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L’altra faccia di Pokémon

L’altra faccia di Pokémon

Quando il buon giopep mi ha chiesto se volevo scrivere un articolo sui Pokémon, ho pensato bene di non fare uno dei soliti pezzi sulla storia della serie o sui suoi mille spin-off, bensì una cosa un po’ più personale, vicina a persone della mia età che hanno a che fare quotidianamente con bambini (propri o altrui). E quindi vi spiego in che modo vedono Pokémon i ragazzini di oggi, perlomeno sulla base della mia personalissima esperienza con mio figlio e i suoi amici/amiche.

Partiamo dal presupposto che io non sono particolarmente fanatico di Pokémon: ho recensito quasi tutti i giochi della serie per Outcast e per altre testate online e non solo ma non ho mai giocato a livello competitivo. Dei giochi della serie principale, mi piacciono molto la cura nella realizzazione, le meccaniche e il design del mondo e dei mostriciattoli, e affronto sempre i giochi con quel pizzico di cinismo che li rende più divertenti. Ma intendiamoci, a casa mia, di oggettistica relativa a Pokémon se ne vede relativamente poca: uno o due peluche di personaggi minori e chiaramente i giochi, ma non esposti in bella vista. Come padre, non ho mai imposto molto la presenza di videogiochi, ma avendone in casa un sacco, è stato inevitabile che mio figlio si interessasse a console e giochini vari. Ingenuamente, mi aspettavo che Pokémon fosse uno dei primi videogiochi a cui mio figlio si sarebbe interessato, ma non avevo considerato un paio di scogli importanti: innanzitutto, tutti i giochi mainline Pokémon sono portatili, e normalmente un/a bimbo/a si avvicina prima ai videogiochi sulla TV, cui può giocare insieme a mamma e papà. Inoltre, i titoli Pokémon sono strapieni di testo, hanno un sistema di salvataggio complesso e una gestione dell’inventario impestatissima! Pur essendo visti come giochi adatti ai bambini, in realtà, sono più per giocatori esperti e sono strutturati come un prodotto per il pubblico giapponese degli RPG, quindi pieni di testo e abbastanza lenti. Un Mario a caso è molto più divertente e semplice da usare, per un giocatore di quattro o cinque anni: salva in automatico i progressi e richiede pressoché zero capacità di lettura.

Quini, i primi giochi a cui ho giocato con Leo sono stati cose come Disney Infinity, Mario Kart e Smash Bros. ma, nonostante questo, ormai da qualche anno, mio figlio è un superfan dei Pokémon, tanto che per Pasqua gli ho regalato la guida di Ultra Sole e Ultra Luna e addirittura la sua ultima festa di compleanno l’abbiamo fatta proprio a tema Pokémon! Tuttavia, dall’alto dei suoi sette anni, mio figlio non ha ancora mai giocato un gioco di Pokémon (con l’eccezione di Pokken). La situazione è più o meno simile per tutti i suoi amichetti e tra di loro ci sono bimbi/e diversissimi/e. Ci sono quelle famiglie, tipo la mia, con un macello di console in casa, Netflix, boardgame e giochi di ogni tipo e quelle che non hanno nemmeno la TV per scelta, perché preferiscono fare altro. Ma i Pokémon li conoscono tutti!! Com’è possibile?!?!?!

Prova provata che ho fatto una festa a tema Pokémon!

