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Voglio mangiare il tuo pancreas è un doloroso e meraviglioso inno alla vita

Voglio mangiare il tuo pancreas è un doloroso e meraviglioso inno alla vita

Ho aspettato per diciassette anni che un giorno tu decidessi che ti ero necessaria, come i ciliegi aspettano la primavera.
— Sakura
Ero felice, avevi deciso che ti ero necessario: le mie parole dunque ti erano arrivate, avevi sempre detto che noi eravamo opposti, agli antipodi. Per forza, siamo sempre stati a osservarci l’un l’altra - io in particolare. In tutti questi anni ho vissuto per incontrarti, ho vissuto compiendo scelte per incontrare te: nient’altro che per questo. Grazie.
— Haruki

Un venerdì sera del 2020, in pieno lockdown da pandemia, stavo cercando nel catalogo di Prime Video qualcosa di interessante da guardare, e mi sono imbattuto in Voglio mangiare il tuo pancreas. La prima cosa che ho pensato una volta letto il titolo è che si trattasse di una di quelle oscure opere di animazione giapponese di nicchia, uno di quei prodotti un po' bizzarri conosciuti solo da una ristretta cerchia di appassionati.

La trama però, recitava l’esatto opposto. Un ragazzo e una ragazza completamente opposti che si incontrano e iniziano una relazione, con uno dei due che nasconde un doloroso segreto. Una storia già vista almeno in un’altra decina di film, tant’è che pensavo di trovarmi di fronte all’ennesimo melodramma adolescenziale dalla lacrima facile. Ma, dopo averlo visto, mi sono reso conto che fortunatamente mi sbagliavo, non tanto nella forma, quanto nella sostanza.

Lei, Sakura Yamauchi, è una ragazza solare, divertente, brillante e con tanti amici. Lui, Haruki Shiga, è un ragazzo solitario e senza amici, un tipo tranquillo che si fa sempre gli affari suoi e passa inosservato, perennemente immerso nella lettura di qualche libro, cosa che per lui è più interessante della vita reale. Pur essendo compagni di scuola, non si sono mai parlati fino a quando non si incrociano in ospedale. Se lui si trovava lì solo per farsi togliere dei punti in seguito a una banale operazione per rimuovere l’appendice, lei doveva invece affrontare l’amara e pesante verità: una malattia al pancreas la sta lentamente uccidendo. Haruki, oltre che un solitario, pare anche essere un menefreghista di assoluto livello, rimanendo impassibile di fronte alla notizia. Nonostante le premesse non siano certo le migliori, i due iniziano a frequentarsi, soprattutto dietro l’apparentemente inspiegabile insistenza di lei e l’ovvia reticenza di lui.

Sakura, nonostante non abbia alcuna speranza di sopravvivere, affronta un destino pesante già scritto con insospettabile leggerezza e buonumore, cosa che porta Haruki ad ammorbidire il proprio carattere spigoloso e ad aprirsi completamente con lei.

Ma no, Voglio mangiare il tuo pancreas non è una banale storia d’amore. Il rapporto che si crea fra i due protagonisti è qualcosa che va al di là dell’amore romantico o dell’amicizia. Il loro, se vogliamo, è un rapporto di compensazione, di sostegno reciproco. Sono due poli opposti, agli antipodi, eppure, il loro è un incastro perfetto. Lei non ha svelato a nessuno il suo doloroso segreto, e la sua allegria è solo apparente, in quanto è profondamente spaventata all’idea di dover morire. Ed è con lui, e solo con lui, che riesce ad affrontare apertamente la sua malattia. Per Sakura, Haruki rappresenta “la verità e la quotidianità”, in quanto lui è l’unica persona al di fuori della sua cerchia famigliare a conoscere il suo segreto. Lui, nel suo vivere una vita tranquillamente anonima e priva di stimoli, ha dentro di sé sentimenti ed emozioni mai espressi che lei riesce a tirare fuori.

Ognuno dei due vede nell’altro cose che le altre persone non vedono perché si guardano reciprocamente utilizzando il proprio cuore; non a caso il libro preferito di Sakura è Il Piccolo Principe, di cui una delle più note citazioni è “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Nonostante non manchino momenti emotivamente forti, come un abbraccio fra i due sotto i fuochi d’artificio e attimi di marcata tensione sessuale, l’amore romantico fra i due non sboccia mai, non arriva neppure un semplice bacio. Ma l’affetto, quello vero ed autentico, sì. Sakura, nel suo vivere il poco tempo che le rimane, può mostrarsi sinceramente fragile con Haruki, e, come sorta di ricompensa, gli mostra quanto possa essere bello vivere la vita, anche facendo cose semplici come una passeggiata in riva al mare, bere un thé seduti in un locale, o partire improvvisamente per il weekend senza conoscere la destinazione.

