Outcazzari

Cinquepercinque #7 – Buon anno!

Cinque domande per cinque persone, con risposte un po' a caso. Perché a noi di Outcast gli argomenti forti piace affrontarli così: facendo un gran casino. Avviciniamoci al Natale 2012 con un nuovo Cinquepercinque, chiaramente dedicato a quel che è stato e a quel che sarà. A rispondere alle cinque domande proposte dal nostro Nabacchiodorozor, ci siamo io, Fotone, due guest star e un tizio pescato dalla strada. Enjoy!

Guardandoti indietro e dovendo tirare le somme del tuo 2012 videoludico, cosa ti è rimasto?

Francesco “Snowball” Zanolini, fa casino su it.comp.console e mi tormenta tramite Voxer: La consapevolezza del volgersi al termine di una generazione che è riuscita a proporre qualità e quantità quasi in egual maniera, condizione questa che non ricordo nelle precedenti. Nessun titolo veramente clamoroso quest'anno, forse, ma tanta roba buona, oggettivamente. Senza praticamente un periodo di magra che fosse uno.

L'amarezza di aver visto fallire miseramente l'esperimento PS Vita, sul quale sinceramente avrei scommesso le palle (fortuna che non le uso), complici scelte di Sony che definire folli sarebbe un eufemismo. Ma non solo. Anche la cannibalizzazione da parte di smartphone e tablet in un mercato in cui i portatili vecchia maniera hanno sempre meno senso di esistere, se non quelli di Nintendo per lobotomizzare i bambini nelle pizzerie così da non rompere i maroni ai genitori. Però, davvero, un plauso a Sony e alla determinazione e velocità mostrate nel piantarsi i chiodi sulla bara, due alla volta.

L'idea che forse qualcosa stia cambiando e, giustizialmente parlando, la possibilità che una macchina come Wii U, appena lanciata, non solo potrebbe non bissare il successo della sua illustre progenitrice (e in qui... ), ma anche finalmente pagare il dazio della fine del credito con la buona sorte tipo quel tuo compagno dal culo rotto che quando non studiava non lo interrogavano e quando sapeva una cosa, gli chiedevano quella. E a te esattamente l'opposto. Forse il mondo sta cambiando, ma potrebbe essere tardi.

Antonio “Barone” Jodice, fa l'esperto di Xbox su Multiplayer.it: Abbiamo deciso il gioco dell’anno di Multiplayer.it in poco meno di tre ore di riunione. L’anno scorso ci siamo stati una giornata, scannandoci e facendo volare sedie e blocchi di carta. Da una parte meglio, dall’altra questo mi dice di un anno con una qualità media abbastanza alta, ma senza picchi che ti facessero innamorare davvero.

Lorenzo “Fotone” Antonelli, gli ho chiesto di rispondermi: Se per 2012 intendiamo un po' tutta la mia vita, mi son sicuramente rimasti un sistema Fanatec ben customizzato e la consapevolezza della traiettoria, la certezza che tre maiali non possono uccidere una tigre, un record a Super Hang-On, una tonnellata di giochi iOS e il rigetto per i flipper, oltre a tutto il rammarico per aver capito solo qualche giorno fa, proprio sul finire del 2012, che il 3DS XL è proprio un'altra cosa, un'altra console, una da grandi occasioni. È così ampia e preziosa, che a usarla tutti i giorni ho quasi paura di sciuparla.

Francesco “Link” Fossetti, mena la gente su Everyeye.it: Mah, direi un vorticoso giramento. Dal punto di vista dei titoli e delle proposte videoludiche, il 2012 mi ha annoiato abbastanza. Ho trovato buona parte dei giochi di grandi publisher abbastanza triti e già visti. E io non sono contrario a priori ai sequel e allo sfruttamento dei brand: solo mi è sembrato che tutto si sia fatto più banale, terra terra, appiattendosi su un grigissimo livello medio. Il fatto che molti guardino all'accessibilità come a un valore fondamentale per le produzioni contemporanee mi spaventa un po'. E invece sembra che tutti vogliano produrre il “bro game” perfetto, che ti siedi sul divano, bevi birra, e poi giù rutti mentre c'è il tutorial perché tanto non serve a niente, che hai già capito com'è la faccenda. Ecco: non dico gli americani, ma di qua dal mare ci si potrebbe pure ricordare che quello non è intrattenimento...