In questi sette anni da papà, mi sono reso conto di una serie di cose che già più o meno sapevo per sentito dire, ma di cui non mi ero mai accorto davvero. Innanzitutto, la potenza della pubblicità, in combinazione con le edicole: sarà una cosa ovvia, ma il livello di efficacia della pubblicità su di un adulto è completamente diverso da quello su di un bambino. E su canali come Rai Yoyo o Boing, il 60% della pubblicità è composto da cretinate da edicola: pescetti di gomma, slime con i brillantini, mini zombi, spinners e ovviamente… Pokémon! In particolare, il gioco di carte di Pokémon è sempre presente in TV ogni volta che esce una nuova espansione ed è sempre presente, sia con bustine che con mazzi, in ogni edicola che si rispetti. Se escludiamo un paio di weekend a caccia di mostri in Pokémon Go, mio figlio ha iniziato a conoscere i Pokémon proprio grazie al TGC. Prima ancora che imparasse a leggere, ogni volta che andavamo in edicola,rompeva i maroni per le bustine di Pokémon, che, al modico costo di cinque euro l’una, offrono quindici carte assortite, con rarità di vari livelli e carte foil. Essendo io un accanito giocatore di Magic, capisco perfettamente il fascino di questi giochi, ma proprio da accanito giocatore di Magic, so anche che comprare bustine a caso è un ottimo modo di buttar via soldi, perché i mazzi si fanno comprando singole online e le bustine le usi per draft e sealed. Ecco, provate a spiegare questo a un bimbo di sei anni.

Cosa sono i milioni, se in cambio puoi avere rettangolini di carta sbrilluccicosa?

Nel giro di un paio d’anni, mio figlio è riuscito a farsi regalare varie bustine, mazzi e box del Pokémon TGC, e ora ha un discreto volume di carte. La cosa che mi stupisce ancora di più è però come altri genitori, completamente ignari di come funzionino i TGC, abbiano fatto lo stesso per i loro figli! Alla fin fine, per un genitore “medio”, immagino che una busta di Pokémon sia l’equivalente di un pacchetto di figurine carissimo (cinque euro contro cinquanta centesimo o un euro), e non ho idea di come questi possa farsi convincere a spendere cinque euro per quindici rettangolini di carta, senza conoscere tutto il mercato secondario, che quantomeno offre quella giustificazione psicologica da gratta e vinci. E la cosa ancora più assurda è che né mio figlio, né nessuno dei suoi amici, ha la più pallida idea di come si giochi al Pokémon TGC!!! Io me lo sono imparato perché, nel momento in cui le carte hanno iniziato ad accumularsi, ho pensato che sarebbe stato anche carino usarle, per cui ho installato la versione digitale del gioco su Mac e iPad, ci ho fatto qualche partita da solo e con Leo e ho anche fatto dei mazzi cartacei per spiegargli le regole, ma no, non c’è stato verso, del gioco in sé non gliene frega niente, vuole solo le carte, meglio se foil! E lo stesso vale per tutti gli amici/e, non ce n’è uno che sappia come funzioni il gioco! A volte ci giocano con regole inventate sul momento, ma generalmente guardano i nomi dei Pokémon e i numeri sulla carta e più sono alti, meglio è.

Credo che sia abbastanza normale, per bambini di quell’età, inventarsi regole a caso, va benissimo, la cosa che non mi spiego è la passione smodata per le carte, rispetto ai giocattoli Pokémon più tradizionali, come pupazzetti o action figure. Siamo al livello che la prima cosa che risponde alla domanda “Cosa vuoi per festa X?” è: “Carte di Pokémon”, ma poi, quando si tratta di giocarci, con queste carte, guardare la TV è meglio.

E se da un lato abbiamo le carte, l’altra grande fonte di conoscenza Pokémon per i bambini di oggi è appunto l’anime in TV: le varie serie di Pokémon non sono sempre visibili sulla TV pubblica ma ci sono spesso e sono più o meno sempre presenti su Sky o Netflix. La qualità dell’anime è anche piuttosto alta e preferisco senz’altro che mio figlio guardi quello, rispetto a cose come l’orrido Boss Baby. Anche in questo caso, l’interesse verso il soggetto non si trasferisce poi in quello per il videogioco o, meglio, lo fa in modo molto superficiale: sulla carta, c’è il desiderio di avere il gioco di Pokémon in casa ma poi, una volta ottenutolo, il gameplay lento tende a far scemare rapidamente l’interesse, a meno che non ci sia un adulto che accompagna il bambino lungo il gioco. Il che non sarebbe nemmeno un problema, non fosse che la natura portatile e personale di una console come Nintendo DS/3DS rende logisticamente difficile seguire passo passo l’esplorazione di Alola/Hoenn/Kalos/ecc. Sono molto curioso di vedere come andrà con Pokémon Let’s Go per Switch, dato che finalmente avremo in casa un titolo tradizionale Pokémon su di una console non portatile e potrebbe essere la volta buona che riesco a giocarci con mio figlio!

