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eXistenZ #46 – Adattamento perfetto. Che culo!

eXistenZ #46 – Adattamento perfetto. Che culo!

eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.

Il mese scorso, la visione dei trailer più recenti di Assassin’s Creed e Resident: The Final Chapter m’ha scatenato un pippone-sbroccata in cui giungevo alla conclusione che possiamo smettere di menarcela sperando che prima o poi venga tratto da un videogioco un film della madonna. Oddio, magari può capitare, ma il problema è che il punto di partenza, il videogioco medio, è roba scritta col culo e il punto di arrivo, il film, viene prodotto e pensato per un pubblico di adolescenti decerebrati. Si parlasse di adolescenti e basta, beh, magari andrebbe meglio, ma è evidente che si punta al decerebrato, e lo si fa tutto sommato a ragion veduta, quindi che gli vuoi dire? Ma la verità è che la decerebraggine abbonda già nel punto di partenza e che, insomma, chi si lamenta perché “La storia del gioco era perfetta, bastava che riproducessero quella nel film”, generalmente, è pazzo. Insomma, tanto vale accontentarsi di chi da queste operazioni tira fuori delle zarrate godibili e non pretendere altro, perché tanto, oggi e per chissà ancora quanti anni, è inutile aspettarsi qualcosa di più profondo o interessante. A posto? A posto.

Poi ho recuperato Hardcore!

Nato da una campagna di raccolta fondi su Indiegogo, Hardcore (Hardcore Henry in originale) è una merda. Ed è una merda proprio perché, pur non ispirandosi a nessun videogioco nello specifico, è un perfetto adattamento di un videogioco che non esiste. Ha tutto quel che ci deve essere in un FPS mediocre ed è sostanzialmente la dimostrazione del fatto che se pigli un videogioco e lo porti al cinema tale e quale ottieni una merda. Ti metti a guardarlo e per un’ora e quaranta ti ritrovi davanti al let’s play di uno sparatutto mediocre. Che culo!

Davvero, l’adattamento è perfetto. C’è tutto quello che ci deve essere e la precisione con cui viene compilata la mancolista è ammirevole: armi a valanga, sparatorie infinite e insensate, coperture, salti, gnocca, sequenze dinamiche in cui non controlli tu l’azione, la parte con la torretta, il quick time event che ti permette di saltare da un veicolo all’altro, i dialoghi di merda, i personaggi ridicoli, il boss finale con gli scagnozzi infiniti che fanno diventare la battaglia troppo lunga, le citazioni, gli omaggi e gli easter egg, i due attori in disgrazia che partecipano per pagare i debiti con la mafia, il finalino post boss fight con quick time event… c’è tutto. Ed è tutto una merda, perché se elimini il gusto del gioco da una roba il cui unico bello è giocare, ti rimane quello che è stato realizzato per fare da contorno. Ed è una merda.

Però c’è anche Haley Bennett, che non è una merda.

Però c’è anche Haley Bennett, che non è una merda.

Ci sono anche quelle parti che rompono i coglioni nei videogiochi, figurati in un film. Sì, mi riferisco proprio a loro, alle cutscene non cutscene inventate da Valve nelle quali sei chiuso in una stanza assieme a un tizio che parla, parla, parla, non la smette più di parlare, continua a parlare, tu al massimo puoi guardarti intorno, non ne puoi più, vorresti avere un tasto per saltare questa cazzo di cutscene ma non puoi perché fa finta di non essere una cutscene e muori un po’ dentro. Anzi, questa cosa, forse, è meglio in Hardcore: almeno sei costretto a guardare Sharlto Copley in overacting sparato a mille, che comunque è meglio di guardare dei manichini poligonali che vomitano dialoghi noiosi.

Poi, sì, il lavoro è ammirevole non solo sul piano della mancolista di tutte le cose che ci devono essere, ma anche dal punto di vista visivo. I movimenti di macchina sono fantastici, riproducono alla perfezione quel che fa la telecamera di uno sparatutto in prima persona e gestiscono l’inquadratura benissimo, con tanti piccoli accorgimenti e un’enorme cura per il dettaglio, tanto nell’azione quanto nei momenti più rilassati. Uno spettacolo. Il problema è che dopo venti minuti, esaurito il fascino del gimmick, mi sono reso conto di stare guardando degli stunt pazzeschi ripresi con l'inquadratura sbagliata e mi sono un po' cascate le palle. Certo, in alcuni momenti l’idea della prima persona funziona davvero bene e la sparatoria nel complesso abbandonato è bella, ma alla fin fine ho avuto tutto il tempo la sensazione che sarebbe stato un film ben più spettacolare se girato in maniera tradizionale. Insomma, anche sotto questo punto di vista, il lavoro di adattamento perfetto, impeccabile, addirittura esaltante, ha generato una merda.

Quindi, la morale di oggi è: “Se porti un videogioco al cinema adattandolo in maniera perfetta ottieni una merda.”

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