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Quando la vostra libreria videoludica diventerà e-waste

Quando la vostra libreria videoludica diventerà e-waste

Negli anni ho accumulato un po’ di console, alcune comprate quando ancora erano in voga, altre recuperate decenni dopo l’uscita. Ho sempre avuto qualche console in casa, per me è come avere un tostapane o un microonde, sono oggetti che trovo impensabile non possedere. Questo mi ha portato ad accantonare negli anni svariati sistemi che tenevo tutti nel mobiletto della TV che, in qualche modo, riuscivo a stipare senza far collassare tutto per terra.

Quando finalmente arrivò il momento di lasciare la casa dei miei, decisi di impacchettare e conservare le mie vecchie console in scatole di cartone. Era evidente che tutta quella roba non poteva entrare nel trolley e, dopotutto, potevo sempre affidarmi all’emulazione in caso di crisi di astinenza. La doppia onda dell’imballaggio serviva a prevenire che la polvere, il sole, ma anche la sfiga, intaccassero plastiche e circuiti di apparecchi tenuti bene; del resto non avrei mai venduto nulla, o peggio ancora regalato a cugini più piccoli: questi oggetti erano destinati a rimanere nelle mie mani, o al massimo in quelle di moglie. La priorità era conservare e salvaguardare.

Ad ogni modo, la mia abitudine al videogioco rimase intatta, comprai una vecchia Wii perché non ebbi modo di giocare Super Mario Galaxy quando era la novità del momento, e successivamente passai a una WiiU nuova fiammante per poi degenerare con l'acquisto di Dreamcast, Xbox 360 e PlayStation 3. In realtà ho preso anche altra roba, ma devo salvaguardare la mia immagine.

Quando recuperai PS3, ovviamente di seconda mano, mi resi conto che non era in ottimo stato, era chiaramente inutilizzata da anni. Il vecchio proprietario l’aveva sotto la TV, vicino ai tappeti di casa, e col tempo la console ha finito per surriscaldare e avere problemi di lettura; insomma, c’era davvero bisogno di una pulita. Presi un cacciavite, alcool isopropilico e mi armai di tanta buona volontà; con la console aperta ho pulito le griglie di ventilazione, tolto la polvere dalle ventole e cambiato addirittura la pasta termica. Il gruppo ottico ha ricevuto pure una rinfrescata, mi sono divertito a cambiare il grasso e togliere dei batuffoli di polvere. Infine, la console era rinata, e a oggi posso finalmente giocare Metal Gear Solid 4 e vedere come finisce la saga senza che si pianti tutto.

Ho smontato il drive ottico e pulito tutto per bene, cambiando anche il grasso sulle parti meccaniche.

Mentre mi sorbivo i momenti di noia delle cutscene di Kojima, pensavo alla roba che tenevo negli scatoloni dove abitavo prima; le mie vecchie console avranno bisogno di una pulita? I condensatori saranno ancora integri? Finire per l’ennesima volta Yoshi’s Island mi darà un premio? Dopo sei anni arriva il momento di riaprire gli scatoloni, ero pronto a vedere in che stato fosse la mia roba; inizio a spolverare i cartoni, prendo un taglierino per accedere al contenuto, non mi aspettavo nulla di compromesso, del resto avevo lasciato tutto funzionante e in buono stato.

​La riesumazione

Inizio a riesumare i reperti, il primo è un vecchio Commodore 64, cerco di non strapazzarlo troppo. Noto della ruggine attorno al gruppo RF, temo che qualche condensatore possa essere saltato, non lo accendo da anni e sicuramente avrebbe bisogno di una controllata prima di usarlo; lo ripongo facendomi il segno della croce. Nonostante i danni ero tuttavia molto tranquillo, alla fine posso sempre ordinare un nuovo PCB e passare i componenti lì: esistono decine di canali YouTube dedicati, e potrei addirittura chiedere a qualcuno di sistemarlo per me. La comunità dei retrogamer in questi anni ha catalogato i problemi noti di questi dispositivi, prodotto soluzioni e - sopratutto- pezzi di ricambio.

