Discrete Orange: GBA al gusto d'arancia
Uno dei miei piaceri nella vita è scoprire giochi moderni realizzati per console ormai morte commercialmente. C’è qualcosa di magico e a tratti perverso nell’utilizzare vecchie piattaforme per nuove idee, a volte per spingere la macchina ai suoi limiti tecnici, altre volte semplicemente perché agli sviluppatori gira così. Ed è bello quando gira così.
Discrete Orange si inserisce in questo secondo filone: è un micro-gioiellino indie di concezione moderna, che però è in grado di girare interamente su un vero Game Boy Advance, o su un emulatore se avete fatto scelte di vita sbagliate e avete venduto il GBA per comprare la PS3. Protagonista del gioco è una piccola arancia in grado di muoversi fra livelli platform, ma solo a scatti. Niente movimenti fluidi. Il risultato è un puzzle platform turn-based molto più facile da capire guardandolo che leggendolo, ve lo garantisco. Ma il concetto base è questo: il tempo si ferma finché non decidi di muoverti. E quando ti muovi, lo fai in “salti discreti”, da cui il titolo. Tipo teletrasporto “ma più bello”™. Questo sistema apparentemente rigido apre in realtà a una quantità sorprendente di possibilità, tipo passare attraverso muri sottili o cadere giù in verticale schivando ostacoli come un bullet hell zen. Immaginate un Crypt of the NecroDancer, ma senza musica, senza ritmo, senza fretta e avrete un’idea.
Passare è semplice, è prendere il cioccolato che è difficile.
I livelli sono abbastanza impegnativi ma mai troppo punitivi: se si muore si ricomincia semplicemente dall’ultima piattaforma stabile. Ci sono anche piccole sfide aggiuntive collegate al collezionare pezzi di cioccolata sparsi nei livelli, non necessari al completamento del livello ma necessari a dimostrare di aver appreso le molte possibilità del pur semplice sistema di gioco. Il tutto funziona molto bene, grazie a un level design che offre una buona varietà di sfide, blocchi, ostacoli e inventiva, costringendo il giocatore a piegare le regole del gioco in maniere sempre nuove.
Caruccissima la grafica, semplice, colorata e pienamente in tema con i giochi Game Boy Advance dell’epoca. Musica ed effetti sonori fanno il loro, tenendo conto che il chip audio del GBA è famoso per far sembrare un Nokia 3310 un impianto Dolby Surround. Ma funzionano, e a tratti hanno persino charme.
Dopo un po’ si palesano anche dei nemici veri e propri.
Nel complesso è un gioco ben fatto, che non paga la sua natura prettamente casalinga (ricordiamo che gran parte di questi sviluppatori retro sono hobbysti) e anzi mostra una buona rifinitura e un approccio sicuramente molto unico al puzzle platforming.
Potete comprare il gioco su itch.io oppure, se proprio ci tenete, sta per uscire anche un’edizione fisica con vera cartuccia, box e manuale, così giusto per metterlo in bella mostra a fianco alle costosissime scatole dei Pokémon per ricordarci che a volte il futuro (o il passato?) profumano d’arancia.