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Buffy The Vampire Slayer: Chaos Bleeds è stato il canto del cigno della mia PS2 | Racconti dall'ospizio

Buffy The Vampire Slayer: Chaos Bleeds è stato il canto del cigno della mia PS2 | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Era un sabato mattina del 2008 o giù di lì. Girovagavo senza alcuno scopo fra gli scaffali di un negozio di elettronica di una nota catena, curiosando senza intenzione di comprare nulla. Poi, rovistando fra i cestoni delle grandi occasioni, mi capita di vedere Buffy The Vampire Slayer: Chaos Bleeds per PlayStation 2 al vergognosissimo prezzo di quattro euro e novanta e ovviamente non posso fare a meno di prenderlo.

Buffy, la serie TV, era ormai finita da qualche anno e anche Angel aveva da poco terminato la propria corsa, lasciandomi un incolmabile senso di vuoto, talmente mi avevano appassionato le avventure della cacciatrice e della sua variegata gang di amici e compagni di battaglie, con i loro mille problemi quotidiani derivati dal passaggio dalla vita da adolescenti a quella da adulti. La mia PlayStation 2, quella arrivata nel Natale del 2002 insieme a Grand Theft Auto: Vice City, ormai la accendevo per qualche saltuaria partita a Pro Evolution Soccer o a The Sims: Fuori Tutti. Stavo lentamente mettendo da parte il necessario per passare alla successiva generazione. Sarà anche che avevo da poco terminato la mia vita studentesca e stavo cercando il mio posto nel mondo, ma, sommando tutte le cose, era come se fosse finito un ciclo e ne stesse per iniziare un altro, composto solo da dubbi e incognite. E così, come una sorta di coperta di Linus a cui aggrapparmi, tornai a casa, accesi la mia PlayStation 2 e inserii il DVD del gioco.

Chaos Bleeds fu la quarta incarnazione digitale della cacciatrice, dopo un paio di titoli per le portatili Nintendo e un buon gioco pubblicato nel 2000 in esclusiva per XBox. Non avendo mai giocato a questi titoli, Chaos Bleeds fu per me una sorta di manna dal cielo, dato che per la prima volta potevo indossare i panni virtuali dei protagonisti della serie. A differenza del titolo del 2000, intitolato semplicemente Buffy The Vampire Slayer, in questo nuovo gioco, oltre a Buffy, eravamo chiamati ad impersonare gli altri protagonisti della serie: Willow, Xander, Faith e Spike, che si ritrovavano a dover contrastare il malvagio piano di Ethan Rayne – un antagonista minore della serie comparso in pochi episodi – il quale, in combutta con il Primo (avversario dell’ultima stagione della serie), voleva gettare il mondo in una sorta di perenne oscurità. Il gioco è un mix fra un picchiaduro a scorrimento e un adventure, dove a turno interpretiamo via via i protagonisti della serie intenti a eliminare a suon di calci e pugni vampiri, demoni e anche zombie, visitando i luoghi classici della serie, fra cui il Magic Box, il cimitero di Sunnydale e il liceo, dovendo affrontare un boss all’interno di ciascuno stage, fra cui alcuni volti noti come il demoniaco Kakistos, comparso nella terza stagione della serie e misteriosamente tornato in vita.

Il feeling della serie originale c’era tutto: dalle musiche, passando per il doppiaggio da parte del cast originale (ad eccezione di Sarah Michelle Gellar e di Alyson Hannigan, che non hanno prestato la loro voce), sembrava veramente di vivere una sorta di puntata interattiva della serie originale. Anche la trama, seppur non particolarmente originale, si collocava perfettamente nel mezzo della quinta stagione del serial, con diversi rimandi ad alcune specifiche puntate e qualche strizzatina d’occhio anche ad Angel. Dove il gioco peccava era decisamente dal lato tecnico, mostrando un comparto grafico non troppo esaltante e un sistema di combattimento piuttosto povero: in buona sostanza, i personaggi si limitavano a tirare calci e pugni tutti identici all’avversario per poi dargli il colpo di grazia (nel caso dei vampiri si utilizzava, ovviamente, un paletto di legno, mentre nel caso di altre creature si potevano utilizzare spade, asce, balestre e via dicendo). I personaggi con meno forza fisica, Willow e Xander, facevano maggiormente ricorso rispettivamente alla magia (Willow poteva bruciare gli avversari con una sorta di incantesimo del fuoco) e ad armi particolari (Xander poteva, ad esempio, utilizzare un bizzarro Liquidator caricato con acqua santa), ma poco cambiava. A questo aggiungiamo che l’intelligenza artificiale dei nemici non era certo il massimo della vita e che gli enigmi non andavano mai oltre il classico “tira la leva” e “metti la chiave nella serratura” e il risultato era un gioco assolutamente imperdibile per i fan ma totalmente trascurabile per chi non abbia mai seguito la serie. Ad allungare il brodo e la vita del gioco in singolo (tranquillamente terminabile fra le cinque e le sei ore) erano state inserite alcune modalità multiplayer (tra cui la divertente Bunny Catcher che chiedeva al giocatore di catturare il maggior numero possibile di conigli, aspetto che faceva leva sulla fobia del personaggio di Anya per i suddetti animali) e la possibilità di sbloccare alcune interviste e dietro le quinte sullo sviluppo del gioco.

Avevo completato circa due terzi dell’avventura quando la mia PlayStation 2 cominciò ad arrancare e a mostrare i segni del tempo e delle tante ore di gioco passate: il DVD si bloccava o andava a scatti, segno che la lente (e forse anche qualcos’altro) stava per partire per un viaggio di non ritorno. Prima che la console morisse completamente, anche per un discorso affettivo legato al fatto che si trattasse di un regalo, decisi che non l’avrei più accesa e che l’avrei riposta nella sua scatola originale blu elettrico, che avevo ancora, come se fosse andata in una sorta di casa di riposo per console. Ma non potevo certo rinunciare a completare il gioco, quindi utilizzai quel poco che avevo messo da parte per la nuova generazione per acquistare una PS2 Slim, grazie alla quale riuscii nell’impresa.

Insomma, Chaos Bleeds, nonostante fosse un gioco nella media, lo conservo nel cuore, non solo perché tratto da Buffy ma anche perché fu l’ultimo titolo giocato sulla mia prima PlayStation 2 e allo stesso tempo fu il primo sulla mia seconda PlayStation 2.

Purtroppo, dopo Chaos Bleeds la serie godette solo di altre due incarnazioni videoludiche: un modesto gioco per cellulare e un altrettanto modesto titolo per Nintendo DS, Sacrifice, che di bello aveva solo la cover. Ma coltivo sempre la speranza che prima o poi un nuovo gioco di Buffy venga sviluppato, anche solo per far contento qualche vecchio fan come me. In fondo, certe storie non finiscono mai veramente.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai vampiri, che trovate riassunta a questo indirizzo.

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