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God's Trigger - L'Hotline Miami un po' western e un po' pulp

God's Trigger - L'Hotline Miami un po' western e un po' pulp

Hotline Miami, nel variegato e bizzoso mondo videoludico, è un maestro severo, inflessibile, che non guarda in faccia a nessuno. Per questo motivo, i suoi allievi sono spesso impacciati, insicuri, oppure fin troppo spavaldi e tronfi. God's Trigger si pone esattamente in mezzo a questa classe di scapestrati, rivelandosi un ottimo allievo, anche se con un senso del ritmo un po' altalenante. Mettendo da parte le mie solite metafore (sono piuttosto affezionato a quella del docente), parliamo della creatura di One More Level. La narrazione, com'era prevedibile, ha delle basi piuttosto blande e serve da semplice collante per mettere insieme sangue, demoni e pallottole.

Un diavolo dalle conturbanti fattezze femminili e un angelo decaduto sono impegnati a fermare nientemeno che l'Apocalisse. Il tutto in un pastiche dal gusto estetico molto anni Settanta; non innovativo, quindi, ma certamente efficace. L'unico modo per scongiurare la fine del mondo, si diceva, è far fuori i Cavalieri dell’Apocalisse, una cosetta. Per l’occasione, i quattro sono diventati irriverenti buzzurri che paiono usciti dritti da un film di Tarantino.

Dire che il sangue è il vero protagonista del gioco sarebbe scontato.

È necessario sfruttare i due lati della stessa medaglia e far sì che bene e male trovino un'intesa… Solo così potrete scatenare un’apocalisse per scongiurarne un’altra. Che emozionante novità! Bando all’ironia spicciola, God's Trigger si presenta come una sorta di Hotline Miami in salsa western/esoterica. E quando dico salsa, lo faccio a ragion veduta visto che il sangue in gioco, polposo e materico, ha quasi l’aspetto di un San Marzano spappolato. La dinamica di gioco è molto semplice: entrambi i personaggi hanno un’arma a medio/corto raggio; una spada per l'angelo Harry e una sorta di frusta uncinata per la demone Judi.

Chiaramente, lungo il percorso è possibile trovare pistole & affini, ed è qui che il maestro di cui sopra si fa riconoscere per i suoi insegnamenti. I nostri paladini devono utilizzare alla bisogna le bocche di fuoco trovate via via lungo gli stage che - attenzione! - non sono realizzati in maniera procedurale. Questo aiuta i giocatori a sfruttarne la conformazione, tornando magari indietro di qualche stanza per ripescare un bonus o usando creativamente le mosse speciali dei due protagonisti. Se Judy può passare attraverso le inferriate in forma di gas mefitico, Harry, con la sua spada sacra, può distruggere le pareti più fragili.

La saturazione spesso sparata a mille non è sempre l’ideale per la leggibilità dell’azione.

In tal modo, visto che il giocatore singolo può passare da un personaggio all'altro con la semplice pressione di un tasto, si attiva una serie di cacce al tesoro votate a rimpinguare le tasche di proiettili, item e ogni sorta di diavoleria nascosta negli immancabili scrigni sparsi un po’ ovunque. Il level up dei protagonisti, con relative abilità da sbloccare, eleva questo backtracking al quadrato, spingendo il giocatore a ripercorrere i livelli già conclusi. A dire il vero, ho trovato la crescita dei due antieroi un po’ povera, con poche abilità disponibili e il focus votato alla personalizzazione. Ogni nuovo colpo, difatti, può essere modificato secondo tre parametri e sta a noi decidere se la nuova frustata ad area avrà un raggio più ampio, donerà un punteggio maggiore di punti esperienza o infliggerà semplicemente più danni.

Si tratta di un elemento gradevole, per carità, ma avrei preferito un albero delle abilità più ricco e stimolante. In ogni caso, riguardo a stimoli, God's Trigger non teme confronti, con dipartite ossessive e velocissimi restart, un’azione che passa da alcune timide invettive stealth, per capitolare nella solita carneficina. Ho gradito poco la presenza delle armi usa e getta e dei loro caricatori striminziti, tuttavia, non trattandosi di un vero e proprio twin-stick shooter, il problema rimane mio. Unitamente alla corposa campagna, la modalità arcade propone una serie di aree totalmente inedite, che certo ricicla alcuni setting, ma presenta una sfida del tutto inedita. Anche qui si tratta di stage ben definiti; a cambiare, però, sarà la disposizione e la tipologia dei nemici. Le aree perlopiù circoscritte e l’estrema difficoltà hanno un retrogusto a là Hotline Miami ancora più marcato. Se fossi uno di quei recensori nerd che se la tirano, oserei dire che la modalità arcade potrebbe piacervi più di quella classica. Fortuna che non sono nemmeno un recensore!

A dispetto della palette di colori usata, gli ambienti sanno essere piuttosto diversificati.

La componente tecnica è gradevole, funzionale e religiosamente al servizio della giocabilità. Tuttavia, il desiderio degli sviluppatori di saturare gli ambienti con spennellate cremisi, mogano e in generale tutta la scala cromatica dei rossi, ha spesso influito negativamente sulla leggibilità dell’immagine. Nulla di compromettente, ma mi è sembrato giusto dare un input per preservare le retine di tutti. La fluidità con cui scivolano gli scenari è di casa, le esplosioni gonfiano il cuore di gioia e le musiche pompano l’azione a dovere. Pur con qualche fisiologico picco di difficoltà, God's Trigger è un robustissimo action, capace di mettere poche carte sul tavolo, ma di farlo in maniera pregevole. Il maestro è ancora in cattedra a sogghignare compiaciuto, ma la pensione, prima o poi, arriva per tutti.

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Ho scaricato God's Trigger su una PlayStation 4 PRO grazie a un codice per il download fornitomi gentilmente dal distributore. Ho giocato la campagna principale per una quindicina di ore, alternandola con la difficilissima modalità arcade. Il gioco si è rivelato assai longevo, soprattutto grazie alla co-op locale e al già citato arcade mode. God’s Trigger è disponibile solo tramite download su PC, su PlayStation 4 e su Xbox One.

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