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Call of Duty: WWII - La guerra di cartapesta

Call of Duty: WWII - La guerra di cartapesta

Call of Duty, a dispetto di una malcelata avversione mediatica, è ancora un appuntamento irrinunciabile per moltissimi fan. L’annuncio da parte di Activision di un ritorno alle origini della serie ha creato un certo fermento in seno alla sua fedele comunità. Call of Duty: WWII apre quindi il suo (macabro) sipario sulla Seconda Guerra Mondiale. Da un lato si tratta di un dietrofront poderoso, in grado di dare uno scossone all'immobilismo audiovisivo nella quale la saga si era oramai incastrata. Il rovescio della medaglia è lo sgonfiamento di quella formula energizzata e futuristica ricca di spunti ludici e azioni al fulmicotone. Sledgehammer non è certo l’ultima arrivata, tuttavia la sua creatura presenta qualche dejà vù di troppo: l’inizio della campagna è una drammatica marcia di morte sulle spiagge della Normandia, una corsa disperata, ai limiti dell'incoscienza, sotto una tempesta di proiettili tedeschi.

Il setting "antiquato" della Seconda Guerra Mondiale ha sempre un suo fascino.

Da lì, la modalità per giocatore singolo prosegue in un duro viaggio attraverso l’Europa centrale, volto a intaccare, indebolire e distruggere l'egemonia dell’Asse. In termini puramente scenografici, la tradizionale spettacolarità della serie non viene incrinata, e ancora una volta possiamo vivere sequenze concitate e veloci, alternate a battaglie più ariose e tattiche. Fin dai primi scambi di battute tra i commilitoni, è chiaro come gli sviluppatori abbiamo lavorato sull'introspezione dei protagonisti. 

In questo Call of Duty non ci sono assassini esperti pronti a salvare il mondo, ma persone devastate dal terrore e la nostalgia, soldati "reali", quantomeno nelle intenzioni degli sceneggiatori. La narrazione punta molto su quest'elemento, facendone il leitmotiv di tutta la campagna. Si tratta di un approccio coraggioso, che fa luce sul conflitto in una prospettiva più umana, nonostante manchi, alla fine, quell'impatto emotivo in grado di fare la differenza. Di certo è ancora divertente barcamenarsi per quelle sei/otto ore necessarie a concludere la storia, con i ragazzi di Sledgehammer - gran mestieranti - capaci di allestire un'ottima giocabilità grazie al ritocco di piccoli elementi.

Nessun doppio salto o energia rigenerante: sangue, fango e pedalare.

La classica rigenerazione automatica del protagonista è sostituita da una più severa dipendenza da medikit. È anche possibile attivare le abilità della propria squadra agendo semplicemente sui tasti direzionali del joypad: abbiamo a disposizione un rifornimento di munizioni, un mortaio, la possibilità di marcare i nemici o richiamare, solo in alcune missioni, l’attenzione delle truppe aeree grazie al lancio di fumogeni colorati. A spaccare in due l'esperienza, quasi come l’intervallo tra il primo e il secondo tempo di un film, un'ispirata missione stealth, con tutti i suoi limiti, ma indubbiamente affascinante. Peccato che l’intero viaggio, pur puntando su un marcato fattore emozionale e azioni altamente scenografiche, patisca un alone di già visto che è impossibile eliminare. I livelli di difficoltà non aiutano, passando da semplici escursioni a veri e propri trial and error, facendo pendere sempre troppo la bilancia tra un piatto di spensierato intrattenimento e un altro di incarognita longevità.

Texture degne di nota, a questo giro.

Il multiplayer, viceversa, è la modalità che ha subito i cambiamenti più rilevanti: dopo anni di salti carpiati, tute alari e corse sui muri, Call of Duty: WWII ritorna con i piedi per terra, letteralmente, e fa anche più di questo, sfoltendo, senza svilire, lo sviluppo e la personalizzazione del proprio avatar. I giocatori possono scegliere tra cinque classi, ognuna orientata verso un certo stile di gioco e caratterizzata da peculiari punti di forza e debolezza. Lo spedizioniere, ad esempio, può caricare qualsiasi fucile con colpi incendiari, aggiungendo al già notevole danno un effetto duraturo nel tempo. In generale, la voglia di modificare l’arsenale all'interno di una singola classe rende il tutto meno dispersivo, incoraggiando la sperimentazione.

Gli sviluppatori hanno inoltre puntato su un tipo di esperienza più “social”, con l’introduzione del quartier generale, uno spazio aperto dove i giocatori possono interagire, organizzare squadre e lanciarsi in battaglia. Si tratta di una scelta di design insolita per la serie, e senza dubbio influenzata dal successo dell'altro colosso di Activision, Destiny. Anche qui i giocatori possono fare una passeggiata, sbloccare bonus giornalieri e iscriversi a specifiche missioni  (effettua dieci uccisioni da cecchino). Per incentivare le sub-quest, ci sono bonus-esperienza, skin per le armi ed emblemi da sbloccare. In luogo delle classicissime opzioni di gioco, una gradita novità è nell'introduzione della modalità War. Quest’ultima, basata su determinati obiettivi, è suddivisa in diverse fasi, senza soluzione di continuità, scandite anche da una sorta di canovaccio narrativo. La modalità War offre sicuramente una ventata d’aria fresca nel ritmo di questo Call of Duty, favorendo un approccio più tattico e corale. A parte quest'ultima, tuttavia, le altre opzioni di gioco rimangono veloci al limite dell'isteria, confinando uno sciame di soldati in arene mediamente piccole.

Per i giocatori meno abili o più attempati (come il sottoscritto), si tratta di un vero e proprio purgatorio videoludico, fatto di uccisioni perpetue che si susseguono al ritmo di sette secondi alla volta. A concludere il corposo pacchetto di quest'anno, ritornano gli immancabili zombi nazisti. Nonostante il prologo narrativo insolitamente serioso, quattro discreti attori a prestare il loro volto, e un bel po' di elementi da sbloccare, il tutto si riduce a un'esperienza che sa di già visto, confinata, tra l'altro, all'interno di un'unica mappa. Forte di un impatto audiovisivo di prim'ordine, dotato di una giocabilità ben rodata e ricco di contenuti, Call of Duty: WWII rimane un'esperienza opaca, monocorde ed emotivamente modesta. A dispetto degli innegabili sforzi profusi dagli sviluppatori, il gioco si rivela un compito svolto con inappuntabile competenza, ma comunque poco incisivo e fiaccato da un costante senso di dejà vù.

Svilito nel rappresentare l'ennesima fotocopia di sé stesso, l'ultimo Call of Duty solleva la testa con dignità, ma la fossa scavata dalla serie è assai profonda e necessita molto più di un semplice guizzo d'orgoglio per risalirne la china.

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Ho giocato a Call of Duty: WW II su PlayStation 4 PRO grazie a un codice fornitomi direttamente dal distributore. Ho giocato alla campagna per giocatore singolo in modalità esperto, finendola in otto ore. Mi sono poi dilettato (per modo di dire) con l'online, decisamente isterico nella sua frenesia. Un po' meglio la modalità zombi, anche se avara di contenuti. Call of Duty: WWII è disponibile anche su PC e Xbox One. Come al solito, se acquistate il gioco su Amazon passando dai nostri link, ci fate ricevere una piccola percentuale di quanto spendete, senza sovrapprezzi per voi. Potete farlo su Amazon Italia a questo indirizzo qui o su Amazon UK a quest'altro indirizzo qua.

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