Dopo una lunga frequentazione fra i due, Haruki è ormai una persona completamente nuova quando ciò che deve accadere accade, e lo fa inaspettatamente, con una forza e una violenza che, tanto per restare in tema di organi, colpisce dritto allo stomaco. Sakura muore, non a causa della malattia, ma a causa dell’aggressione di un balordo. Sakura, dopo aver fatto conoscere ad Haruki la gioia e la felicità entrando nella sua vita, gli fa conoscere anche la disperazione e il dolore più profondo andandosene via improvvisamente e prematuramente. Ma la nuova strada tracciata da Sakura non sarà mai abbandonata da Haruki, che dopo aver lentamente metabolizzato il dolore causato dalla sua grave perdita, sarà finalmente pronto a vivere quella vita che prima non aveva mai vissuto.

Sentivo di essere cambiato; io, che non avevo nessun interesse per gli altri, chissà quando ero stato cambiato da quella ragazza. No, probabilmente lei avrebbe detto che ero stato io stesso a decidere di cambiare: avevo scelto di prendere il diario della convivenza con la malattia che aveva lasciato incustodito, avevo scelto di accettare i suoi inviti e infine avevo scelto di camminare al suo fianco.
— Haruki

Voglio mangiare il tuo pancreas, titolo che si ricollega ad un’antica credenza secondo la quale se una persona ha un organo malato può guarire mangiando lo stesso tipo di organo sano, pur non raccontando nulla di totalmente nuovo, lo fa con una forza che lascia il segno. Vengono esplorate tematiche come il destino, che secondo la protagonista Sakura non dipende dal caso, dalla fortuna e dalle coincidenze, ma da un cammino composto da scelte che ci portano dove prima o poi dobbiamo arrivare, la complessità dei rapporti umani, le relazioni affettive, la solitudine e mille atri aspetti che non fanno altro che sottolineare quanto sia inutilmente fragile vivere se non lo si fa stando insieme agli altri.

Secondo me vivere è questo: è ricambiare l’affetto di qualcuno. Non ci si riferisce forse a questo quando si dice vivere? Apprezzare qualcuno, arrivare ad amare qualcuno, arrivare a provare antipatia per qualcuno, divertirsi stando insieme a qualcuno, tenersi per mano con qualcuno: è questo, vivere. A stare da soli non si può comprendere la propria esistenza, sono le relazioni tra le persone a formare quello che è il vivere, per come la penso io. Se il mio spirito esiste è perché ci sono tutti gli altri, se il mio corpo fisico esiste è perché viene toccato da tutti gli altri; perciò è senza dubbio questo a dare un senso al vivere di una persona.
— Sakura

La cornice che fa da sfondo alla storia di Sakura e Haruki è quella di un Giappone immerso in un oceano di petali rosa derivati dalla fioritura dei ciliegi (tra l’altro, sempre legato al fatto che non esistono coincidenze e nulla accade per caso, il nome della protagonista femminile e di quello maschile significano rispettivamente “ciliegio” e  “primavera”), fatto di vicoli e stradine piene di piccole attività commerciali, di locali in cui mangiare ramen, sushi e bere del thé, e non manca anche una piccola strizzatina d’occhio al mondo videoludico con una scena nella quale i due si sfidano ad una sorta di gioco di corse in stile Super Mario Kart. Il Giappone che molti di noi hanno sognato di visitare, e che abbiamo visto in titoli come Shenmue o Yakuza.

Un Giappone che si alterna fra calde giornate di sole dal sapore primaverile e piovose serate dal sapore malinconico, un po' a rappresentare le differenze caratteriali fra i due protagonisti.

Ho rivisto il film di Shinichirō Ushijima (tratto da un romanzo del 2014, del quale esiste anche una pellicola live action) a quattro anni di distanza dalla prima volta, e fa emotivamente male come allora, ma riguardandolo mi ha fatto capire, come allora e ancor più di allora, quanto noi esseri umani siamo di passaggio su questa Terra e faremmo veramente meglio a goderci ogni gioia e piacere, anche quelle più piccole che la vita ci offre, perché il tempo passa e non ci sarà mai più restituito.

 Voglio mangiare il tuo pancreas è disponibile su Prime Video e Netflix.

Questo articolo fa parte della Cover Story “Febbraio romantico”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

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