Il viaggio transmediale di Homer Simpson nel paese del cioccolato
Qualche settimana fa, stavo facendo zapping in TV e ho realizzato che nel palinsesto pomeridiano esistono ancora I Simpson. Ma non i vecchi Simpson, quelli che hanno fatto la storia, bensì i nuovi Simpson, una copia sbiadita della serie originale che sembra somigliare più alle produzioni di Seth Mc Farlane. Ormai ho smesso di chiedermi perché ci si ostini a mandare avanti da più di trent’anni una serie che non ha – da tempo – più nulla da dire e che mal si sposa con i tempi moderni. Non sento nemmeno la nostalgia della serie originale, perché i vecchi Simpson sono comunque visibili in streaming, più che altro sento la mancanza di quella sana ironia caustica capace di prendere di mira argomenti delicati quali religione, politica e sesso senza cadere mai nel volgare, e di quella geniale capacità di raccontare la famiglia media.
Quanto servirebbe, oggi, un qualcosa di così fresco e genuino?
Inutile chiederselo, perché una serie capace di radicarsi così profondamente nella cultura pop probabilmente non esisterà più, e con i tempi che corrono non andrebbe nemmeno in onda.
Per la Cover Story a tinte marroni ho deciso di rievocare un episodio delle prime stagioni, più precisamente l’undicesimo della terza stagione, Il licenziamento di Homer, in cui papà Simpson è il protagonista assoluto.
Mentre è al lavoro, Homer riceve una telefonata che lo informa che le sue azioni della centrale nucleare – tutti i dipendenti ne possiedono un pacchetto e lui non lo sapeva – sono salite per la prima volta, e che se le vendesse subito guadagnerebbe venticinque dollari. Homer, come al suo solito, non ci pensa un secondo e le vende subito. Le azioni della centrale salgono perché il Signor Burns, ormai stanco, sta pensando di cederla al miglior offerente. La notizia viene riportata dalla TV che annuncia anche il continuo aumento del valore delle azioni, salito ormai a diverse migliaia di dollari. Marge e la sua famiglia sono al settimo cielo quando dovranno far fronte alla dabbenaggine di Homer, che ha anche speso l’esiguo ricavato in birra.
I guai per Homer non sono finiti qui: la centrale viene venduta a un gruppo tedesco per cento milioni di dollari e i nuovi dirigenti, come prima cosa, pianificano dei colloqui con i singoli dipendenti per decidere chi licenziare.
Homer, ancora una volta, noncurante delle possibili conseguenze, dimostra la propria inettitudine nel colloquio, durante il quale viaggia con la fantasia non appena sente parlare di cioccolato.
Questa scena racchiude veramente l’essenza del personaggio di Homer: anziché pensare a una risposta intelligente per salvare il proprio posto di lavoro, dice la prima sciocchezza che gli viene in mente – legata a una delle poche cose che gli interessi veramente, il cibo – e vaga con la propria mente per dieci minuti di fronte ai suoi nuovi capi, immaginando un paese di cioccolato. Case con mura di cioccolato e tetti di marzapane, lecca lecca colorati e bastoncini di zucchero ovunque, strade fatte di confetti. Un paese dove Homer divora gratis tutto ciò che vuole, da un palo della luce fino a un cagnolino, per poi esaltarsi per la cioccolata a metà prezzo. Semplicemente geniale.
L’episodio segue poi un tono più amaro, con la famiglia Simpson costretta a fare economie in attesa che Homer trovi un altro lavoro. E anche qui, comprendiamo quanto grande fosse questa serie nel saper alternare sapientemente risate e riflessioni serie. L’episodio si conclude comunque bene, con il Signor Burns che ricompra la centrale dai tedeschi (che nel frattempo hanno scoperto di dover spendere altri cento milioni di dollari per sistemare tutte le magagne dell’impianto) e riassume Homer, il quale lo aveva insultato da Boe per aver perso il lavoro per causa sua. Burns capisce di non essere più temuto da nessuno e decide di tornare alle origini, anche per potersi vendicare di Homer. Cattiveria graffiante come, appunto, non se ne vede più.
Chi avrebbe mai pensato che, sedici anni dopo quell’episodio, targato 1991, Homer avrebbe fatto un secondo viaggio nel paese del cioccolato? Non in un nuovo episodio, ma in un videogioco, intitolato, in maniera molto fantasiosa, I Simpson – Il Videogioco.
Proprio all’inizio del gioco, Homer si addormenta e sogna nuovamente di essere nel paese del cioccolato. La cosa sorprendente è che viene ricreata l’identica sequenza che Homer sogna nell’episodio sopra citato, per poi proseguire come vero e proprio livello del gioco. Al termine della sequenza onirica, Homer viene provocato da un coniglio di cioccolato bianco, che prima lo accusa di stare divorando il suo mondo, e poi lo sfida ad inseguirlo per mangiarlo, dandogli ripetutamente del grassone. Homer raccoglie la sfida del coniglio, lo insegue prima lungo una serie di piattaforme che sembrano delle ciambelle senza buco (e se Homer dovesse sbagliare a saltare, cadrebbe in un mare fatto di cioccolato fondente che porterebbe al game over), per poi inseguirlo lungo le strade cittadine, dove deve scontrarsi con altri conigli di cioccolato al latte, che può affrontare a suon di pugni o distruggendoli con un potente rutto energetico. Homer continua a percorrere le strade fatte di confetti che lo portano nel cuore della città, con tante case di marzapane e cioccolato, dove deve distruggere delle fontane con l’effigie di Marge per evitare che i conigli si rigenerino, il tutto mentre papà Simpson esclama battute brillanti come “Quasi quasi ci compro una casa per le vacanze, qui” oppure “Vorrei tanto conoscere il sindaco del paese di cioccolato”. I conigli nemici, mentre tentano di sopraffare Homer, lo insultano dicendogli cose tipo “La tua bocca è come un serial killer” e “Sei morbosamente obeso”. Homer viene chiamato poi a scalare un’enorme torta di panna e cioccolato per sconfiggere il coniglio di cioccolato bianco. Una volta mangiato, Homer può trasformarsi in un’enorme palla di lardo e distruggere l’interno della torta, per poi risvegliarsi. Homer, una volta realizzato che si trattava solo di un sogno, esclama: “Perché la vita è così ingiusta? Voglio solo poter mangiare tutto quello che incontro e trasformarmi in una palla gigante. Chiedo troppo? Che tu sia maledetta, realtà!”.
Un livello molto breve ma assolutamente divertente.
Prendendola più alla larga, I Simpson – Il Videogioco, pur essendo un platform molto basilare e semplice da portare a termine, è un vero e proprio atto d’amore sia nei confronti della serie che nei confronti dei videogiochi: moltissimi i rimandi e riferimenti a giochi come Grand Theft Auto, Zelda e Final Fantasy. Nel gioco, la famiglia Simpson incontra anche Will Wright, creatore di The Sims.
Tra l’altro, il titolo targato Electronic Arts, è stato l’ultimo videogioco per console basato sulla serie. Dopo, a parte qualche uscita dimenticabile per cellulare, il nulla.
Ora più che mai, avremmo bisogno sia dei vecchi Simpson, che di un nuovo videogioco basato su di loro.
Questo articolo fa parte della Cover Story marrone, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.