Per contro, comunque, vedo anche tante linee di tendenza positive, che arrivano soprattutto da una scena indie sempre più vivace; però non direi che ancora queste spinte creative abbiano prodotto qualcosa di memorabile (salvo rari casi). Quando questa “riscoperta della ludicità” prenderà forma di manifesto, allora ne vedremo tutti delle belle. Concludendo: il 2012 mi sembra uno di quegli anni in cui quasi tutti i giochi o sono “fighi” (e non: belli) o fanno cagare. Di bello - bello davvero - c'è stato veramente poco: Journey, Dishonored, The Walking Dead...

Andrea “giopep” Maderna, scrive le descrizioni degli altri: Mi sono rimaste addosso un sacco di emozioni forti e tutto sommato abbastanza "inedite", perlomeno nel contesto di questo matto matto mondo che è quello dei videogiochi. Oddio, inedite, diciamo fresche, rare, roba che non si vede tutti i giorni. Voglio dire, quest'anno ho giocato cose che mi hanno fatto ridere, mi hanno commosso, mi hanno provocato un senso di pura e stupefatta meraviglia non legata a situazioni tipo "guarda quanto è grosso quel mostro". O magari mi hanno detto "toh, guarda, questi sono gli strumenti, facci quello che vuoi". O, ancora, perfino, mi hanno costretto a prendere appunti su un bloc notes.

La verità è che, come al solito, sto qui a lamentarmi di come si stesse meglio quando i treni arrivavano in orario, ma poi, in mezzo a tanta roba di cui non me ne frega niente, questo simpatico e bizzarro settore riesce ancora a tirarmi fuori un bel po' di simpatiche cosette capaci di rendere l'annata degna di essere stata vissuta. Si potrebbe stare meglio? Sempre. Ma ogni anno in cui mi si aggiungono al backlog cose che vorrei assolutamente giocare e non c'avrò mai tempo, beh, lo considero un buon anno.

L'anno alle porte si preannuncia carico di annunci e uscite interessanti. Quali sono le tue aspettative a riguardo?

Francesco “Snowball” Zanolini, fa casino su it.comp.console e mi tormenta tramite Voxer: In chiave software, nulla di particolarmente eccitante, ma questo sempre perché ormai mi sono tarato su di una grande qualità media, che chiaramente caccia la scimmia in fondo alle scale. I giochi "belli" si susseguono con una frequenza tale da non farmi davvero assaporare l'attesa di alcuno di essi.

Di contro, la curiosità è tanta sul lato hardware. Le macchine nuove, quelle "vere", dovrebbero essere finalmente mostrate l'anno che verrà. Curiosissimo di vedere come si presenterà quella nuova di Microsoft (mia personale vincitrice dell'attuale generazione), ma con un'ultima ora che potenzialmente potrebbe stravolgere il mondo delle console così come lo conosciamo: la discesa in campo di Valve, per citare l'illustrissimo.

Figlia di una grandissima intuizione in tempi ormai lontani e con un'infrastruttura solida e universalmente apprezzata (leggasi Steam), Valve potrebbe realizzare il sogno proibito di mettere d'accordo una volta per tutte le due grandi utenze videoludiche, quella console e quella PC. E la mossa di Newell non deve essere ascritta ad un goffo tentativo di ritagliarsi una modesta fetta di torta a questa grande festa che è l'home entertainment, ma piuttosto di trasferire il party a casa propria con tanto di piscina, musica e puttanoni pagati da lui medesimo.

Se un colpo del genere, e non so ancora se aggiungere "magari" o "non sia mai", dovesse effettivamente andare in porto, si potrebbe finire con l'avere in sala una sola macchina, finalmente davvero definitiva, con la quale guardarsi film, navigare e giocare bene, il tutto pagando i giochi una cifra giusta, ingolositi da offerte quotidiane e un servizio di prim'ordine. Resta da vedere se teoria e pratica potranno realmente andare a braccetto, ma l'idea in sé ha tanto il sapore di una rivoluzione.

