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Racconti dall’ospizio #217: No More Heroes

Racconti dall’ospizio #217: No More Heroes

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

C’è un motivo se No More Heroes è rimasto nel cuore di tanti appassionati, e quel motivo non è la qualità del gioco, ve lo assicuro.

Travis Touchdown è il tipico personaggio di un videogioco. Forte e sano, gironzola ammazzando senza grossi sensi di colpa e con una certa classe. Veste giusto, combatte con stile e nessuno direbbe che spende gran parte del suo stipendio in action figure. Travis è certo un eroe, difficile dire se positivo o negativo, ma è anche la versione rimasterizzata del videogiocatore che lo controlla: non importa quanto sia fico nei videogiochi, rimane un povero scemo che masturba un controller.

Travis Touchdown è il tipico personaggio di un cartone giapponese. Uno di quelli più vecchi, però, quelli dove contava soffrire. Se vuoi essere Mimì Ayuhara, devi farti prendere a pallonate in faccia dal tuo allenatore. Travis cerca di diventare il numero uno degli assassini, insegue fama e denaro, ma per arrivare al top deve umiliarsi con i più inutili dei lavoretti da apprendista. Lavoretti noiosi e ripetitivi, eccola la sofferenza, per avere ancora il privilegio di sguainare la sua katana. E il giocatore muto, abbozza, subisce il pacchetto completo e impara a guadagnarsi ogni singolo minuto di divertimento.

Scontri epocali e personaggi indimenticabili si alternano su schermo imbrattando di sangue la TV, tutto è al tempo stesso bellissimo e orribile, anche combattere. Nei momenti peggiori, su Wii sopratutto, i controlli erano più un problema che un piacere. Il mio polso, pur abituato per anni a notevoli sollecitazioni, ancora ringrazia. Ma ogni colpo finale era una vittoria, il compimento di un percorso lungo e faticoso.

Perché No More Heroes è rimasto nel cuore di tanti appassionati? Perché ci ha messo al centro dell’azione, con i nostri Amiibo e le nostre perversioni, ricordandoci che possiamo essere tutto nei videogiochi ma pure niente al di fuori degli stessi.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Devil May Cry e alle pizze in faccia alla giapponese, che potete trovare riassunta a questo indirizzo. Se volete leggere un altro Racconto dall’ospizio su No More Heroes, lo trovate a quest’altro indirizzo.

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