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Katana Zero: Rapido e in dolore

Katana Zero: Rapido e in dolore

Sono le 2:20 di notte, quasi svengo per la fatica, ma non riesco a smettere di prendere schiaffi. Ho iniziato alle 23, dopo una rilassante sessione di The Division 2, convinto che avrei presto visto la fine e invece no, invece sono ancora qui. A un passo dalla vittoria, sempre un passo troppo lontano però, ma sapete che c’è? Mi sto divertendo un sacco.

Avessi dato ascolto alle mie aspettative, Katana Zero sarebbe stato solo un gioco di tagliare teste in pixel art. Una robetta veloce, pulita, missioni su missioni di schermate più o meno complicate da ripulire con fretta e astuzia. E invece lo capisci subito che la butta a sorpresa da un’altra parte, sulla narrazione e, seppure si nasconde dietro la sacra arte del mischione psicologico alla cazzo, mannaggia, gli riesce parecchio bene. Dialoghi ben scritti, tempi ridotti e personaggi ben caratterizzati riescono a intrattenere senza annoiare e, raccolti tutti i pezzi, se ne esce con un bel gruzzolo di informazioni su cui meditare.

Ma poi arriva l’azione. Accompagnato da una colonna sonora di livello, Katana Zero è sì un gioco di tagliare teste in pixel art, ma nel quale velocità e tattica si fondono per dare vita a coreografie che non pensavi di poter mettere in scena. La rotolata evita i colpi, il rallenty ti permette di rimandarne al mittente qualcuno, ma l’abuso è spesso consigliato in entrambi i casi e la varietà dei nemici è spesso il padre padrone delle tue scelte. Andrà male, ovvio che andrà male un milione di volte, ma si riparte in un lampo e i checkpoint sono piazzati d’ingegno per non farti abbandonare la fede.

Impegnativo ma mai infame bastardo, il gioco ha un’impennata nei suoi ultimi minuti di vita. Minuti che non saranno proprio minuti e che richiederanno una precisione molto meno amatoriale. Sono i suoi momenti migliori, però, perché è quando bisogna essere perfetti che si riescono ad apprezzare meglio le sfumature di un gameplay semplice ma pure solido e raffinato. Prima ti diverti, ammazzi pure qualche boss con l’amaro in bocca perché intuisci che ce n’era per osare di più, ma poi soffri e migliori, senza scomodare mai la frustrazione, e cominci a giocare in Serie A.

Si può discutere della sua pixel art, alcuni scenari son sicuramente meno curati di altri e a volte sembra pigro nella messa in scena, ma ho adorato i suoi colori sbomballati anni ‘80 molto più dei rimandi a walkman e videotape. La durata non ecciterà le folle, fattacci loro, ma mi son gustato ogni singolo minuto di questo gioiellino, pure alle 2:20 di notte di fronte a un boss finale che non voleva saperne di lasciarmi andare.

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Ho giocato Katana Zero dopo averlo acquistato al day one su Steam. Ho terminato l’avventura principale in circa 7 ore e perdendone una a cercare di superare un terribile e fastidioso laser.

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