Antonio “Barone” Jodice, fa l'esperto di Xbox su Multiplayer.it: Beh, per fare questo lavoro, bisogna essere ancora pronti a emozionarsi e le novità sono la cosa che può aiutare di più a farlo. Me ne aspetto almeno una (ma non escludo due) grossa a forma di scatola coi pulsanti che mandi un po’ di cose nuove in giro tra occhi, mani e televisore. Quest’anno m’è parso che ci fossero un po’ le idee confuse sul da farsi e non son tempi per l’incertezza…  è un mondo crudele, pieno di gente come me (Wii U lo seguo, ma per adesso la scintilla non è scoccata).

Lorenzo “Fotone” Antonelli, gli ho chiesto di rispondermi: Sono esattamente queste: non vedo l'ora di poter folleggiare in GTA V, di perdermi in The Last of Us, di risucchiare altra energia mentale dal cervello di Kojima e di continuare a deliziarmi con la pressione del tasto TV sul GamePad, almeno fin quando non arriverà il prossimo Mario Kart per Wii U.

Francesco “Link” Fossetti, mena la gente su Everyeye.it: Penso che l'anno che verrà sarà uno di quelli parecchio divertenti. Anche pieno di gente che scassa sui forum, ma comunque divertente. Dal punto di vista delle produzioni in uscita, ce ne sono quattro o cinque che, per quello che ho provato, smentiscono un po' quanto dicevo sopra riguardo alla tendenza del 2012. Sono titoli o tremendamente settoriali, o così cattivi e coraggiosi che mi sembra che meritino parecchio. Dico di Bioshock Infinite, The Last of Us, DmC, spero anche Dark Souls II. E poi c'è Tomb Raider, che pare quel classicone popolare di altissima qualità che mancava da un po' (perché quasi tutti i classiconi son stati in questa generazione della “qualità meh”). Sto aspettando anche il prossimo trip con l'aggiornamento di Hotline Miami, ma quella è una cosa mia.

Invece, per quel che riguarda gli annunci, io credo fermamente che finalmente si vedrà qualcosa delle nuove console, e forse si sentiranno anche i tuoni di Valve. E si rientra in quella fase di “erezione videoludica ongoing” come se fino ad adesso ce l'avessero fatta annusare e ora invece ce la fanno pure vedere (la console, eh).

Insomma non è un caso isolato, un singolo lancio, ma tutta l'industria che si muove: e fra una cosa e l'altra, era dal 2005 che non mi si rizzava così (l'HypeBar, eh).

Andrea “giopep” Maderna, scrive le descrizioni degli altri: Mboh, io non aspetto mai una sega, a parte rarissimi casi, e perché mi prenda la fotta, beh, c'ho bisogno di mettere le mani su un gioco e scoprirmene mortalmente e improvvisamente innamorato (tipo quando a marzo ho provato Lollipop Chainsaw a San Francisco). La verità è che se non dovessi star dietro alle uscite per lavoro, e non avessi Google Calendar e altri simpatici strumenti ad aiutarmi, mi uscirebbe sempre tutto all'improvviso sotto il culo. Che poi è pure ottimo, quando da sotto il culo ti esce una roba fichissima, no? Può uscire ben di peggio, da sotto il culo. Comunque, sto divagando.

Una cosa che aspetto, nel senso che mi incuriosisce, è avere in mano il sensore di movimento di Aliens giocando col GamePad ad Aliens: Colonial Marines. Anche se c'ho paura che venga fuori una conversione un po' meh, e quindi alla fine sia meglio giocarlo altrove. Però, magari, se sul GamePad ci metti il sensore di movimento, invece dello streaming, gira bene. Noto solo adesso che la domanda era probabilmente più generica di un "Che cosa aspetti?" Vabbuò, dai, gli altri quattro risponderanno sicuramente in maniera più adeguata.

La scena indie, nell'ultimo anno, ha continuato a mietere successi sia di critica che di pubblico. Il 2013 vedrà l'ennesima conferma del movimento, o la fase calante giungerà inesorabile?

