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Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy - La droga anni Novanta al gusto di Frutti Wumpa

Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy - La droga anni Novanta al gusto di Frutti Wumpa

Che lo si ami o no, è indubbio che Crash Bandicoot sia stato un'icona: simbolo della prima PlayStation e paletto dolcemente conficcato nel cuore di milioni di ragazzini cresciuti con essa; un topo arancio che ha saputo farsi avanti a gomitate nel mondo dei platform 3D, dove Mario, nel lontano 1996, dettò legge. Gli allora membri di Naughty Dog, creatori dei giochi del suddetto marsupiale, realizzarono i primi tre episodi della saga e il successivo Crash Team Racing, una sorta di spin-off che non faceva nient'altro che fare quello che Nintendo aveva fatto con Mario Kart: prendere i personaggi più popolari della saga e farli gareggiare in piste assurde nel modo più sleale possibile. Poi, con l'arrivo di PlayStation 2, la serie venne abbandonata dalla software house per finire nelle mani più disparate, per ultime quelle di Activision, e ottenne negli anni quasi solo insuccessi e qualche titolo godibile ma nulla più, scontentando i fan e facendo gridare ai puristi sui forum che gli unici veri Crash Bandicoot erano i primi tre, assieme al già citato Crash Team Racing. E non mi sento di dar loro torto, suvvia.

Insomma, dal tracollo del brand, quello che il pubblico chiede è che vengano realizzati giochi con lo spirito della trilogia originale, magari anche con le dinamiche di quest'ultima (su tutti: divisione del gioco in livelli e niente spazi aperti come è uso fare in tutti gli altri platform, vedasi Jak & Daxter, la serie creata da Naughty Dog proprio dopo Crash Bandicoot, Ratchet & Clank, Sly Cooper e ovviamente tutti i giochi di Mario della serie principale, da Mario 64 in poi). Dall'altra parte, però, nessuno risponde e il tempo continua a passare. Con l'era PS3, Sony si limita ogni tanto a tirarlo fuori in qualche celebrazione amarcord, con i fan che non lesinano il martellare i piani alti chiedendo di poter rivedere il topone in forma come una volta.

Per quelli successivi al 1999 possiamo anche fare a meno del remaster.

Arriviamo a PS4, i diritti di Crash Bandicoot sono ancora in mano ad Activision, che non vuole mollarli (voci folli volevano che Naughty Dog se li fosse ripresi nonostante avessero dichiarato che non erano intenzionati a tornare sulla serie) e finalmente, all'E3 2016, in occasione del ventennale del primo episodio su PS1, Sony fa l'unica mossa possibile: annunciare che sta per sbarcare su PlayStation 4 una remaster dei primi tre episodi, pubblicata da Activision e sviluppata da Vicarious Visions. Panico in strada, gente che si denuda e la consapevolezza che forse l'unico modo per riavere Crash come si deve è quello di trovarsi riproposti i giochi che lo hanno reso celebre e null'altro. Poi, e solo poi, Activision potrà pensare di continuare in qualche modo la saga (o di non farlo, chissà) anche in base all'accoglienza e alle vendite, ovviamente.

Ma questi sono discorsi che non ci interessano, perché dopo un anno dall'annuncio. Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è finalmente sbarcato nei negozi. Andiamo a vedere se è riuscito a ridarci come si deve le avventure del topo australiano.

La cosa principale da considerare è che questa N. Sane Trilogy non è in realtà una remaster, anche se in tutti i modi hanno cercato di vendercela così, ma un remake vero e proprio.
Un remake fedele quasi al 100% agli originali, dai suoni alle musiche, dai dialoghi alla posizione di ogni singolo salto o cassa, ma comunque un remake. Vicarious Vision, infatti, non ha solo dato una lucidata agli originali per riproporli in HD sulle console dell'attuale generazione (voci vogliono che l'esclusiva PS4 sia solo temporale, ma nessuno ancora si è sbottonato ufficialmente), anche perché visivamente il risultato sarebbe stato davvero poco vendibile; hanno quindi rifatto il moto grafico totalmente da zero, tenendo solo come base i modelli originali e ri-composto l'intera colonna sonora, oltre che rigirato tutte le sequenze d'intermezzo, con un anche alcuni cambi nei doppiatori storici.

