La realtà è fantascienza in Essi vivono
John Carpenter. Serve dire altro? Eppure, tra Halloween, La cosa e Fuga da New York alcune sue opere vengono spesso dimenticate. Tra queste, c'è quel piccolo gioiello chiamato Essi vivono.
Sarà un caso ma un film come questo appare di rado sui cosiddetti mezzi "mainstream". Tant'è che in tutti questi anni, l'avrò rivisto in TV al massimo due o tre volte. Non sarà che i contenuti sono troppo sovversivi? O che non si voglia far riflettere la gente? Avrò sbagliato a mischiare la birra con il cognac? Questo è sicuro.
Comunque... John Carpenter. Un nome che (insieme a Ridley Scott e James Cameron) è diventato sinonimo della fantascienza anni Ottanta, quand'era nel pieno del suo genio creativo. Purtroppo, come spesso avviene per molti registi, il tempo ne ha esaurito la vena dissacratoria e anti-establishment a favore di seguiti o pseudo remake (quello era, in fondo, Fuga da Los Angeles). Essi Vivono può essere considerato come un compendio del Carpenter prima maniera, iniziando dai temi trattati per arrivare alla realizzazione quasi amatoriale.
Anche il titolo del film è “nascosto” tra i graffiti.
L’analisi del film deve partire per forza dalla trama, tanto semplice quanto surreale. Nell'America di fine anni Ottanta, un vagabondo si trova a lottare per la sopravvivenza dell'umanità. Come? Eliminando uno ad uno gli alieni camuffati da umani che vivono tra la gente, smascherandoli grazie a un paio di occhiali speciali trovati per caso. Alla fine, guiderà una vera e propria rivolta contro il potere prestabilito, nel più classico stile action movie.
Ispirata al racconto breve Alle otto del mattino, la trama dice molto più di quanto non sembri. Innanzitutto, come spiegato dallo stesso Carpenter, l'intero film è una critica al capitalismo sfrenato del governo Reagan e ai problemi che ha creato per ampie fasce della popolazione. Lo testimoniano le scene iniziali, in cui il protagonista fatica a trovare lavoro mentre si vedono senzatetto e grattacieli fianco a fianco (siamo a Los Angeles, ovviamente).
Il momento della verità.
Le celebri diseguaglianze degli Stati Uniti, tuttora il paese più ricco ad avere il maggior numero di poveri, costituiscono un punto cardine di Essi vivono. E il modo in cui vengono celate, tramite il conformismo e i mass media, ne è l'aspetto più preoccupante. John Nada, il protagonista, svela l'inganno con i suoi occhiali magici, leggendo tutta una serie di frasi subliminali attorno a lui. "Consumate", "obbedite", "non contestate l'autorità" sono alcuni dei messaggi più o meno nascosti con cui gli invasori alieni martellano il genere umano. Oltretutto, nascondono l'aspetto da zombi dietro volti rassicuranti.
Ma chi sono veramente questi alieni? Scegliete voi. Ai tempi neanche quarantenne, Carpenter ce l'aveva a morte coi repubblicani e con lo stesso Reagan. Del resto, e per tradizione, la destra americana rappresenta le classi sociali più ricche, quelle che vengono regolarmente accusate di tutto il male possibile. Al di là che siate di destra o sinistra, Essi vivono fa comunque riflettere per tutte le chiavi di lettura che possiamo applicare. Togliendo la politica, si può vedere come una critica al consumismo, alla falsità dei mass media e all'ipocrisia della società moderna (nel film, diversi umani sono alleati o collaborano con gli alieni).
La periferia di Milano, arrivando in treno.
Sul lato realizzativo, siamo nel pieno della prima era Carpenter, quindi ai livelli di un B-movie con qualche tocco di classe. L'attore protagonista, ad esempio, è nientemeno che Roddy "Rowdy" Piper, celebre wrestler purtroppo scomparso anzitempo nel 2015. Massiccio ma anche molto espressivo, trova in Keith David la sua spalla ideale, nei panni di un operaio deluso dal sistema americano (ma rassegnato a viverci). Insieme ricreano le classiche dinamiche dei film d'azione anni Ottanta, con la coppia di eroi che litiga di continuo senza mai separarsi davvero.
Proprio sul fronte "litigio", bisogna ricordare una fra le scene più celebri del film: lo scontro in un vicolo tra i due protagonisti, lungo oltre cinque minuti. Quasi noioso visto la prima volta, acquisisce significato ragionandoci sopra. La premessa è che il personaggio di David non vuole indossare gli occhiali rivelatori ed è disposto a fare a botte per questo motivo. Alla fine soccombe e arriva ad acquisire piena consapevolazza del mondo che lo circonda. L'intera scena si può vedere come la testardaggine di chi vive nell'illusione del mondo moderno, rifiutandosi di andare oltre le apparenze.
Lo scontro è finito, Frank vede la luce.
In negativo, anche per quei tempi, Essi vivono mostra scenografie fin troppo cartonate e un cast di contorno ridotto all'osso (forse per motivi di budget). I temi trattati meritavano maggiore profondità e analisi, ma Carpenter ha sempre preferito l'azione e i colpi di scena. Sotto questo aspetto, le ultime inquadrature sono a dir poco esilaranti, e non le rovino a chi non avesse mai visto il film. Del resto, l'umorismo è un altro punto chiave di questo autore, un vero genio nell'unire temi "dark" e risate.
I dialoghi, altra specialità del regista, sono perfetti nel loro stile esagerato e fumettistico, o lo sarebbero se non si mettesse di mezzo la solita traduzione italiana a dir poco fantasiosa, con parole inventate, frasi stravolte e così via. Quando Nada fa una strage di alieni in banca, nell'originale pronuncia la celebre "I have come here to chew bubble gum and kick ass" ripresa da Duke Nukem nei videogiochi. Si poteva facilmente tradurre con "Sono venuto a prendervi a calci masticando chewing gum", invece diventa "Raccomandate l'anima al creatore, sono venuto ad annientarvi". L'inglese, questo sconosciuto.
Duke Nukem con i capelli lunghi.
L'accompagnamento musicale, come da prassi per questo regista, è fatto di jingle e ritornelli da tastiera ripetuti per tutto l'arco del film. I temi sono orecchiabili e adatti al racconto, ma un po’ ripetitivi e certo non memorabili quanto quelli di Halloween o Fuga da New York.
Concludendo, resta poco altro da dire: lungo appena un'ora e mezza, è un film che si rivede con piacere e che mostra ben pochi segni dell'età. Ma soprattutto, può essere un semplice passatempo o il punto di partenza per analizzare questioni molto serie. Il suo maggior pregio è nascondere sotto l'apparente leggerezza molti significati, senza annoiare lo spettatore con frasi fatte o inutile retorica. Il punto è se ci servano degli occhiali magici, per scoprire cosa c'è realmente dietro la copertina.