Passo al prossimo scatolo, più piccolo, dove tengo le cartucce e i giochi su disco. Prendo in mano la mia copia di Yoshi’s Island e la guardo un secondo, mi ricordo in quel momento che alcune cartucce contengono condensatori che hanno presentato delle perdite e sono state segnalate nelle varie comunità. Spero tanto che tenga fino a quando non avrò terminato di smontare e controllare. Fortunatamente negli anni passati sono stati emulati via hardware i componenti che compongono le cartucce più complesse, quindi male che vada, nel caso la faccenda diventi seria, potrei sempre usare una flash card.

Do per scontato che le batterie tampone non abbiano più la carica, ma fortunatamente quelle si cambiano agevolmente. Scopro che la batteria della mia PS2 è andata, probabilmente anche quella del Gamecube. Pazienza, ma sia benedetto il formato CR2032.

Sapevate che la batteria ha il logo PlayStation?.

Per quanto riguarda i dischi ottici, non mi stupirebbe se qualcuno iniziasse già ad accusare problemi in fase di lettura. Questo tipo di supporto può letteralmente andare a male, ossidarsi o venire divorato da qualche fungo. In questo caso c’è poco da fare, scarichi la ISO o il dump da internet per giocarlo sulla console con qualche modifica. Per fortuna tra flash card, ODE ed emulazione si ha sempre un modo per recuperare, e alla brutta c’è la possibilità di comprare il gioco nuovamente (ma dipende dal titolo, e a volte l’operazione può essere molto costosa).

Continuando con l’apertura dei pacchi, ritrovo il mio vecchio Game Boy, ma pare abbia un difetto: lo schermo LCD ha un colore strano e noto un’anomalia sulla parte superiore. Probabilmente è da cambiare, per fortuna anche qui sono disponibili dei ricambi compatibili per rimetterlo in sesto. Fortunatamente, il Game Boy di mia moglie, quello figo con la scocca trasparente, non ha subito alcun danno.

La rassegna dei pacchi procede e passiamo allo scatolone con la roba Sony, qui recupero la mia storica PSX, la PSone della mia signora, una PS2 e il Gamecube che comprai ai tempi. Provo brevemente la PSone, è in condizioni estetiche perfette, non è ingiallita per niente e non è tanto vecchia da temere per i condensatori. Procediamo all’accensione e proviamo alcuni dischi, la console fa rumore durante la lettura, ogni tanto da un errore a video e si blocca. Il disco è rigorosamente originale, ma anche con le copie la console ha problemi. Tristemente l’altra PSX presenta qualche piccolo intoppo. Il carrello della PS2 sembra impazzito e mi rifiuto a questo punto di accendere il Gamecube.

Per fortuna ho un amico che ripara queste console. Lo sento, gli mando il malloppo Sony e mi conferma i problemi meccanici di lettura, dando il via alla riparazione. Il lubrificante usato per le parti mobili era ormai secco, e di conseguenza è stato necessario smontare tutto pezzo per pezzo per sistemare il gruppo ottico. Poi, con l’aiuto di uno oscilloscopio e di dischi particolari, è stato possibile tarare nuovamente la lente per rendere la console funzionante come prima.

Infine, l’ultimo pacco contiene qualche SNES, un paio di Nintendo 64 e vari cavi video. I Super Nintendo hanno sempre l’incognita riguardo i condensatori, andrebbero cambiati. Mettendo mano a questa console sicuramente sfrutterei l’occasione per correggere la banda bianca a video, rendere il sistema region-free e infine cambiare tutti i condensatori. Adoro questo genere di upgrade, sono frutto di ricerche da parte di appassionati e possono allungare la vita della console.

Venendo al groviglio di pad e joystick accumulati durante gli anni, emerge che i miei adorati controller per nintendo 64 sono quelli messi peggio: lasciando stare lo stick analogico andato - ma quello, volendo, si cambia - il cavo presenta un problema impossibile da ignorare. Probabilmente il ciclo caldo/freddo in questi anni ha fatto malissimo al rivestimento di gomma, che ora appare viscido e colloso; Peccato, ma anche qui si può risolvere saldando dei nuovi cavi o cambiando il rivestimento.

