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A Lamplight City, la qualità della vita è notevole

A Lamplight City, la qualità della vita è notevole

C'è un momento, in Lamplight City, che mi ha fatto pensare con nostalgia e sollievo alle avventure grafiche Sierra degli anni Ottanta. Cerco di spiegarmi senza fare spoiler, dicendo che ci si trova in una situazione complicata da cui si esce grazie a qualcosa che è avvenuto dietro le quinte. Perché mi ha fatto pensare ai classici di Sierra On-Line? Perché è il classico tipo di situazione che in quei giochi ti avrebbe portato a una morte improvvisa, dato che quella cosa "dietro le quinte" dovevi farla tu ma non avevi modo di saperlo. E quindi ci lasciavi le penne, caricavi il salvataggio, brancolavi nel buio, leggevi una soluzione, capivi cosa fare e ti regolavi di conseguenza. Adorabile. In Lamplight City non ci sono situazioni del genere, o comunque non ci sono situazioni che portano a vicoli ciechi, eppure il collegamento mentale è stato immediato.

Magari, in quel caso specifico, non si tratta di un riferimento voluto ed è solo una mia associazione personale, frutto dell'amore che ancora nutro nei confronti di quei giochi. Ma d'altra parte, l'autore di Lamplight City Francisco Gonzalez (A Golden Wake, Shardlight) condivide con me quel sentimento e – come spiega nel suo blog – ha in realtà provato ad omaggiare e aggiornare l'approccio "crudele" dei classici Sierra con una struttura di gioco aperta, nella quale è possibile comettere errori e pagarne le conseguenze, anche se non ci sono veri e propri errori irrimediabili o morti inspiegabili. Del resto, Lamplight City fa venire in mente quei giochi nello stile grafico e nell'approccio alle animazioni, molto da primi anni Novanta, in almeno un omaggio plateale a Gabriel Knight e, volendo, nella maniera in cui la schermata di gioco propone due bande nere in alto e in basso e un menu a comparsa superiore. Insomma, l'omaggio è chiaro. Ma come filosofia di gioco, o comunque nell'approccio alla sfida, siamo lontani anni luce dalla produzione dei coniugi Williams.

Lamplight City è sostanzialmente un poliziesco, che include un elemento sovrannaturale (seppur, volendo, razionalizzabile tramite lo stato mentale del protagonista) ma limita le sue tinte ultraterrene a quell'aspetto. Per il resto, si tratta di investigare su una serie di casi, analizzando indizi, interrogando sospetti e individuando colpevoli. Le vicende sono ambientate in un passato alternativo, un Nordamerica del diciannovesimo secolo colonizzato dai francesi, invece che dai britannici (la capitale è New Bretagne), caratterizzato da uno sviluppo tecnologico lievemente diverso da quello reale. Il protagonista, Miles Fordham, è un ex detective di polizia dalla carriera scintillante, riciclatosi come scalcagnato investigatore privato a seguito delle tragiche vicende raccontate nel prologo e impegnato ad affrontare cinque diversi casi nella speranza di rifarsi una vita.

Il cuore del gioco è quindi costituito dall'aspetto investigativo, portato avanti soprattutto attraverso le conversazioni, l'analisi degli ambienti, la ricerca di prove e l'interpretazione degli indizi. In questo, Lamplight City è quindi un'avventura punta e clicca moderna, che non si appoggia quasi per niente sulle soluzioni classiche. Capita di raccogliere oggetti e utilizzarli ma non c'è un inventario vero e proprio. O, meglio, il ruolo dell'inventario è svolto dal taccuino, nel quale Miles raccoglie tutte le informazioni significative, che di fatto vengono quasi utilizzate come oggetti per portare avanti l'investigazione a parole. Si trova anche qualche enigma classico, ma è davvero poca cosa, e ci sono perfino due o tre meccanismi che bisogna capire come utilizzare ma, nei pochi passaggi vagamente complicati, è sempre a disposizione un'altra strada e in generale l'approccio all'interazione ha un taglio decisamente realistico. Insomma, Lamplight City non esprime il suo fascino nei puzzle spaccacervella.

