio.
Attraverso il racconto, e soprattutto gli splendidi disegni, viviamo ogni attimo della sua sofferenza mentre, come vittima inerme, subisce l'ormai celebre "potenziamento". Tra decine di cavi e litri di sangue versato, ne osserviamo la lotta per restare vivo cui segue l'inevitabile ribellione con strage annessa. Ed è qui, nelle pagine conclusive, che l'opera cambia completamente, diventando un enigma che si può risolvere in vari modi.
Tra flashback e colpi di scena, una struttura geniale.
Gli eventi conclusivi non sono chiariti completamente e sembrano illusioni, giocando sul fatto che Logan subì varie manipolazioni mentali durante l'esperimento. Wolverine ha davvero ucciso i suoi torturatori? Oppure è solo fuggito? Chi era veramente responsabile del progetto Arma X? Naturalmente si sono visti moltissimi "retcon" negli anni successivi, che hanno rimescolato le carte e aggiornato la storia originale.
Eppure stava già tutto lì. Bastava rileggere l'opera intera più volte, osservando gli indizi nascosti nelle tavole. Ai tempi furono in pochi a volerlo fare, soprattutto perché la natura dei fumetti Marvel (usa e getta) e del suo pubblico mal si prestava a questo tipo di esercizio. E il tono criptico del racconto non aiutava di certo iniziando da dialoghi, pensieri e descrizioni mischiati ai disegni - quasi senza logica.
Dialoghi e narrazione “navigano” insieme ai disegni.
Non sono cose che si vedono spesso nei fumetti, e per questo Arma X è più un'opera illustrata che un fumetto tradizionale. Lo stesso Smith non ha mai amato i comics e non ne ha neanche fatto segreto (basta ripescare qualche sua vecchia intervista per leggere ogni genere di critica al riguardo). In qualche modo, ha voluto far vedere quanto si potesse andare più a fondo delle solite scazzottate tra gente in pigiama, e l'ha fatto con grande stile.
Alan Moore con il già citato Watchmen, e Frank Miller con Il Ritorno del cavaliere oscuro, avevano già portato i fumetti americani a un altro livello, più adulto. Ma Smith lì mise allo specchio costringendoli a guardarsi dentro. Prese un personaggio (fino ad allora) molto superficiale e gli diede una profondità e uno spessore insospettabili. Non è un caso che, dopo Arma X, Wolverine sia diventato simbolo stesso degli X-Men non solo nei fumetti ma anche al cinema (e i primi film di Singer ne riprendono alcuni passaggi).
Omaggio, ispirazione o copia? Comunque d’impatto.
Se davvero non lo avete mai letto, il mio consiglio è di procurarvi la migliore versione che possiate trovare, mettersi comodi e leggerla lentamente. Poi metterla in bella mostra sullo scaffale, in attesa di riaprirla tra qualche mese o anno. Ogni volta scoprirete qualche nuovo particolare nei disegni o tocco di classe nei testi, e ogni volta sarà un viaggio unico. Forse troppo diverso dai fumetti tradizionali, ma molto più coinvolgente.