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Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, tiranni ed eroi alla maniera di Gainax

Sfondamento dei cieli Gurren Lagann, tiranni ed eroi alla maniera di Gainax

Piuttosto singolarmente, visto che stiamo parlando di una serie televisiva animata, il mio primo incontro con Sfondamento dei cieli Gurren Lagann si è consumato all’interno di una sala cinematografica. Correva il 2009, quando il Festival del film di Locarno, su iniziativa del futuro direttore Carlo Chatrian, decise di ospitare una sessione di riguardo dedicata all’animazione giapponese, con proiezioni, ospiti e tutto quanto. Senza mezzi termini, ricordo quella parentesi lì come una figata pazzesca, con highlight tipo la proiezione notturna in Piazza Grande – ergo, sullo schermo all’aperto più grande d’Europa – di una discreta quantità di episodi di Mobile Suit Gundam, con le stelle dello spazio robottoso che si confondevano con quelle sopra ai nostri nasi. Oppure le conferenza stampa con Yoshiyuki Tomino e il compianto Isao Takahata, che erano volati fino in Svizzera per ritirare il Pardo d’onore, e tra una premiazione e l’altra, bazzicavano i baretti del centro come normali turisti.

Fra i tanti eventi, finii per infilarmi anche a una tavola rotonda alla quale partecipavano due tizi che non conoscevo, Hiroyuki Imaishi e Kazuki Nakashima. Beh, niente niente salta fuori che erano al soldo dello studio Gainax, rispettivamente in qualità di regista e sceneggiatore, e che si trovavano al festival per presentare la riduzione cinematografica di un certo Tengen Toppa Gurren Lagann, già passato un paio d’anni prima da TV Tokyo in forma episodica.

Un ragazzino che sogna di uscire a vedere il mondo è sempre un ottimo attacco, per una storia.

Ora, quando parlo di riduzione cinematografica la metto sul letterale, visto che i suddetti film animati, Childhood's End e The Lights in the Sky Are Stars, tiravano una bella sforbiciata alla serie originale. Quando vennero proiettati alla sala Fevi, feci un po’ fatica a seguirli, ma restare indifferente a quello stile e a quel genere di tematiche era impossibile. Non appena tornato dal Festival, mi fiondai a a casa di miocuggino per recuperare la serie completa, e fu una botta pazzesca.

Sfondamento dei cieli Gurren Lagann appartiene a quella categoria di anime che adoperano i robottoni per parlare d’altro, proprio come Neon Genesis Evangelion, e esattamente come il suo epigono lo fa attraverso l’azione, preferendo nettamente mostrare anziché raccontare. Dopo aver esplorato il rapporto col divino e la relatività dell’esistenza attraverso Nadia - Il mistero della pietra azzurra, Neon Genesis Evangelion e Abenobashi - Il quartiere commerciale di magia, questa volta, sotto la lente di Gainax, c’è il significato stesso dell’evoluzione.

Un’illustrazione di Yô Yoshinari, autore del design di mecha e personaggi.

Il racconto dello scavatore Simon, di Kamina, di Yoko e della Brigata Gurren, che dalle profondità del suolo riescono a raggiungere le immensità dello spazio, procede per moltiplicazione anziché per somma. Nell’ambizione di comprimere centinaia di variabili evolutive e altrettante dinamiche sociali e psicologiche in quello che sembra, alla fine, un sorta di modello in scala, Imaishi e Nakashima rifiutano il realismo per rifugiarsi all’ombra di un un taglio apparentemente irrazionale, se non addirittura demenziale (lo stesso alla base del successivo KILL la KILL). Eppure, proprio come nelle canzoni di Elio e le Storie Tese, anche se i testi sembrano leggeri, non vuol dire che sotto manchino le armonie complesse.

Nel giro di ventisette puntate divise a loro volta in due archi narrativi, Sfondamento dei cieli Gurren Lagann racconta l’universo intero, celebrando l’essere che prevale sul non essere. Le spirali di Simon e Kamina possono diventare trivelle, sementi o filamento di DNA; a seconda della scala di turno, si fanno carico di riferimenti sessuali, biologici e antropologici, e naturalmente rappresentano la ciclicità alla base dell’evoluzione degli esseri viventi. Più di tutto, però, la spirale è la vita che trionfa sulla morte, persino quando la morte è inevitabile, o addirittura necessaria per passare alla fase successiva.

Il personaggio di Nia rivisita il mito di Pandora.

Per tessere la sua tela gigantesca, la serie esplora tutte le traiettorie possibili del motivo dell’eroe e del tiranno, topos “evolutivo” per eccellenza. Simon è un eroe, naturalmente, così come lo sono Kamina, Yoko e Rossiu.

Ma a un certo punto veniamo a sapere che anche Lordgenome, emblematico antagonista durante il primo arco di puntate, è stato un eroe prima di diventare tiranno, e in fondo, Viral e gli uomini-bestia non sono che dinosauri che lottano per scampare estinzione.

Lordgenome è uno tra i villain più interessanti nella scena anime degli ultimi anni.

Nel corso della storia, ogni eroe che risponde alla chiamata finisce per dibattersi tra schemi apparentemente ineluttabili (il destino), compromessi e tensioni al cambiamento. Ciascuno interpreta il ruolo alla propria maniera: c’è chi non si decide ad accettare le responsabilità e chi, invece, le accetta fin troppo a fondo, diventando tiranno. C’è il vecchio monarca che vaga per la terra, alla maniera di Odino o Muad'Dib; il giovane senza speranza e persino l’agnello sacrificale.

Tutte queste declinazioni vengono esplorate lungo un arco temporale relativamente ristretto a fronte di spazi sconfinati, passando per personaggi indimenticabili e un’epica da pelle d’oca.

Per far quadrare tutto, come ho detto, Imaishi e Nakashima adoperano un taglio volutamente iperbolico, passano da un registro all’altro, dalle lacrime allo slapstick, sfruttando tutti gli escamotage offerti dal linguaggio dell’animazione in generale, e da quella di genere nello specifico, spingendola al limite del proprio equilibrio ma senza mai mancargli di rispetto. I robottoni di Sfondamento dei cieli Gurren Lagann rappresentano (anche) la tecnologia e l’emancipazione che questa può fornire all’umanità, e sono tutt’altro che accessori nell’economia del racconto. Volendo, il loro arco evolutivo è addirittura quello più metareferenziale e, tra omaggi e riferimenti grafici, la serie si lancia in una galoppata lungo il genere mecha, che parte da Nagai, passa per la roba di Tomino e chiude il cerchio con Anno.

Il design dei robot è originalissimo e fuori di testa.

A proposito di quest’ultimo, probabilmente Gurren Lagann resta a tutt’oggi la declinazione più interessante del modello di Neon Genesis Evangelion, oltre che una delle migliori opere uscite dallo studio Gainax. Se lo avete visto, sapete di cosa parlo. Diversamente, recuperatelo assolutamente.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata all’arrivo di Neon Genesis Evangelion su Netflix e ai robottoni in generale, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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