Francesco “Snowball” Zanolini, fa casino su it.comp.console e mi tormenta tramite Voxer: Sebbene da sempre molto affascinato dalla scena indipendente, rimango un amante del gaming tradizionale. Distaccandomi dai miei gusti e provando a guardare la cosa in modo più oggettivo, vedo un 2013 di ulteriore crescita, soprattutto se, vedi sopra, agli sviluppatori indipendenti venisse data l'occasione di proporre le proprie idee senza necessariamente finire col dover andare a battere per strada per promuoverle (ho di recente saputo il costo della pubblicazione di una patch per un gioco indie su Xbox Live e ci sono rimasto male).

Antonio “Barone” Jodice, fa l'esperto di Xbox su Multiplayer.it: Gli indie sono tanti e in mezzo a tanta qualità c’è anche tanta “rigaglia”. Alla fine o il mondo dell’informazione diventa perfetto, assicurando a tutti i buoni di vincere sempre, facendosi conoscere, o si riproporranno le stesse problematiche del mercato tradizionale. Puoi essere l’uomo più bello del mondo, ma se nessuno sa che esisti, rimarrai un uomo bello da solo. Dall’idea dei publisher non ci si potrà mai del tutto separare, non nel breve periodo. Non il prossimo anno.

Lorenzo “Fotone” Antonelli, gli ho chiesto di rispondermi: La seconda che hai detto.

Francesco “Link” Fossetti, mena la gente su Everyeye.it: Più o meno ho già risposto. Il motivo per cui la scena indie sta emergendo anche con inattesa virulenza è che oltre ad essere “indipendente” è finalmente considerata anche “alternativa”. Il fatto che tante professionalità affermate si siano riavvicinate a questo “movimento” penso dimostri che non si tratta più soltanto di logiche produttive, ma ormai soprattutto di logiche creative. E in un momento in cui invece nessun “big” vuole investire davvero in creatività. Credo che ci siano buone possibilità che il movimento non solo si riconfermi, ma diventi più strutturato, meglio (auto)finanziato, con professionalità più lungimiranti, dotate di maggior esperienza e consapevolezza. Anche perché probabilmente si è visto che insomma il modello produttivo dei grandi publisher funziona solo in rari casi, giacché il popolo è volubile, mentre le nicchie sono profittevoli sempre e comunque.

Andrea “giopep” Maderna, scrive le descrizioni degli altri: Conferma, conferma, totale conferma. Poi magari l'anno prossimo non avremo quest'invasione di giochi "piccoli" che vanno a contendersi tutti i premi GOTY del pianeta e oltre, ma sono convinto che il movimento sia qui per restare. Fra l'altro, oh, ci sarebbero pure un po' di progetti nati su Kickstarter, che, se manterranno le promesse, già da soli basterebbero a far parlare di conferma. E vogliamo aggiungere che sono partiti i pre-order per Monaco? Non che mi fidi, eh, ma intanto è un passo avanti. Da, che ce la fai!

Se stai leggendo questo, tutta la faccenda dei Maya si è rivelata una bufala. Fosse davvero finito tutto, quale sarebbe stato il tuo rimpianto videoludico?

Francesco “Snowball” Zanolini, fa casino su it.comp.console e mi tormenta tramite Voxer: Premettendo di non aver ancora capito bene in cosa consistesse la sua previsione, dal momento che da ragazzino preferivo di gran lunga le struggenti storie dell'Ape Magà, se dovessi fare un nome di getto credo la mia scelta cadrebbe su Black 2. Lo ricorderanno in pochi, forse, anche se chi lo ha giocato secondo me non lo dimentica, ma a fine scorsa generazione vedeva la luce un FPS di Criterion destinato, una volta portato a termine a difficoltà Franzoni, a lasciami un vuoto nel cuore che neanche quando hanno chiuso il Teatrino a Milano. Punitivo, difficile (questa è una parola che ci stiamo dimenticando), tamarro senza senso (è il primo gioco ad aver introdotto la quasi totale distruttibilità degli ambienti), graficamente sontuoso, acusticamente fatto da gente che ama le armi per gente che ama le armi, è un titolo che da questa generazione mi sarei aspettato. È arrivato dell'altro, nel multi molto di più, nel singole enormemente di meno.