Tornando al discorso televisivo, considerate che un bambino di oggi ha visto ragionevolmente solo le serie X/Y e quelle Sole/Luna, più forse qualche film, ma difficilmente conosce tutte le altre. Per mio figlio, i personaggi di Pokémon non sono Ash, Brock e Misty (men che meno Red, l’eroe di Pokémon Rosso), bensì Serena, Lylia e Kawe, e Pokémon come Rockruff o Litten, letteralmente gli ultimi arrivati! Ammetto che personalmente non avevo mai seguito l’anime di Pokémon prima dell’arrivo di Leo, e ora che l’ho fatto, mi sono accorto di come sia realizzato molto bene e di come, negli ultimi anni, i giochi abbiano fatto uno sforzo per avvicinarsi agli anime, con storie più “cinematografiche” e più personaggi in comune tra i due. Una serie come Pokémon è sempre molto simile a sé stessa e ci sono personaggi come il duo del Team Rocket, Pikachu e Ash che tornano sempre, ma negli anni i temi e il design sono diventati molto più moderni e questo, insieme all’abbandono della grafica 2D dai tempi di Bianco e Nero, creano un certo “divide” tra i giochi 3DS e quelli precedenti. Mio figlio, ovviamente, conosce anche i giochi vecchi, perché li ha visti personalmente, ma per tanti suoi amici Pokémon è un marchio di vestiti, carte e giocattoli, prima che un videogioco, così come Dragon Ball, Ben10 o Steven Universe.

Gli “altri” giochi dei Pokémon, che sono pure super belli, ma giacciono quasi inutilizzati.

Mi sono accorto che il brand Pokémon è davvero un’entità a sé stante rispetto a Nintendo, con una vita propria che non ha nulla a che fare con Game Boy e Nintendo DS, ma piuttosto con Pikachu e le Pokéball in quanto elementi distinguibili nella marea di stimoli che arrivano da tutti i media. E a tal riguardo, tanto di cappello a The Pokémon Company per essere riuscita, nel corso di decenni, a creare una macchina seconda a poche altre IP al mondo, per riconoscibilità e popolarità.

Per chiudere il pezzo, posso dire che la cosa più positiva uscita da tutta questa faccenda di come i bimbi interagiscono coi Pokémon è che ho imparato a giocare al TGC! Per me che arrivo da Magic, rimane un gioco piuttosto semplicistico, ma è fatto molto bene dal punto di vista della realizzazione delle carte e ha delle foil veramente belle. Inoltre, in ogni singola busta c’è un codice QR, che permette di aprire una busta analoga nel gioco digitale, e lo stesso vale per mazzi e pack vari. Con una IP come Pokémon, indirizzata prevalentemente ai bambini, che nella stragrande maggioranza buttano via quei codici QR e dove probabilmente la versione digitale conta poco rispetto al gioco cartaceo, un sistema di questo genere è perfettamente sostenibile. In Magic, probabilmente, non sarebbe economicamente sensato, ma cazzarola se mi piacerebbe!

E, dulcis in fundo, proprio mentre scrivevo questo considerazioni, mio figlio ha preso in mano il Nintendo DS con la sua copia personale di Pokémon Nero, presa usata e con già sopra un salvataggio di sessanta ore!! Non è riuscito a iniziare una nuova partita (o meglio, lo ha fatto, ma poi il sistema di salvataggio assurdo, che richiede PRIMA di iniziare una nuova partita di cancellare l’unico slot di salvataggio disponibile sulla cartuccia, gliel’ha cancellata), ma ha giocato un po’ all’end game del proprietario precedente, cosa che gli ha permesso di avere una notevole libertà e tanti Pokémon, e credo che si sia divertito. Chissà che a sette anni non sia finalmente arrivato il momento in cui riusciremo a fare una sfida tra allenatori!

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