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A Shakedown: Hawaii manca il gioco

A Shakedown: Hawaii manca il gioco

Se togli il gioco, Shakedown: Hawaii è una intelligente e ben scritta critica alla nostra società dei consumi. Lungo le 111 missioni del gioco, uno ad uno, vengono annientati tutti i difetti di un sistema capitalista costruito sulla truffa legalizzata ai danni del consumatore. C’è tutto, davvero, dalle stampanti alle loot box (piccola licenza poetica, considerato in che anni è ambientato il gioco) e i sorrisi scorrono a fiumi, senza l’uso indiscriminato di pipponi infiniti. Ma il gioco c’è… e allora cominciano i problemi.

Shakedown: Hawaii è una lunga sequenza di missioni, ben 111, vi dicevo prima, nelle quali si è costretti a portare a casa il compitino. Mentre il protagonista prova a mettere in piedi il suo nuovo impero economico, il giocatore sbriga piccole commissioni che sbloccano cose per comprarne altre e poi farlo di nuovo. E non sarebbe un grandissimo problema (tolta la monumentale sovrastruttura narrativa, si tratta di fare lo stesso anche in Grand Theft Auto), se solo fosse divertente. E invece non lo è mai guidare, che comunque occupa una buona parte dell’avventura, e non lo è quasi mai sparare: troppi pochi i nemici, troppo grezze le meccaniche, troppi i medikit a disposizione. Quello che è richiesto, ad esclusione di qualche missione finale un attimo più impegnativa, è chiudere gli occhi e sparare a tutto ciò che si muove, senza nemmeno preoccuparsi dei colpi nemici. Troppo poco.

Qualche tentativo di variare appare sotto forma di terribili e inutili sezioni platform o di minigiochi basilari e insignificanti ma, nonostante i tre diversi personaggi che si alternano nel corso dell’avventura, resta sempre addosso il tanfo orribile della ripetitività. Si poteva, per esempio, approfondire maggiormente una componente gestionale che regala qualche idea interessante ma si rivela presto insignificante per portare a termine la missione principale. È lì, qualcuno potrà divertirsi ad accumulare denaro per pura mania di completismo, ma la verità è che i soldi sono sempre abbastanza e, peggio, non servono ad altro che, appunto, accumulare altro inutile denaro.

Non chiedevo mica molto, a Shakedown: Hawaii. Il suo aspetto povero e le sue gag elementari sarebbero bastati, se fossero stati solo il contorno di missioni, vuoi pure banali e ripetitive, ma almeno divertenti. E invece mi sono annoiato parecchio, a guidare per tutta un’isola aspettando che finisse un’avventura principale costruita come un lungo tutorial. Magari non è poi così facile, essere Grand Theft Auto.

Ho giocato a Shakedown: Hawaii dopo aver ricevuto dallo sviluppatore un codice per il download da Epic Games Store. Ho terminato l’avventura principale in circa sette ore. Shakedown: Hawaii sarà disponibile da domani, 7 maggio 2019, solo tramite download, su PC, su PlayStation 4, su PlayStation Vita e su Switch. È prevista anche una versione 3DS. Ah, se lo comprate su Epic Games Store dal nostro link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza sovrapprezzi per voi.

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