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Lil’ Guardsman: Il tenero amore tra un padre ludopatico e la figlia dodicenne costretta a coprire i suoi turni

Lil’ Guardsman: Il tenero amore tra un padre ludopatico e la figlia dodicenne costretta a coprire i suoi turni

Lo metto subito in chiaro: Lil’ Guardsman è un ibrido tra Papers, please e Monkey Island. Non lo dico io ma gli stessi sviluppatori, che tra continui rimandi meta narrativi e rotture della quarta parete lo ammettono candidamente e spudoratamente, come si può evincere dalla schermata sotto.

C’è tutta l’ironia sgangherata dei primi episodi della serie targata Lucasfilm e ci sono le meccaniche principali dell’ormai iconico e citatissimo gioco di Lucas Pope. Solo che in Lil’ Guardsman, invece di un ispettore di mezza età arstotzkiano, impersoniamo una bambina di dodici anni di nome Lil e invece di navigare tra isole caraibiche infestate da pirati fantasma, ci ritroviamo dentro le mura di Sprawl, un villaggio medievale fantasy dove la tecnologia è arrivata molto avanti (un pò come in Nimona, per capirci).

Visto che questa non è una recensione, non mi soffermerò sul fatto che bisogna decidere chi fare entrare dentro le mura del regno di Sprawl o chi tenere fuori; che abbiamo a disposizione strumenti come metal detector, spray della verità, raggi x, una frusta e un anello decodificatore per smascherare eventuali malintenzionati; che possiamo telefonare a tre consiglieri per avere il loro parere; che dobbiamo seguire (o no) per ogni turno di lavoro le istruzioni scritte sul decreto reale; che abbiamo a disposizione solo tre azioni e che alla fine ci verrà assegnato un punteggio da una a quattro stelle. Non dirò neanche che ogni decisione conta davvero e che le possibili diramazioni sono moltissime, con continui plot twist e che l’interesse rimane vivo per tutta la durata del gioco, che viene spezzato anche da momenti in cui c’è libera esplorazione e situazioni più da punta e clicca classico. Non mi dilungherò sul cast stravagante di personaggi che include una vecchietta mutaforma, una assassina alla Freddy Krueger, dei goblin che stanno organizzando una rivoluzione, maghi bramosi di potere, orchesse a dir poco arrabbiate con il loro ex marito, avari vecchietti trafficanti, eccetera, eccetera. Neanche sul potere di riavvolgere il tempo grazie al Chronometer3000, che ci permette di ripetere l’intero turno di lavoro o vagliare di nuovo un singolo personaggio nel tentativo di migliorare la nostra valutazione. E non parlerò dell’ottimo doppiaggio in inglese, del buon livello di scrittura e della piacevolissima direzione artistica fumettosa. No!

In questo pezzo parlerò del rapporto tra Hamish, il padre di Lil, e appunto sua figlia, giusto per restare in tema con la Cover Story di febbraio dedicata al romanticismo. Ci sono piccolissimi spoiler nelle righe e nelle immagini che seguono ma niente di drammatico, quindi, se non avete intenzione di giocare a Lil’ Guardsman, potete proseguire a cuor leggero, se invece ho stuzzicato il vostro interesse, fate a vostro piacimento. L’importante è che leggiate i dialoghi tra i due.

Hamish è un omone barbuto, dal petto villoso, dalle spalle larghe, che porta con sé una spada attaccata al cinturone. Lavora presso uno degli ingressi di Sprawl come guardiano e tra turni estenuanti e gestione familiare, si fa un mazzo tanto. Quando ha bisogno di scaricare la tensione (praticamente sempre) scommette sulle partite di goblinball, lo sport nazionale di Sprawl. Niente di male, direte voi, solo che questo vizietto ultimamente gli è sfuggito di mano, tanto che non si fà scrupoli a mandare la figlia dodicenne a coprire il suo turno per andare a piazzare una puntata “vincente”. Doveva essere solo per un giorno, le cose non andranno proprio così. Anche se all’apparenza Hamish potrebbe sembrare un tipo burbero, poco incline ad esternare i propri sentimenti, rimasto vedovo troppo presto e quindi arrabbiato con il mondo, in realtà è un padre premuroso, gioviale, sempre pronto alla battuta e a sdrammatizzare, che non risparmia abbracci e domande sullo stato emotivo della figlia. Potremmo definirlo un buon padre, a patto di chiudere un occhio sullo sfruttamento minorile, ma d’altronde non ci sarebbe stato il gioco!

Hamish è talmente sincero con la figlia che non si vergogna di ammettere che passa poco tempo con lei e che vorrebbe che le cose fossero più rilassate, ma la frenetica vita medioevale impone ritmi di lavoro sfiancanti e il tempo a disposizione rimane poco. 

Inoltre un sistema capitalistico e cronofago come quello medioevale (suvvia, non è cambiato poi molto in questi mille anni), dove l’inflazione sale e le tasse pure, costringe Hamish a fare gli straordinari e i turni di notte, pur di soddisfare le esigenze della piccola Lil. Ma siamo sicuri che sia quello che Lil vuole? Lei in realtà non ha bisogno di cose materiali, giocattoli, accrocchi, libri, peluche. No, quello che desidera ardentemente è poter giocare con i propri amici, “tirare sassi alle cose”, non avere obblighi e responsabilità, ma soprattutto passare più tempo con suo padre, fare cose da bambina, mangiare cose da bambina, essere una bambina. Per l’età adulta c’è ancora tempo.

Purtroppo, un evento che era nell’aria allontanerà Hamish e Lil, ma il loro rapporto proseguirà in maniera epistolare. Trovare le lettere del padre appena sveglia è la cosa che più fa stare bene Lil. Stesso discorso vale per Hamish, che non risparmia parole di conforto, incoraggiamento e amore verso la sua “sweet pea”, sempre con quella vena di umore e leggerezza che lo contraddistinguono. Lil, d’altro canto, potrà rispondere alle missive del padre con un tono che può oscillare tra il romantico e la barzelletta sporcacciona, al giocatore la scelta. Questo carteggio in tempi difficili e separati è forse la parte più bella di tutto il gioco, è una lezione verso quei genitori distratti che credono che il lavoro, le incombenze burocratiche, i social network, valgano di più del tempo speso con i propri figli. Ma il tempo è davvero l’unica forma di ricchezza irrecuperabile e sperperandolo facendoci governare da varie ossessioni (che sia l’azzardopatia come per Hamish, o anche il workaholism, la social media addiction, il gaming disorder e chi più ne ha più ne metta) non fa altro che erodere questa risorsa così preziosa che abbiamo a disposizione verso i nostri figli. Allora, che siate genitori o figli davanti a questo schermo, invece del “spegni il computer e vai a dormire” di monkeyislandiana memoria, fossi in voi spegnerei lo schermo e andrei a fare quello che Hamish e Lil fanno qui sotto.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Febbraio romantico”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

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