Ce ne sarebbero altri, a dire il vero, e sono tutti prodotti che fanno capo a Nintendo. Ma quel poco che si è visto mi ha fatto passare la poesia. Pilotwings è stato riproposto come un mediocre titolo di lancio di 3DS, di Zelda belli (belli veri, non quelli di oggi tipo "il miglior Zelda di sempre" buttato in faccia ad ogni nuova release) non ne vedo dai tempi di quella meraviglia maledetta di Majora's Mask e di quell'occasione sprecata che è stato The Wind Waker, che tra l'altro ha appena compiuto dieci anni.

Antonio “Barone” Jodice, fa l'esperto di Xbox su Multiplayer.it: Shenmue 3, per forza, finché avrò respiro. La cosa che mi sta più sulle palle (e gliel’ho detto quando abbiamo fatto pipì insieme ai bagni della conferenza Microsoft dell’E3 2003) è che Suzuki, almeno, potrebbe farci sapere come cavolo finiva la storia. Mi sta bene morire senza averla giocata fino alla fine, ma tutta la bava mollata su video e foto mi dovrebbe garantire di sapere cosa succede dopo il secondo capitolo. Insomma, mi sento come quando non riuscivo a finire di laurearmi e avevo gli incubi di dover tornare al liceo per le interrogazioni di greco…

Lorenzo “Fotone” Antonelli, gli ho chiesto di rispondermi: La tessera di socio sostenitore di AIOMI.

Francesco “Link” Fossetti, mena la gente su Everyeye.it: Questa sembra una di quelle domande da strizzacervelli; magari io vi rispondo e voi mi psicanalizzate. Che se vi dico Duke Nukem sono un guerrafondaio e se vi dico Catherine sono un sessuomane.

Comunque: negli ultimi anni, rimpianti specifici non ne ho. Gioco anche per mestiere, quindi gioco quello che mi piace e a volte anche quello che non mi piace. Evito gli sportivi, quasi tutti i racing game, gli MMO (ho già dato con Ultima Online, il migliore assieme allo Star Wars Galaxies dei primi anni), ma son scelte precise. Un rimpianto recente potrebbe essere che ancora, nonostante i buoni propositi, non mi sono assemblato un PC decente. Se invece devo guardare al passato, direi... Planescape Torment. Ho anche saltato buona parte del catalogo Game Boy, recuperata di recente a spizzichi e bocconi, ma non la sento come una grande mancanza.

Nel senso inverso, invece, ovvero un gioco che mi sono comprato e mi sarei potuto risparmiare sessantamilalire: In Cold Blood. L'ha fatto Revolution Software; quelli di Broken Sword e Beneath a Steel Sky. Però fa schifo.

Andrea “giopep” Maderna, scrive le descrizioni degli altri: Il rimpianto base si chiama backlog e va a riferirsi a tutta quella marea di giochi che "sì sì assolutamente ci tengo un sacco" e poi alla fine non trovo mai il tempo. Mi risulta difficile isolarne uno nello specifico, però prometto che nel 2013 mi gioco gli Uncharted. Davvero!

Poi, volendo, rimpiango (si fa per dire) di essermi ritrovato a fare 'sto lavoro, che mi ha costretto a buttar tempo dietro a porcherie indicibili (l'ultima in ordine di tempo: Tank! Tank! Tank!).

Infine, dai, siamo attuali: un po' mi girerebbero le palle, all'idea di tutti i progetti amarcord, su Kickstarter o meno, che sono stati annunciati nel 2012 e, in caso di fine del mondo, non faremmo in tempo a vedere. Anche se io i soldi li ho messi solo in tre o quattro (Wasteland 2, Project Fedora, LA Game Space e Project Godus, se non mi sfugge niente), oh, pure parecchi altri mi interessano!

Il 2012 è stato anche l'anno dei grandi ritorni (or die trying) grazie alla piattaforma di Kickstarter. Credi che questa formula, magari con qualche aggiustamento, potrebbe portare i grandi publisher a chiedere al pubblico cosa preferirebbe giocare, ottimizzando meglio tempo e risorse e rivelando così un futuro più "sostenibile"?

