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Il re leone in CG non è male, ma il cartone recitava meglio

Il re leone in CG non è male, ma il cartone recitava meglio

Ultimamente, niente mi mette in crisi come scrivere dei rifacimenti dei classici Disney. E ogni volta è sempre peggio, perché se qualche mese fa, a proposito del live action di Aladdin, accennavo a come la riproposizione pari-pari finisca sempre per sollevare tutta una serie di questioni sulla liceità dell’operazione e sulla definizione dei meriti, con Il re leone passiamo addirittura al livello successivo.

Premesso per l’ennesima volta che non ho nulla contro gli schemi narrativi che ritornano, ché la cultura popolare si fonda sulla ripetizione e la variazione, eccetera eccetera, il film di Jon Favreau è per buona parte un calco dell’originale del 1994, con gli stessi movimenti di macchina e le stesse composizioni. Tra l’altro, al netto del realismo e diversamente da Aladdin, qui non ha nemmeno senso parlare di live action, dal momento che siamo ancora e abbondantemente dentro i confini dell’animazione. Soltanto, virata alla computer grafica e al realismo.

Tutto questo sposta il valore del film non tanto sulla qualità del comparto visivo in sé - che, lo dico subito, è ben fatto - né tantomeno sulle scelte di fotografia o sulle interpretazioni della colonna sonora, arricchita da un paio di nuove canzoni firmate da Elton John e affidata a gente del calibro di Donald Glover e Beyoncé (perlomeno nella versione originale, ché qui tocca accontentarci dei pur bravi Marco Mengoni ed Elisa).

No, per come la vedo io, per afferrare l’esito dell’operazione occorre prima di tutto capire se le novità introdotte siano state o meno in grado di specchiare una struttura narrativa e una composizione nate, originariamente, per incollarsi a un altro stile. In quest’ottica, direi che la messa in scena non ha risentito del nuovo colpo d’occhio ma, anzi, ne è uscita piuttosto bene. Il racconto, invece, ha finito per cozzare contro un fraintendimento.

Va anche detto che il Simba "realistico" mi ricorda la mia gatta, quindi è OK.

Al di là della qualità visiva, il film del 1994 scritto da Irene Mecchi, Jonathan Roberts e Linda Woolverton, colpì l’immaginario collettivo in via di un taglio maturo distante dai canoni fiabeschi di altre opere Disney. Forse convinti - ma vai a sapere - che questo taglio avrebbe naturalmente attecchito al fotorealismo del remake, come ho già scritto Favreau e lo sceneggiatore Jeff Nathanson non si sono presi molte libertà, anzi.

Il problema è che lo script de Il re leone, a prescindere dalle tematiche più o meno pese, non è stato modellato attorno al realismo, ma rimanda semmai a tutti quegli archetipi classici di successione al trono, morte e rinascita. Al topos del re pescatore del ciclo arturiano, naturalmente, ma soprattutto alla drammaturgia di Shakespeare, dalla quale ha finito per mutuare sia i toni tragici che le parti buffe. Tutta questa roba, con le sue iperboli, l’animazione classica del 1994 riusciva a coglierla e a restituirla alla perfezione, in via di un character design pensato attorno al registro dei dialoghi e alle doti teatrali dei doppiatori. Parla per tutti lo Scar di Jeremy Irons.

Scar è forse il personaggio che ha risentito di più del passaggio da uno stile all’altro.

La direzione artistica del remake, invece, ha finito per appiattire la recitazione (se così si può dire) e, in generale, la profondità dell’opera. Questo non significa che il Re leone di Favreau fallisca totalmente nel definire la gravità di certe situazioni o la comicità di altre, eh, ma mi va in crisi sulle sfumature. E di questa crisi risentono soprattutto i personaggi più foschi come Shenzi e, di nuovo, Scar, che, senza quell’alone di tragica ironia, finisce per essere “soltanto” un cattivo.

Poi, per carità, probabilmente era quasi inevitabile che, volendo fare quella roba lì in quella maniera lì, qualcosa sarebbe andato diversamente rispetto al modello di partenza. Il problema, almeno per quanto mi riguarda, è che al netto di una storia comunque fantastica e di una resa visiva interessante, quello che si è guadagnato non fa il paio con i sacrifici, ecco.

Ho visto Il re leone in anteprima grazie a una proiezione stampa alla quale siamo stati gentilmente invitati dal distributore italiano. Non vi conviene trattenere il respiro fino all’uscita in sala, dal momento che è prevista per il 21 di agosto.

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