Quando è stato rivelato questo dettaglio, la notizia ha ovviamente in parte frenato l'entusiasmo di chi aspettava la remaster, compreso il sottoscritto; certo, ci voleva un lavoro pesante per renderli godibili su PS4 al pubblico di videogiocatori del 2017, soprattutto considerando i più giovani, e che quindi rifare tutto da zero era la via più ovvia, ma l'idea di un look stravolto (parte del successo di Crash Bandicoot è senz'altro il suo look spigoloso alla Looney Tunes) mi faceva tremare. Fortuntamente, Vicarious Vision è riuscita nell'impresa e nulla è stato rovinato nell'operazione, o quasi. Intendiamoci, reputo il look dei primi tre Crash ancora superiore: i pochi poligoni hanno fatto di necessità virtù, conferendo appunto un look graffiante e totalmente americano, manco fosse un corto Warner Bros. di Chuck Jones. Il Crash Bandicoot di questa trilogia è più morbido, più gommoso, e con lui tutto il mondo che gli ruota attorno; insomma è tutto più Pixar e meno Looney Tunes, via.

Per chi è meno attento ai particolari, comunque, il look apparirà bellissimo (non che non sia comunque molto bello a vedersi anche per chi cercava qualcosa di più aggressivo, eh), pur non offrendo scorci particolarmente panoramici, per la natura chiusa delle sue ambientazioni.
La N. Sane Trilogy si presenta con un menù animato decisamente accattivante, dal quale accedere ai tre giochi. Ovviamente, per un purista e completista come il sottoscritto non si poteva che partire dal primo capitolo, che vede il nostro Crash alle prese con l'esplorazione di tre isole dell'Australia per andare a riprendersi la ragazza, una bandicoot femmina tenuta in ostaggio dal perfido Dr.Neo Cortex, scienziato pazzo con mire di conquista globale che ha creato Crash e lo ha gettato in mare come fosse spazzatura, perché troppo stupido per poter guidare il suo esercito di mutanti.

Devo dire che proprio l'originale Crash Bandicoot suscitava in me più curiosità, essendo quello che più si distaccava dagli altri, più legnoso nei comandi e decisamente più difficile, con un bilanciamento tra checkpoint e punti di salvataggio (legati al completamento obbligatorio dei livelli bonus, a volte quasi impossibili da fare al primo colpo) che definire old school è poco.
Inoltre, nei mesi scorsi era quello che più era possibile provare con mano, nelle fiere o nei negozi che avevano a disposizione la demo della trilogia: queste demo, figlie sicuramente di una build non definitiva, avevano destato qualche dubbio, con comandi non responsivi, addirittura più legnosi che nell'originale; per fortuna non è il caso della versione definitiva, dove il lavoro di fino si vede. Qualche asperità rimane ma è figlia del gioco originale che Vicarious Visions non ha voluto alterare troppo, in un misto di rispetto e forse anche timore verso i fan più sfegatati. O forse, chissà, non era nemmeno così semplice mettere mano a un codice vecchio di vent'anni senza mandare tutto in vacca, vai a sapere.

Le migliorie si notano, comunque, e dal punto di vista di comandi e modalità di checkpoint/salvataggio, Crash Bandicoot 1 è quello che ha beneficiato di più, dato che dalla schermata di selezione dei livelli, con un semplice tasto, è possibile salvare quando si vuole. Inoltre, se nei livelli vengono perse troppe vite, il numero di checkpoint aumenta e le casse vuote che si incontrano nei livelli si trasformano all'occorrenza in punti dai quali ricominciare. E ancora, cambia anche la modalità con la quale si ottengono le gemme: in origine si doveva completare un livello distruggendo tutte le scatole senza mai perdere una vita, mentre ora è possibile morire (tranne in alcuni livelli specifici, quelli delle gemme colorate, in cui è ancora richiesto di non morire mai) e il gioco tiene conto delle casse già distrutte man mano che si prosegue. Il personaggio è tra l'altro controllabile con lo stick analogico (e così sarà nel 2), mentre all'epoca il movimento era relegato alla sola croce direzionale; un cambiamento non da poco, che è stato per fortuna ben gestito: dopo i primi attimi di straniamento per chi da sempre come me era abituato a passare ai tasti direzionali ogni volta che metteva mano a Crash, il tutto è diventato naturale. Anche con tutte queste facilitazioni, però, questa prima incarnazione della serie resta molto tosta da portare a termine anche senza puntare al 100%, a tratti quasi frustrante per chi non ci arriva preparato.

Aggiungiamo, fra l'altro, che sono state introdotte le sfide a tempo (e così anche in Crash Bandicoot 2) mutuate dal terzo episodio, che prevedono il finire il livello senza mai morire nel minor tempo possibile. Quindi, a conti fatti, i completisti dovranno comunque cimentarsi nell'ardua impresa di arrivare alla fine di ogni stage senza mai morire, imparando a memoria ogni salto, dovendo eseguire il tutto a velocità folle.