Francesco “Snowball” Zanolini, fa casino su it.comp.console e mi tormenta tramite Voxer: Sinceramente no, per lo stesso motivo per cui penso che se io dico che Wii U fa schifo e ne vendono lo stesso dieci milioni di unità, del mio parere giustamente non interesserà a nessuno. I numeri e quindi i grandi soldi, un po' come al cinema, li muovono quelli che si buttano senza stare a riflettere troppo sui meriti e la qualità oggettive dei prodotti. Questo insegna la storia, soprattutto quella recente. Il resto sono idee e speranze di minoranze che sicuramente possono esistere e guai se non fosse così, ma nella serena consapevolezza che le loro opinioni restano al bar, affogate in un bicchiere di bianchino.

Antonio “Barone” Jodice, fa l'esperto di Xbox su Multiplayer.it: Io son dell’idea che ognuno debba fare il proprio lavoro. Se vado in pizzeria, vado dove so che c’è un bravo pizzaiolo, non mi infilo in cucina e inizio a spiegare come vorrei che fosse la mia pizza preferita. Posso scegliere il posto dove fanno quella che mi piace, è quello lo strumento che voglio usare perché il mondo produca pizze migliori. È un po’ come i giochi che puntano troppo pesantemente su un editor (vedi LittleBigPlanet): belli, interessanti, ma se avessi voluto fare il game designer, l’avrei fatto. Si torna all’incertezza di poco sopra,  con persone che non sanno bene cosa fare e allora sondano il terreno. Kickstarter di per sé è una figata, ma si è riempito di marketing tanto in fretta e di gente che cerca di riciclarsi per un pubblico di infiniti nostalgici.

PS: A B B A S S O il RETROGAMING!!!®

Lorenzo “Fotone” Antonelli, gli ho chiesto di rispondermi: Assolutamente si: "sostenibile" sarà la nuova parola d'ordine del mondo nuovo, after 2012. Ma "frechete" continuerà comunque ad essere una parola importante.

Francesco “Link” Fossetti, mena la gente su Everyeye.it: Voglio cominciare questa risposta con una citazione di quello che è probabilmente il miglior “comedian” di tutti i tempi: Bill Hicks. Di fronte alla platea accorsa a vedere il suo spettacolo Revelations, Bill diceva: “If anyone here is in advertise or marketing: kill yourself! There's no rationalization for what you do, you're the ruiner of all things good. You are fucked, and you are fucking us. Kill yourself: it's the only way to save your fucking soul. Rid the world of your evil fucking machinations”.

E via così per altri cinque minuti.

Ecco: tutte cose sacrosante. Il marketing, anche quello nel mercato videoludico, è malato. Pieno di gente con la camicia e il completo gessato e gli occhiali da sole incarniti sul naso, e i denti sbiancati con il petrolato, che regolano il flusso di informazioni, decidono la faccia dei frontman che presenteranno i giochi e gli mettono in bocca tutte queste cose tipo “cool”, “awesome”, “better with kinect”, “pushing to the next level”. E invece ce lo stanno spingendo altrove. A questa gente, che ha sempre un terzo superlativo in -er da mettere dopo al classico “Bigger & Better”, non gliene frega nulla della sostenibilità. E non gliene frega nulla del pubblico che noi (io, voi, chi legge Outcast) rappresentiamo. Fanno altri calcoli, e non sentono ragioni. Quindi: o cambia proprio il modo di fare marketing e il rinnovamento generazionale porta nelle aziende nuove professionalità, con visioni un po' più moderne, oppure tutto il sistema si riassesta, e le nuove forme di produzione (come Kickstarter) si affermano, crescono, prendono il posto delle vecchie. Conoscendo gli americani, penso che sia la seconda ipotesi quella che li interesserà. Invece ho più fiducia nell'Europa, in cui non solo a livello videoludico sostenibilità, innovazione, rispetto per il pubblico cominciano ad essere valori importanti.

Andrea “giopep” Maderna, scrive le descrizioni degli altri: No.

Videopep #37 – Panettone is on the table

Boardcast #34 - Sulle spiagge di Vanuatu