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Ghosts ‘n’ Goblins era il Dark Souls dei... no dai scherzavo scusate

Ghosts ‘n’ Goblins era il Dark Souls dei... no dai scherzavo scusate

È che tutte le volte che si tira fuori Ghosts ‘n’ Goblins finisce che si parla sempre della sua difficoltà. E allora le battute su Dark Souls et cetera, e gli scontri generazionali tra i giovani che parlano del gioco più difficile di sempre e i vecchi (io) che spiegano che finire GnG con un solo gettone è infinitamente più difficile che finire Dark Souls 3 con una patata, e insomma pare che questo storico capolavoro che mi rovinò parecchi pomeriggi sia definito esclusivamente da quanto sia complicato vederne i titoli di coda, e un po’ è un peccato, no?

Guardate che FICO.

Perché poi finisce che ci si dimentica quanto cazzo fosse fico Ghosts ‘n’ Goblins. Quanto fosse METAL. Satana (scusate, Astaroth) rapisce la fidanzata di Re Artù il quale deve imbarcarsi in un viaggio senza speranza nel Regno dei Demoni per fare il culo a Megasatana e liberare la sua amata. Che si chiama Prin-Prin, perché è una principessa. E Megasatana domina un mondo popolato da tutti i mostri tutti insieme, gli zombi, i fantasmi, i goblin, i pipistrelli assassini, i satanassi, i draghi. Il primissimo livello, quello che tutti hanno visto e oltre il quale pochi sono andati, è un cimitero. Ci stanno le croci, i morti viventi che escono dalle tombe, una foresta buia e inquietante e popolata da salsicce volanti assassine. E poi dai, parliamo di un gioco che si apre così:

Forse non si capisce ma Arthur e Prin-Prin hanno appena SCOPATO.

Quindi ecco, era fichissimo, almeno per quel che poco che ne sapevo. Perché sì, era anche difficile, ovviamente. Più difficile di altra roba dell’epoca? Non ne sono mai stato del tutto convinto al 100%, ma d’altra parte è anche vero che io ci giocavo in sala giochi. Sì, c’era anche per NES, ma io non ce l’avevo per NES. Mi servivano i gettoni per giocarci, e quindi i soldi. Ci avete mai pensato? Giocare ai videogiochi in sala giochi era sempre e comunque un evento speciale perché non ripetibile all’infinito come quando avevi la console e la TV nel tuo salotto, ma limitato alla quantità di soldi che potevi permetterti di spendere (o che i tuoi genitori si degnavano di allungarti).

Per cui io mica l’ho mai finito, Ghosts ‘n’ Goblins, almeno non fino a quando sono arrivati gli emulatori e i save state e la possibilità di riavvolgere il gioco. Per me GnG era quel cimitero, e mica tutto. Sicuramente ero scarso, intendiamoci, ma il fatto di sapere di avere ogni volta una quantità di tempo limitata per giocare alimentava anche l’ansia da prestazione. E poi le file, ve le ricordate le file alle macchinette? C’era sempre un Gianpirla dietro di te che non vedeva l’ora fosse il suo turno e ti torturava con le sue battutine taglienti, nella speranza di deconcentrarti, o ancora peggio con i suoi consigli pratici, nella speranza di venire riempito di mazzate dall'intero bar, immagino, non lo so, non ho mai davvero parlato con Gianpirla, né mi ha rovinato solo Ghosts ‘n’ Goblins, ovviamente. Bello il rituale pubblico del gioco in sala giochi eh, ma non ci vivrei.

Salsicce volanti.

Non ho in realtà neanche vissuto granché dentro Ghosts ‘n’ Goblins, quel genere di “gioco difficile” che se sai come fare concludi in meno di dieci minuti e che se non sai come fare ti rovina le giornate perché il trial and error necessario a capirci qualcosa è legato inestricabilmente ai tuoi fondi. Non hai i soldi? Non giochi. C’è fila? Non giochi. In quegli anni io già mi divertivo a fare le speedrun, o comunque a finire i giochi difficili nel minor tempo possibile (per me): Ninja Gaiden per NES era il mio preferito in questo senso, e poi i vari Mario. Avessi avuto GnG probabilmente mi ci sarei fissato allo stesso modo, e l’avrei imparato altrettanto a memoria.

Avrei magari così scoperto fin da piccolo che, per esempio, il gioco Capcom funzionava come certi dischi che diventano famosi grazie a un singolo di successo: più vai avanti nei livelli più ti rendi conto che gran parte della creatività visiva è stata concentrata nel primo, e il resto del gioco è tutto una gara a inventarsi gli ostacoli più difficili e bastardi su sfondi grigi o verdi o comunque con un centesimo della personalità del primissimo livello. Qualcuno secondo voi ha mai sentito il resto delle canzoni contenute nel disco Ring dei Connells, quello che contiene ’74-’75? Stesso ragionamento.

10/10 broken English

Magari mi sarei accorto di quanta roba gratuitamente crudele c’era in Ghosts ‘n’ Goblins, quanti ostacoli e salti nel vuoto pensati per farti perdere almeno un gettone prima di impararne la posizione. Quanto sia simile, per pattern e meccaniche, a tutti gli altri “giochi difficili” di quegli anni, il già citato Ninja Gaiden per primo. Quanto sia ancora più bastardo perché non ha neanche un’illusione di barra di vita, due colpi e sei morto, il primo ti denuda il secondo ti toglie pure la pelle di dosso come in quella puntata della penultima stagione di Buffy. Mi avrebbe rovinato la magia? No, perché comunque c’erano gli avvoltoi nel cimitero e quando arrivarono gli emulatori io ero un adolescente metallaro (ora sono un vecchio metallaro) e quindi mi bastava l’immaginario di Ghosts ‘n’ Goblins per farmelo amare.

Per cui, non so. È possibile che un gioco del quale non riuscivo quasi mai a superare il primo livello sia stato decisivo e formativo per i miei gusti e le mie preferenze? Non ricordo di aver mai provato troppa frustrazione quando morivo, a parte quella finanziaria; non che GnG fosse un gioco onesto, anzi, ma avevo sempre la strisciante sensazione che ogni gettone sprecato fosse colpa mia, che mi sarebbe bastato un filo in più di attenzione e riflessi per prolungare l’esperienza di gioco oltre i 45 secondi. Di sicuro ricordo di essere stato uno di quei rompicazzo che nel 2011 giocavano a Dark Souls per la prima volta pensando “vabbe’ ma GnG era più difficile”. E di sicuro c’è una linea rossa mica tanto sottile che congiunge quei primi anni di platform ultradifficili ai Devil May Cry e ai Ninja Gaiden per Xbox, ma anche alla mia passione smisurata per Super Meat Boy, per i Kaizo Mario e per il c.d. “masocore”.

Salsicce volanti e sfondi grigi.

E visto? Alla fine sono comunque tornato a parlare di difficoltà, non di demoni, morti viventi e stalattiti organiche che erompono dal terreno. Non volevo finire un’altra volta lì, ma è davvero possibile parlare di Ghosts ‘n’ Goblins senza parlare di quante bestemmie facesse volare? Immagino di no, quindi buon quarantesimo compleanno mannag

Questo articolo fa parte della Cover Story marrone, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

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