OK, lo dico: preso dall'euforia, ho platinato il primo episodio nel giro di tre giorni, ma va detto che, avendo ricominciato la prima trilogia nella sua interezza almeno una decina di volte negli anni, molti passaggi li ho quasi fatti al primo colpo, col solo uso della memoria muscolare, che si risveglia al momento giusto facendomi sapere che è il momento perfetto per saltare o roteare. Allo stesso tempo, tremo per chi si avvicina solo oggi al gioco senza averci mai messo mano: partendo ovviamente dal primo capitolo, potrebbe quasi perdere la voglia di continuare, gettando la spugna; Vicarious Visions ha quindi messo più pezze possibili dove poteva, migliorando il gioco nella sua globalità e rendendolo più accessibile e godibile anche per chi come me ci è cresciuto (devo dirlo: convincendomi forse a non toccare più l'originale, se non per pura nostalgia) ma nonostante tutto, la grezzezza del primo Crash Bandicoot è ancora tutta lì. Per goderne appieno, bisogna armarsi di una sana dose di coraggio e pazienza.

Comunque, platinato il primo, sapevo sarebbe stata tutta discesa e forse inconsciamente ho resistito alla tentazione di provare casualmente i capitoli successivi, sapendo che poi tornare indietro non è mai facile. Ho proseguito quindi le avventure di Crash con il secondo episodio, Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back. Il folle dottore, creduto sconfitto dopo i fatti del primo capitolo, stavolta chiederà aiuto al povero Crash, ingannandolo e convincendolo a recuperare per lui dei cristalli sparsi per tutto il globo, con l'intento di usarli per salvare il mondo, a detta sua, ma mosso in segreto dalla volontà di utilizzarli per alimentare una grande macchina che ha la capacità di soggiogare le menti delle persone. Per fortuna, la sorella di Crash, Coco, e l'ex braccio destro di Cortex, il Dr. Nitrus Brio, convinceranno ben presto Crash a non consegnare i cristalli al folle dottore. Con Crash Bandicoot 2, già nel 1997 Naughty Dog alzò il tiro: Crash si muoveva più fluidamente, era più reattivo, aveva nuove mosse (la scivolata, che permetteva di saltare più in alto, la panciata, il camminare accucciati) e la difficoltà era molto più bilanciata, lasciando le sfide più difficili solo a chi puntava al 100%. Anche graficamente il passo in avanti era notevole e tutte queste cose si notano anche nella N. Sane Trilogy. Ho completato il gioco al 100% in soli due giorni e perché ho voluto godermi i vari cambiamenti, altrimenti ci avrei messo pure meno, ma tutto era come lo ricordavo, quindi anche qui ho messo il pilota automatico. Chiariamolo, se è la vostra prima volta, anche con Crash Bandicoot 2 e 3 vi ci potrebbero volere settimane, se non mesi, per finire tutto il finibile, quindi non tenete conto dei miei tempi di gioco, che sono quelli di uno che li spolpa abitualmente da anni, e andate sicuri se cercate un gioco (anzi tre giochi) che impegni parecchio del vostro tempo.

Il passaggio dal primo al secondo capitolo, dicevo, è anche qui piuttosto spiazzante, nonostante Vicarious Vision abbia giustamente uniformato i look di tutti i personaggi e le loro animazioni, usando le stesse per ogni capitolo. Questo particolare è uno di quelli che mi hanno fatto un po' storcere il naso, perché ha spersonalizzato un po' le identità dei tre episodi, ora più omogenei, ma capisco che il senso fosse anche di dare alla gente il Crash classico definitivo che incarnasse tutta la serie. Però, aver dato a Crash un unico tipo di modo di muoversi per tutti e tre i giochi ha reso alcuni passaggi più ostici, forse, perché calcolare i salti nelle sfide a tempo non è sempre semplice, il più delle volte a causa dell'animazione della corsa di Crash, che non mi ha del tutto convinto, e che dal reveal della trilogia a oggi continua a sembrarmi un po' goffa, come se il nostro marsupiale si muovesse nella melassa. Ma forse sono sologli occhi di un veterano della serie che notano particolari che non tutti colgono.

Non ho platinato Crash Bandicoot 2, ho lasciato indietro solo circa metà delle sfide a tempo perché non volevo rischiare di finire intrappolato in un cul de sac irreversibile e ho preferito buttarmi in Crash Bandicoot 3 prima di sentire il peso di aver affrontato tre giochi sì diversi ma comunque molto simili in meno di una settimana. Segnalo però due chicche fondamentali: la prima è che in questa collection è possibile ri-affrontare tutti i boss del secondo capitolo ogni volta che si vuole, cosa che nell'originale era permessa solo con la pressione di alcuni tasti mentre si procedeva da una stanza di livelli all'altra (e non funzionava sempre). La seconda è che, sconfitto il boss finale, si sblocca la corsa veloce, un potere che arriva direttamente dal terzo capitolo e che permette, tenendo premuto il tasto R2, di correre più velocemente. Vi consiglio quindi di aspettare la fine per riprovare i livelli a tempo, sarà decisamente più semplice.

