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This War of Mine: The Last Broadcast e il prezzo della verità

This War of Mine: The Last Broadcast e il prezzo della verità

Su This War of Mine si è scritto tanto negli ultimi quattro anni, e con buona ragione. Il titolo firmato 11 bit ha il merito di ampliare la semantica del videogioco in maniera radicale. A ben vedere, prima di This War of Mine, la guerra su schermo è tanto onnipresente quanto narrata con semplicità. C’è il punto di vista asettico dei wargame, ovviamente, che poi è lo stesso degli scacchi, c’è quello testosteronico di alcuni FPS e quello drammatico in senso hollywoodiano di altri, e poi c’è un numero limitato di opere capaci di proporre riflessioni sulla natura della guerra, al di là del suo impiego come setting: mi riferisco, ad esempio, a Spec Ops: The Line e alla celeberrima serie di Metal Gear. L’innovazione di This War of Mine, però, sta tutta nel punto di vista, che è quello del civile. Una cambiamento di prospettiva quasi inquietante, per chi è abituato a rivestire il ruolo del soldato o del generale. La guerra di This War of Mine non si vince: è un fenomeno troppo grande, impervio alla volontà del singolo. In This War of Mine si gioca per sopravvivere, non per cambiare la Storia: il gameplay che ne deriva è austero, sostanzialmente uno strategico con elementi di gestione delle risorse, crafting ed esplorazione stealth, cui si accompagna un’estetica ugualmente spartana, nella quale prevalgono i toni seppia di un cinegiornale.

Se la Storia, quella con la maiuscola, procede senza di noi, allora assumono importanza le microstorie. E, in effetti, il gioco eccelle nel creare narrazione emergente. Con la serie di DLC denominata appunto Stories, 11 bit riprende, almeno in parte, la narrazione in mano, e altera la situazione di partenza al fine di offrire prospettive specifiche. L’ambientazione è sempre la stessa, una città che assomiglia molto a Sarajevo, devastata da un conflitto che assomiglia molto alla guerra di Bosnia. Nel precedente episodio, Father’s Promise, i protagonisti erano un padre e sua figlia, in questo The Last Broadcast sono Malik, un annunciatore radiofonico, e sua moglie Esma. La dinamica è in un certo senso simile, perché Malik si sposta con le stampelle e dipende da Esma per la ricerca di cibo e materiali. Nonostante il DLC sia idealmente incentrato su Malik, giocando ci si rende conto che la vera protagonista è Esma. Non solo sul piano del gameplay, ma anche perché le sue decisioni sono fondamentali nello sviluppo della storia. Parlando di gameplay, appunto, The Last Broadcast funziona secondo la stessa logica del gioco base: esplorare luoghi più o meno diroccati e più o meno pericolosi, riportare al rifugio beni di prima necessità e costruirsi un’infrastruttura domestica fatta di utensili e capacità produttive - una cucina o un orto, per dire. L’interfaccia è piuttosto semplice e le meccaniche intuitive: per curare una ferita serve una medicazione, e una medicazione richiede dell’alcol, delle erbe e una stazione di crafting apposita. Dormire su un letto è meglio che dormire a terra ma, visto che la dimora è stata devastata dai colpi di mortaio, bisogna fabbricarne uno ex novo con gli appositi materiali. Le escursioni notturne all’esterno sono faccende di grande tensione e approcciarsi ad altri personaggi sottintende sempre un certo rischio. In The Last Broadcast, però, tutto è reso più difficile dalla presenza di un personaggio non autosufficiente.

Ad essere peculiare è la riflessione sul ruolo del giornalista in tempo di guerra. Malik è devoto alla verità ma, vista la sua condizione di disabile, gran parte delle notizie devono arrivargli da Esma o da visitatori occasionali. Se annunciare certe informazioni (ad esempio che un cecchino è stato avvistato dalle parti del parco) sembra una scelta ovvia, ben presto ci si rende conto che ci sono delle conseguenze. Senza spoilerarvi nulla, perché in fondo il gioco è tutto nella storia, posso dirvi che si crea una dinamica interessante per cui Esma sente o vede qualcosa e poi deve decidere se comunicarla a Malik. In un paese dove l’esercito fa sparire i dissidenti nella notte, una parola sbagliata può costare la vita. A un certo punto della vicenda, non si può non pensare a certi fatti di cronaca, recenti (l’omicidio di Giulio Regeni) o meno (l’attentato a Montanelli), e, in generale, a una radicalità insita nel mestiere di giornalista che emerge solo in situazioni estreme. Così come This War of Mine focalizza l’attenzione sul grado zero dell’esperienza umana - il nutrimento, la sicurezza, la sopravvivenza - The Last Broadcast si occupa del grado zero del giornalismo: il prezzo di dire la verità. Il suo interesse, come storia, sta sostanzialmente in questo. Ed è una storia che dobbiamo alla penna di Meg Jayanth, che già si era distinta con 80 days. Quindi ben scritta e meritevole di essere letta.

Rispetto a The War of Mine, inteso puramente sul piano ludico, The Last Broadcast è per forza di cose più limitante e, a tratti, anche punitivo - sebbene sia meno rigido di Father’s promise. Il nuovo DLC non è del tutto lineare, ma certe cose accadono sempre e la durata di una partita è più o meno di quattro ore. Se vi appassiona, certo, potete mettervi a inseguire tutti e sei i finali, ma non aspettatevi un’esperienza diversa ogni volta. In questo senso, il gioco base, col suo approccio sandbox, favorisce maggiormente la rigiocabilità. I quattro euro, intesi come biglietto d’ingresso, ci stanno tutti, ma non aspettatevi certo un’espansione in senso classico. A me l’idea piace, perché conduce uno scavo ancora più profondo nel microcosmo dei civili in guerra e pone alcuni dilemmi interessanti dal punto di vista del giocatore di ruolo: se succedesse a me, cosa farei? Avrei gradito, però, anche una revisione delle meccaniche e un ampliamento dei contenuti. This War of Mine l’avrebbe senza dubbio meritato.

Ho giocato a This War of Mine: The Last Broadcast su PC grazie a un codice Steam gentilmente fornito dallo sviluppatore. Il DLC richiede il gioco base ed è acquistabile singolarmente oppure grazie a un Season Pass che comprende tre contenuti scaricabili, il terzo dei quali sarà pubblicato nei prossimi mesi. Il gioco è piuttosto leggero e adatto a pressoché tutte le macchine. I testi sono tradotti in lingua italiana. This War of Mine è disponibile su Android, su iOS, su PC, su PlayStation 4 e su Xbox One. Nei prossimi giorni verrà pubblicata una versione Switch comprensiva dei DLC.

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