Outcazzari

Salt and Sanctuary: piovigginando sale

Salt and Sanctuary: piovigginando sale

La prima cosa da fare una volta avviato Salt and Sanctuary è farsi subito un giro per testare la delirante localizzazione italiana. Probabilmente ne avrete sentito già parlare, tuttavia è importante ribadire come l'intero testo del titolo Ska Studios sia passato sotto le cure di un semplice traduttore automatico. Questo ha generato non solo una serie di frasi da cabaret surreale, con descrizioni simili a quelle di un maestro Yoda sotto stupefacenti, ma ha pure inficiato il gran lavoro di personalizzazione e crescita del personaggio. Quindi, dopo qualche risata a denti stretti, è assolutamente obbligatorio impostare la PS4 sulla lingua inglese, unico modo per fruire degnamente del gioco.

Gli scontri con i boss sono alcuni tra i migliori momenti di gioco.

Con sommo gaudio per gli appassionati, a dispetto dell'infausta e ilare premessa, Salt and Sanctuary disvela quasi subito il suo fiero gemellaggio con i vari Dark Souls et similia. Un sistema di combattimento brutale, sanguigno e soddisfacente è coronato da centinaia e centinaia di item: dalle classiche spade, balestre e fruste, fino a ogni foggia d'armatura, scudo, amuleto o pozione. Parliamo, senza mezzi termini, di un vero e proprio clone dei titoli From Software, con un'anima da metroidvania e uno squisito setting dark-medievale.

Il titolo inizia molto bene, offrendo un'ottima varietà per la creazione del (o della) protagonista. Non tanto in termini estetici - l'estrema stilizzazione del tratto non è favorevole in tal senso - quanto per le varie classi: Cavaliere, Paladino, Mago, Ladro, Cuoco (tradotto "capo" per l'occasione), Chierico, Cacciatore e Uomo comune (o Mendicante, visto che il gioco lo classifica come "Pauper"). La grande differenziazione tra le classi si traduce in stili di gioco totalmente diversi, con i classici "tank", pronti a gettarsi sul nemico, e personaggi più tattici, inclini a prendere le distanze e a ponderare gli attacchi da lontano.

Anche se non particolareggiate al massimo, le ambientazioni sono sempre evocative.

Qualunque sia la vostra scelta, il gioco non vi stringe mai in una morsa opprimente, grazie all'elasticità del sistema di crescita. Molto simile alla sferografia vista in Final Fantasy X, il level up si poggia su una griglia da riempire con sfere nere ottenute tramite il Sale (l'equivalente alle Anime/Echi del sangue dei giochi From Software). La duttilità di tale sistema ci consente di creare personaggi piuttosto articolati e, nel caso volessimo tornare sui nostri passi, il gioco fornisce anche delle sfere bianche, utili a resettare le skill acquisite per provarne di nuove. Per il resto, non ci si può sbagliare: i colpi medi e forti sono alternati a parate, capriole evasive e cambi al volo di armi e item.

Stilizzato al limite del surreale, lo stile grafico è assai accattivante.

Pur imbrigliato in una struttura bidimensionale che ne mina leggermente l'elemento tattico, il cuore di Salt and Sanctuary batte al ritmo di un qualunque Dark Souls. L'attenzione ossessiva per la stamina, l'uso delle pozioni all'ultimo istante, il backtracking utile al level up, il ritorno sul luogo dell'ultima morte alla ricerca del sale perduto. È facile "sentirsi a casa" giocando a Salt and Sanctuary: una casa labirintica, gigantesca, ricca di mistero e colma di segreti. E gli Ska Studios hanno anche inserito dei piccoli ma gradevoli tocchi autoriali, senza limitarsi a un mero copia-incolla. I vari santuari che incontreremo lungo il tragitto potranno essere personalizzati, diventando minuscoli ritrovi con relativi mercanti, maghi e altri NPC settabili a nostro piacere.

Gli attacchi elementali, ovviamente, non mancano.

Salt and Sanctuary possiede quella classica, perversa capacità di incollare allo schermo, grazie a una giocabilità semplice da apprendere, ma ricca di graduali sfaccettature. La struttura à la metroidvania si incastra perfettamente con la scuola From Software, grazie a un level design sopraffino e ricco di quelle scorciatoie e passaggi nascosti che tanto hanno reso famosi i vari Soulslike.

L'immensa area esplorabile, priva di qualsiasi mappa per orientarsi, incentiva la ricerca, il ritorno sui propri passi e la crescita del protagonista. Grazie anche agli splendidi boss, l'azione corre continuamente sul filo di lana e la difficoltà è sempre percepibile, pur lasciando un po' più di respiro rispetto agli impietosi maestri cui il gioco attinge voracemente. La possibilità di giocare in co-op locale è la classica ciliegina sulla torta  - o fiore sulla lapide, se preferite - opzione che necessita un minimo di pazienza in più a livello di pianificazione e gestione delle risorse, ma che sul campo si traduce con un enorme divertimento. L'elemento tecnico tradisce una gestazione iniziata chiaramente su macchine old gen, tuttavia, il tratto sporco ed essenziale riesce a creare un'atmosfera cupa e affascinante. L'aspetto, seppur minimale, è intriso di sangue, nebbia e polvere e restituisce un meraviglioso senso di putredine.

Salt and Sanctuary, con la sua foggia acerba e stilizzata, riesce a proporre un Soulslike bidimensionale di insperata qualità, distinguendosi per una giocabilità solida e una longevità straordinaria. Senza alcun complesso di inferiorità, i minuscoli Ska Studios hanno realizzato un piccolo capolavoro: un titolo degno di essere giocato in attesa di Dark Souls 3, o al limite da usare per "disintossicarsi" dopo aver concluso il gioco di From Software.

frechete

Ho scaricato Salt and Sanctuary acquistandolo direttamente su PSN. Ho terminato il gioco in 35 ore, prendendomela comoda e livellando come un pazzo. Oltre a una sempre benvenuta "nuova partita +" il titolo è anche rigiocabile in virtù delle varie classi e della co-op locale.

Old! #155 – Aprile 1976

Old! #155 – Aprile 1976

Williams Road Racer: il miglior simulatore di guida del 1962

Williams Road Racer: il miglior simulatore di guida del 1962