Ed eccoci infine a Crash Bandicoot 3: Warped, che amplia ancora il territorio della battaglia fra Crash e Neo Cortex (che proprio non vuole sapere di restarsene morto) quest'ultimo alleato con Uka-Uka, spirito malvagio liberatosi alla fine del secondo capitolo e fratello di Aku-Aku, stregone buono che già dal primo episodio aiuta Crash con le sue maschere protettive. Cortex userà una macchina del tempo per appropriarsi di cristalli e gemme sparsi nelle varie epoche e toccherà ancora a Crash evitare che ne venga in possesso, viaggiando in varie epoche per sottrarglieli. Questo terzo gioco della N. Sane Trilogy è bellissimo oggi come allora. Non dico che non ci siano differenze con l'originale, ma a parte l'aspetto grafico, è sicuramente l'episodio su cui i ragazzi di Vicarious Visions hanno dovuto lavorare meno, dato che era già figlio del perfezionamento di Naughty Dog all'epoca della sua uscita, nel 1998. Le sfide a tempo c'erano già e non vedo l'ora di provare a prendere tutte le Reliquie d'Oro (gli oggetti che Crash ottiene battendo i tempi dei vari livelli), perché avere almeno l'oro in ogni livello è possibile sbloccare una scenetta extra e una ulteriore gemma segreta, portando la percentuale di gioco a 105%. Una gioia per i malati perfezionisti come me, non trovate?

Crash Bandicoot 3 portava come novità anche alcune sessioni affrontabili nei panni di Coco, la sorella di Crash che debuttava nel secondo capitolo. Ma qui è una “non novità”, dato che tra le aggiunte che riguardano l'intera trilogia portata su PS4 c'è la possibilità di impersonare Coco anche nei primi due giochi in tutti i livelli (esclusi i boss e le zone a bordo di mezzo o animali). È stato anche trovato un espediente carino per motivare la presenza di Coco giocabile e il personaggio ha un set di mosse tutto suo, oltre che animazioni proprie, nonostante sia a conti fatti una skin alternativa, con la stessa hitbox e le stesse abilità di salto. Una cosa carina, insomma, per chi vuole provare ad avere qualcosa di diverso davanti agli occhi (e che sicuramente farà la gioia di fratellini e sorelline che alterneranno i personaggi mentre giocheranno ai tre capitoli).

Insomma, Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy è qualcosa che i fan della serie non potranno non amare (anche i puristi come me, a patto di farsi andare bene qualche sfumatura persa col nuovo look e le nuove animazioni) e che al contrario schiferà i detrattori della serie, di certo non facendo loro cambiare idea. In mezzo ci sono i curiosi o i nuovi arrivati, che potrebbero finire nell'una o nell'altra categoria, oppure si piazzeranno nel mezzo godendosi un buon prodotto che sicuramente sente il peso degli anni (soprattutto col primo episodio) ma che, se affrontato col piglio giusto, può dare parecchie soddisfazioni e divertire con un immaginario a mio avviso davvero ben congegnato, all'epoca, da quei nove scappati di casa dei Naughty Dog.

Vedremo cosa ne sarà ora del marsupiale aranciuto: di sicuro è in arrivo un DLC, visto che già è indicato nei trofei, e saranno con grande probabilità uno o due livelli del primo Crash Bandicoot scartati all'epoca, uno dei quali era presente nel disco di gioco praticamente finito e pure giocabile, a patto di saper smanettare con un PC per intrufolarsi nel codice. Activision, del resto, si è dimostrata pronta ad ascoltare le richieste dei fan, che per altro chiedono a gran voce un'operazione remake da applicare al già citato Crash Team Racing. per ora abbiamo questa collection che, nonostante qualche scivolata e imperfezione, farà la gioia di chi voleva un ritorno di Crash Bandicoot in grande stile e farà divertire chi già lo conosce bene sapendolo comunque sorprendere con le novità introdotte.

Si astengano, ripeto, quelli che non lo hanno mai amato e magari provino a tuffarcisi quelli che non hanno mai avuto possibilità di farlo, visto anche che il gioco già al giorno di lancio viene venduto a prezzo ridotto, a patto di rimboccarsi le maniche soprattutto nelle prime ore. Se ci sono riuscito io a otto anni, potete farcela anche voi, dai.

Ho giocato a Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy con una copia fisica acquistata al day-one, dedicandogli una ventina di ore (date appunto dal fatto che conoscevo a menadito i tre titoli: per un neofita il contatore di ore può pure triplicare), platinando il primo Crash Bandicoot e completando quasi al 100% il secondo capitolo e buona parte del terzo. Nei prossimi giorni non negherò il Trofeo di Platino a entrambi, potete starne certi. Ah, come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.

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