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Sid Meier's Pirates: bucanieri in 9.7 pollici

Sid Meier's Pirates: bucanieri in 9.7 pollici

Vale di più la figata di giocare a un cult assoluto anche su tablet o il disappunto per una conversione un po’ tirata via di un gioco che i suoi otto anni li dimostra tutti? Alla lunga senza dubbio la prima ma a vedere certi modelli 3D con dieci poligoni in croce si rosica di brutto, specialmente pensando a cosa si può far muovere su quello stesso schermo con un minimo di buona volontà. D’altronde come non capirli, in 2K Games: si ritrovano questo peso massimo in magazzino che con un minimo di lavoro è pronto a essere sbattuto su iPad così com’è... ma perché mai mettersi a ridisegnare la grafica, che poi magari l’engine va riscritto e va a finire che ci si mettono mesi? Si perchè questo Sid Meier's Pirates! è in tutto e per tutto quello stesso gioco che è uscito nel 2004 per PC per poi invadere più o meno tutte le piattaforme mobili e da salotto, a sua volta remake di quel “giochino” per Commodore 64 che si chiamava Pirates! (dite quello che vi pare, ma sulla scatola “Sid Meier’s non c’è) uscito nel 1987. Si, nel millenovecentottantasette, venticinque anni fa, c’erano i floppy quelli grossi, c’era già il free roaming, c’era già il finale aperto e c’era già il sandbox.

Per la stima che ho di voi, mi auguro di non dovervi spiegare io cosa sia Sid Meier’s Pirates! Ma, se così non fosse, dimenticate pure la stima. Detto in due parole, vi trovate ai Caraibi e potete decidere se andare al mare o fare i pirati. Scegliete la seconda, vi ritrovate per le mani un vascello, una ciurma fetente, una storia familiare da vendicare e tutto questo mare da solcare in lungo e in largo. E a questo punto fate un po’ quello che vi pare: veleggiate, commerciate, cercate tesori sepolti, fate i pirati, cacciate i pirati, portate al ballo la figlia del governatore, bombardategli casa, fate una rissa in taverna... insomma, fatevi un nome, che la vita è breve, specialmente a viverla da pirati un po’ come viene, e si può finire in gattabuia o abbandonati dal proprio equipaggio su un’isola deserta. O peggio.

Sid Meier’s Pirates! è, spiegato in breve, una collezione di minigiochi dalle meccaniche eleganti ma tutto sommato piuttosto elementari, raccordati da una fase di navigazione in mare e dall’ambientazione a disposizione del giocatore. Non dalla trama, perché quella ce la dovete mettere voi. La semplicità dei giochi non li rende facili né banali, anzi finire a mollo o al gabbio è questione di un attimo. Ci sono, poi, una trentina di tipi di vascelli tutti da abbordare e armare (non ci sono mica i concessionari di barche, nei Caraibi del 1600), la cui diversità influenza in maniera tangibile lo stile di gioco da adottare. C'è una marea di insediamenti, villaggi, città e porti di pirati da visitare e assaltare. Ci sono Inglesi, Francesi, Spagnoli e Olandesi con cui allearsi e poi voltar gabbana è un attimo! Ci sono i delfini che ogni tanto passano a salutare mentre navighi, la luce che cambia, le brezze, le bonacce, le tempeste, il cibo a bordo che scarseggia e la ciurma che se non procuri abbastanza bottino va a finire che si ammutina, ma se arruoli un cuoco o un altro specialista le cose vanno un po’ meglio. Ci sono le navi che catturi e che si danneggiano o che l’equipaggio non è abbastanza numeroso per riuscire a governare e allora devi passare da qualche parte a reclutare un po’ di avanzi di galera. Ci sono gli altri pirati da battere in fama, i tesori da cercare e una storyline che volendo si può seguire.

C’è soprattutto un mondo che vive e che si evolve, in cui ogni azione ha una consequenzialità che rende ogni partita diversa dalle altre.

Insomma, un sacco di roba sotto al cofano per un gioco che sembra semplice semplice, quasi un arcade, e tutto sommato anche un po’ ripetitivo, ma che in realtà nasconde una complessità da peso massimo. Tutto perfetto, quindi? Per nulla: più che una conversione, si tratta di un porting piuttosto brutale, quantomeno dal punto di vista tecnico. Se è vero che i controlli sono stati adattati discretamente al nuovo supporto e che alcuni minigiochi sono leggermente diversi, è altrettanto vero che certi menu e certi passaggi ti fanno capire che là sotto ci stava un click del mouse e che su iPad si poteva riscrivere meglio. Il versante grafico, poi, risente in maniera spiccata dello scorrere del tempo: la navigazione ancora si difende, essendo la sua bellezza nei colori, nelle luci, nei dettagli, ma il resto è a tratti anche fastidioso, con modelli spigolosi, texture anni Novanta e qualche leggero bug qua e là che speriamo venga risolto al prossimo, immancabile, aggiornamento. Si può soprassedere, d’accordo, perché il gioco è un Signor Gioco e perché la crisi c’è per tutti, pure per 2K Games, ma un po’ l’amaro in bocca rimane.

Sid Meier's Pirates! da portarsi appresso è in definitiva una gran cosa perchè il tablet si presta bene e il gioco dà assuefazione, nonostante la ripetitività di alcune meccaniche e qualche crash di troppo. Si poteva fare di meglio sul fronte tecnico, ma alla fine quel che conta è la sostanza e qui ce n’è tanta. A quel prezzo, poi, scorrazzare per il Mar dei Caraibi non è mai stato così bello.

Voto: 8.5

L’angolo del consiglio gratis (non richiesto): siccome qui ci si tiene, per entrare meglio in mood piratesco fatevi dare un consiglio e leggetevi L’isola del tesoro di Stevenson. È un classico che si legge bene e un po’ di cultura, diciamocelo, non vi fa male. Di film di pirati ce ne sono quanti ne volete e google esiste: usatelo. I Pirati dei Caraibi va benissimo, solo il primo date retta. Giocate a Monkey Island, i primi due bastano e avanzano. E infine una chicca: La vera storia del pirata Long John Silver di Björn Larsson. Si, è un altro libro, uno di quei cosi con tante pagine scritte fitte fitte, ma uno di quelli buoni.

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