​La roba accumulata va rimessa in sesto

Forse a questo punto lo avrete già capito ma ho deciso di sistemare e riparare tutte le mie console che non funzionano più bene. Sono pronto a spendere soldi su quel Commodore 64 che userò forse cinque volte e a sostituire il display al Game Boy per poi giocare con l’emulatore. Nonostante tutto, però, amo riparare questi pezzi di tecnologia, hanno un loro fascino, e non è tanto amore per il vintage quanto amore per l’ingegneria e l’elettronica che sta dietro alla loro realizzazione. I processi produttivi e gli schemi elettrici, sopratutto delle console più vecchie, non sono più un segreto industriale; oggi è davvero possibile prendersi cura e sistemare questi dispositivi in modo da renderli fruibili per le generazioni future.

Ma c’è anche un motivo meno nostalgico che mi spinge a riparare: quello ambientale. L’elettronica di consumo, specialmente quella più vecchia degli anni 2000, contiene sostanze tossiche e molto nocive per l’ambiente; non il genere di rifiuti che vorresti incontrare in campagna, insomma.

Qualcosa mi dice che il vecchio proprietario giocava in single player.

Le saldature di quel Commodore 64 contengono sicuramente piombo, i condensatori elettrolitici usati presentano sostanze chimiche corrosive, la bachelite usata come supporto al circuito è tossica e magari pure cancerogena. Non mi dilungo sulla plastica perché è un problema noto; se volessi gettare questi apparecchi mi sentirei in colpa, perché so benissimo che la plastica ormai vecchia e ingiallita sarà qui oltre i miei giorni.

Non si può fare molto sul ridurre il numero di console già prodotte, specialmente quelle retro, ormai sono qui in milioni di pezzi. La strada del riciclaggio è spesso impraticabile, rimane solo quella del recupero. Riparare e ridare nuova vita alle console le salvaguarda dallo stadio di rifiuto, oggi questi sistemi possono comunque funzionare e continuare a regalare ore di intrattenimento senza essere rilegate esclusivamente ai salotti di casa.

Timidamente si stanno affacciando sulla scena musei dedicati al videogioco e all’informatica per far conoscere e cercare di preservare questa fetta di storia della tecnologia. Il bello è che bazzicando queste strutture non si incrocia solo gente con i capelli bianchi, ma anche giovanissimi che, tra una partita e l’altra, se ne vanno in giro come in un grande parco giochi. Iniziano anche a farsi vedere bar a tema videoludico e sale giochi, i vecchi cabinati - che prima erano magari rilegati in qualche cantina - ora possono continuare ad essere utilizzati. A volte non sono originali, è vero, ché col passare degli anni i macchinari diventano sempre più rari, si rompono e finiscono per essere riposti senza poter essere più utilizzati. Una vetrina al National Videogame Museum di Sheffield ci ricorda che nulla dura in eterno.

Fortunatamente in questi casi arriva in soccorso l’emulazione, ricreare questi sistemi ci permette di popolare i musei e i bar con glorie di difficile reperibilità; grazie alla ricerca sull’emulazione oggi è possibile, ad esempio, ricreare perfettamente una vecchia CPU come il 6502 ed osservarne i circuiti in azione. Le compagnie si stanno avvicinando a quello che era un territorio prettamente frequentato da appassionati, per riproporre in modo accessibile i vecchi videogiochi a chi non ha voglia e il tempo di configurare il proprio PC con emulatori.

Riscoprire le vecchie glorie è, insomma, sempre più facile, abbiamo molte più ragioni per fare tesoro della nostra storia tecnologica e possiamo migliorare ancora. Con l’espandersi della nicchia si sono sviluppati tutti quei campi tangenti il retrogame, come la ricerca e il dump dei prototipi e lo sviluppo di tool e soluzioni per poter smontare e riprogrammare i videogiochi. Se oggi possiamo giocare al port di Super Mario 64 sul PC, giocare finalmente a Resident Evil 1.5 o usare il NES tramite HDMI, lo dobbiamo anche a chi, negli anni, ha portato avanti questa passione scegliendo di non lasciar morire tutte quelle vecchie console che, come nel mio caso, sono rimaste chiuse per anni in vecchi scatoloni.

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