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Una quarantena al museo

Una quarantena al museo

La quarantena non è certamente qualcosa di piacevole, ma da un lato ha un sicuro pregio, ossia il fatto di avere tanto tempo libero a casa da poter dedicare al cinema, ripescando vecchi amori o recuperando grandi lacune. Ricercando nei meandri della memoria i film che veramente mi hanno fatto desiderare di poterne fare parte, i classici Il signore degli anelli o Harry Potter sono subito balzati alla mente, ma vivere in una società quasi medievale o avere il perenne terrore di Voldemort non penso siano tra i primi interessi di molti. Certo, ci sono migliaia di altre opere fantastiche in cui poter viaggiare con la mente, ma penso che lo spunto più semplice e allo stesso tempo più incredibile sia la possibilità di vivere ogni sera in un museo che prende vita, in mezzo alla storia della nostra civiltà, che all’improvviso non è più un testo scritto o la voce di una guida, è invece qualcosa di tangibile e con cui puoi interagire.

La storia non probabilmente è l’interesse principale di tutte le persone, ma sicuramente ognuno di noi nutre un interesse particolare per qualcosa di legato al passato; non sarebbe quindi magnifico poter incontrare direttamente quella persona tanto venerata, potendo discuterci assieme e instaurando magari anche un rapporto di amicizia? Per chi ha un certo interesse nella scoperta e nella conoscenza, questo non può che essere un piccolo sogno ad occhi aperti e, nella sua semplicità, Una Notte al Museo permette di viverlo, con tutti i possibili difetti di una pellicola di Hollywood in cui sono inseriti fatti storici. Per fortuna, non sono presenti persiani con piercing su tutto il corpo che vogliono massacrare spartani bodybuilder, oppure scozzesi di buon cuore che lottano per la libertà della propria patria; nel museo di New York si trova solo una minuscola parte della storia del nostro mondo, dal presidente Roosevelt ad Attila, passando per gli antichi romani, l’uomo di Neanderthal e addirittura un Cristoforo Colombo che durante l’intero film - visto in lingua originale - parla in italiano grazie all’interpretazione del nostro Favino. Con un lavoro semplice ma ben orchestrato, Una notte al museo non ha particolari tempi morti ma riesce a intrattenere lo spettatore per quasi tutta la sua interezza, questo anche grazie a personaggi con un minima personalità, che riescono nel loro piccolo a dar sempre un certo colore ad ogni scena in cui sono inseriti.

I personaggi prima elencati, assieme a numerosi altri, tra cui anche un buon numero di animali in CGI di buona qualità, sono sì trattati grossolanamente, ma mica stiamo guardando una puntata di Ulisse. L’approfondimento dei principali comprimari è tutto sommato corretto, dando allo spettatore un’idea di chi si tratti e lasciando poi gran parte del lavoro all’immaginazione. L’intero film occupa soltanto tre notti passate al museo e in queste tre notti di cose ne sono successe, quindi chissà cosa potrebbe accadere diventando veramente quel custode notturno. La divagazione sta per partire per la tangente, ma alla fine è giusto così, perché viaggiare con la mente non è quasi mai un male, e se al momento siamo chiusi in casa, non può che far del bene.

Tutto sommato, Una notte al museo non è questo gran capolavoro, anzi, ogni sviluppo della trama è altamente telefonato e non ci sono interpretazioni da Oscar, ma la semplice idea che sta alla base di questa pellicola e il fatto che si tratti di un qualcosa di fantastico, ma perfettamente inserito nel contesto della nostra vita reale, rendono il film qualcosa di particolare e magico, che colpisce genuinamente la nostra latente parte infantile.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata all’escapismo, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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