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Neon Genesis Evangelion, ventiquattro anni dopo

Neon Genesis Evangelion, ventiquattro anni dopo

Prima di iniziare a raccontare I fatti miei e la mia passione per i giganteschi Eva, devo scusarmi. Mi devo scusare con tutte le persone appassionate di manga, di robottoni e soprattutto di Evangelion, perché io non sono un ortodosso delle opere di Hideaki Anno, ho visto pochissimi episodi di Nadia - Il mistero della pietra azzurra, non ho mai letto il fumetto di Evangelion e tutto il resto prodotto dal buon Anno, ad esclusione di Evengelion, l’ho decisamente snobbato.

Detto questo, ho amato Neon Genesis Evangelion dal primo momento di visione, che equivale alla seconda puntata, dato che al tempo della trasmissione su MTV, mi ero messo davanti alla TV praticamente solo per curiosità, senza sapere cosa stessi per vedere.

La seconda puntata è quella in cui l’Eva-01, pilotato da Shinji, in un momento di criticità totale, ferito, con un braccio fuori uso e disconnesso dal sistema centrale, si anima di vita propria, entra in modalità “berserk” e non solo riesce a rialzarsi ma, dopo aver riparato quasi miracolosamente il proprio avambraccio, si scaglia contro il nemico, l’”angelo”, e con una furia omicida e bestiale lo sconfigge, lo distrugge.

Ecco, dopo questa scena, ho recuperato pazientemente il primo episodio attendendo una replica su MTV e ho iniziato a puntare il videoregistratore per non perdermi neanche un fotogramma. Che poi, se non ricordo male, era il 2002-2003 (l’anno di uscita in Giappone è il 1995), quindi, se Wikipedia dice il vero, dovevano già essere delle repliche, in quanto la rete americana dovrebbe aver iniziato a trasmettere Evangelion nel 2000.

Comunque, a parte le pippe mentali sulla data, quello che mi sono ritrovato a guardare era una cosa he non mi aspettavo. Sono cresciuto con i robot giapponesi, Goldrake, Mazinga, Jeeg, Daitarn 3, Trider G7 e tutte le decine di serie che da piccolo e meno piccolo hanno impresso la mia retina, ma il lavoro di Hideaki Anno, alla veneranda età di quasi trent’anni, mi aveva colpito come un pugno d’acciaio.

Personalmente, considero Neon Genesis Evangelion una sorta di pietra miliare del genere fantascientifico/mech, sia a livello di animazione che in generale. Gli episodi ponevano lo spettatore davanti a un insieme di misticismo, religione, tecnologia, violenza e immaginario post nucleare che, nonostante i problemi economici che hanno costretto Anno a barcamenarsi alla bell'e meglio per finire il progetto, riuscivano a coesistere in un prodotto nuovo, fresco e anche, oserei dire, in gran parte sconvolgente.

Certo, tantissimi cliché del mondo dell’animazione nipponica erano presenti, come i protagonisti appena adolescenti, un erotismo diffuso sempre presente quando sono in scena determinati personaggi, il concetto di “dovere a tutti i costi” che ottenebra Shinji ed è tanto caro al popolo del Sol Levante. Rei è addirittura stata creata con questa sudditanza quasi masochista.

Però, per me, erano temi accessori. Quello che mi piaceva erano gli Eva, il loro design, il fatto che non erano in realtà dei mech. E poi, finalmente, dopo lustri interi di piloti che, pur essendo seduti su una poltrona, sentivano dolore fisico solo perché il loro robot era stato colpito, in Evangelion si cercava di dare un significato alla simbiosi tra pilota e robot (o presunto tale, almeno). L’Entry Plug, la capsula che contiene il pilota dell’Eva e viene riempita di l.C.L. è la soluzione. L.C.L. è un liquido che permette al pilota e al robot di unire i loro recettori sensoriali. La capsula ne viene completamente riempita, obbligando il pilota a respirare utilizzando questa specie di liquido amniotico. Altra intuizione geniale è il fatto che l’Entry Plug non è la solita navicella che si incastra sulla testa del mezzo, come capitava in passato con Mazinga o Goldrake: è parte integrante della colonna vertebrale dell’Eva, rafforzando ancora di più il concetto di uomo e macchina uniti nel profondo. Non ci sono vetri o spiragli, nell’Entry Plug. Shinji, Asuka e Rei possono vedere cosa c’è nel mondo esterno grazie ad una proiezione della realtà circostante sulle pareti della capsula. In questo modo, hanno una visione a 360 gradi di cosa li circondi, ma di contro, quando c’è qualche problema energetico, quando la capsula non è più sincronizzata correttamente con il mech, si spegne tutto, lasciando il pilota da solo in un buio profondo, immerso in quel liquido innaturale.

Nonostante i siparietti comici che solitamente coinvolgono Shinji, MIsato e Asuka, Neon Genesis Evangelion è una serie drammatica, in cui tutti i protagonisti, anche se giovanissimi, hanno un passato di problemi psichici, abbandoni, lutti… insomma, uno scenario quasi shakespeariano..

Negli anni, le interpretazioni dell’opera di Hideaki Anno sono state tantissime e abbracciano tematiche estremamente eterogenee, dalla depressione dell’autore, riportata negli avvenimenti della serie, alle tematiche della guerra fredda, incastonate in un mondo futuribile in attesa di un altro evento catastrofico, fino ovviamente, alla religione, che è un punto focale dei ventisei episodi standard (più Death & Rebitrth, End of Evangelion  etc.)

Quello che mi ha sempre stupito molto è che da un autore giapponese sia nata una storia che si focalizza più che altro sul cristianesimo e l’ebraismo. Gli angeli, i riferimenti ad Adamo e Eva, l'iconografia delle croci sempre molto presente (le esplosioni degli Angeli sono raffigurate come croci di fuoco), Lilith (la prima moglie di Adamo secondo la religione ebraica) e tanti tanti altri riferimenti, che rendono la serie ancora più sfaccettata e, se vogliamo, anche critica.

Quello che Hideaki Anno e Gainax hanno fatto è stato creare un immaginario molto preciso, considerando anche lo strepitoso design degli Eva e di tutto quello che viene visualizzato sugli schermi del centro di controllo, tutte le interfacce, fino ad arrivare al logo della NERV, che ancora oggi si può trovare appiccicato come adesivo sul laptop di qualche appassionato (sì, anche sulla mela di un MacBook, visto di persona), o cucito come toppa sullo zaino di qualche liceale.

Per anni ho sperato in un film in live action ufficiale di Neon Genesis Evangelion, per vedere al cinema un Eva-01 che corre per la metropoli massacrando e scannando un angelo, ma visti i modesti risultati con altre trasposizioni, sono giunto alla conclusione che va bene così, anzi, chiederei al buon Hideaki se può smetterla con progetti come Rebuild of Evangelion, che OK, è figo, ma non aggiunge nulla e anzi, in una maniera molto vicina a quella di George Lucas, effettua delle modifiche che, ahimè, non ho apprezzato.

In primavera, Neon Genesis Evangelion arriverà su Netflix: sicuramente me lo riguarderò in  binge watching e consiglio a tutti di rivederlo (o guardarlo per la prima volta) in questa modalità. Sì, anche i due bizzarri episodi finali, che al tempo della trasmissione in Giappone hanno quasi scatenato sommosse popolari.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ad Alita e alla fantascienza giapponese moderna, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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