E in effetti va detto che il gioco è abbastanza facile da portare a termine. Intendiamoci, qualche momento di difficoltà si incontra, ma bastano un po' di attenzione e voglia di studiare per bene le situazioni e si procede senza grossi problemi. La difficoltà, piuttosto, sta nella risoluzione dei casi. Ogni investigazione ci pone davanti a diversi sospetti e, tipicamente, è costruita in modo da creare grossi dubbi nel giocatore, con indizi ambigui e il rischio di sbagliarsi. Sta a noi decidere quando un'investigazione sia conclusa, eventualmente anche accettando la sconfitta, l'incapacità di risolvere la faccenda (e, fra l'altro, totalizzando due fallimenti, si incappa nel finale peggiore del gioco). Se invece abbiamo individuato un colpevole, lo accusiamo e avremo poi modo di vedere come si svilupperanno le cose, evnetualmente scoprendo anche di aver sbagliato.

La vera sfida di Lamplight City sta quindi nel centrare una "perfect run" (con tanto di achievement dedicato), azzeccando tutti i colpevoli e, magari, individuando anche un paio di elementi extra. Non si tratta certamente di un'impresa impossibile, ma non è neanche poi così banale, anche perché il gioco è strutturato in modo da permettere tranquillamente di sbagliare e accettare le conseguenze dei nostri sbagli. Oltre infatti a poter commettere errori che ci tarpano le ali all'interno del singolo caso, possiamo pagare dazio per i nostri gesti sulla lunga distanza, per esempio inimicandoci personaggi che sarebbero stati preziosi in un'altra investigazione. Intendiamoci, questo tipo di struttura non si sviluppa in maniera tentacolare e chi volesse vedere tutto quel che il gioco ha da offrire dovrebbe potersela cavare con due, massimo tre "giri", ma il meccanismo funziona e, per fare un paragone azzardato, lascia addosso sensazioni ben più convincenti rispetto alle ramanzine senza conseguenze che caratterizzavano i fallimenti in L.A. Noire. Poi, certo, il gioco di Rockstar Games era ben più ampio e ambizioso sotto tutti i punti di vista ma, in questo aspetto specifico, Lamplight City funziona davvero bene.

Questa bella struttura, davvero efficace e intrigante, viene supportata da una narrazione di livello, che centra il giusto equilibrio fra dramma, tensione e risate, costruendo un bell'intreccio di ampio respiro, e da una realizzazione audiovisiva di buon livello. Non siamo certo agli apici della pixel art, ma la grafica è sempre gradevole, con qualche schermata molto evocativa, la caratterizzazione di ambienti e personaggi è molto curata e l'accompagnamento musicale non sbaglia un colpo. Complessivamente, insomma, Lamplight City è un'altro ottimo esempio della rinascita in grande stile che ha caratterizzato il genere nella scena indie del nuovo millennio. Come in tanti altri casi recenti, è bene affrontarlo consapevoli di non avere davanti un gioco dalla struttura aderente a quella dei classici, ma direi che gli appassionati del genere ci sono ormai abituati.

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Ho ricevuto un codice Steam dallo sviluppatore e ho completato il gioco nel giro di circa sei ore complessive, fra la parte affrontata ai tempi dell’anteprima e il resto. Ho sbloccato appena diciannove achievement su quarantadue ma va detto che molti sono legati alle decisioni che si prendono e ad azioni facoltative: per centrarli tutti, è sicuramente necessario affrontare più volte l’avventura. Lamplight City è disponibile solo tramite download su Mac e PC, acquistabile su Steam e un po’ tutti i negozi online per PC, oltre al sito ufficiale di Application Systems London.

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