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Blades of Time: due spade, due seni, due glutei. Serve altro?

Blades of Time: due spade, due seni, due glutei. Serve altro?

Un incipit ridotto ai minimi termini, proprio come i vestiti della protagonista: Blades of Time si svolge in un mondo dove cacciatori d'oro viaggiano attraverso portali dimensionali, incuranti del pericolo cui vanno incontro. E Ayumi, la procace protagonista del gioco, non fa eccezione. Nello straordinario universo nel quale è catapultata, farà una serie di incontri che cambieranno la sua vita, e le daranno il potere di gestire le miracolose Spade del Tempo. Lo script, poco ricercato, presenta una logorroica eroina sempre pronta a commentare qualsiasi evento, col mesto risultato di una narrazione fin troppo banale e ricorsiva. La ricerca dell'amico perduto, la scelta degli dei di affidare alla ragazza i poteri del tempo, umani che farebbero di tutto pur di accumulare immensi tesori e via discorrendo, da una banalità a un'altra.

In un periodo decisamente luttuoso per gli action game (facciamo un minuto di silenzio in ricordo di Ninja Gaiden) non è certo Blades of Time che punta a risollevare le sorti di un genere che sta pericolosamente caracollando. Tuttavia, pur non trattandosi una grossa produzione, i ragazzi di Gaijin Entertainment, hanno profuso tutto il loro onore russo per creare un titolo quantomeno decente. Abbandonate le velleità anime, che donavano al prodotto un'identità estetica accattivante, gli sviluppatori si sono lanciati in un ben più  scontato realismo. Il risultato finale è un character design anonimo rispetto al precedente episodio, ma comunque gradevole, pur senza svettare nell'arco dell'intera avventura.

Ayumi sgambetta veloce tra un mare di creature ostili, e saltano subito all'occhio le discrete animazioni, ma soprattutto il buon senso d'impatto che si avverte colpendo i nemici. A fronte di un sistema di combo piuttosto semplice - i soliti colpi rapidi e potenti - l'uso della magia accorre in nostro aiuto, generando ondate di fuoco, ghiaccio o temibili terremoti. Immancabile anche un letale archibugio a miccia: qualcosa di esteticamente più retrò di un moderno fucile, ma altrettanto efficace. I poteri si dispiegano lentamente nel corso dell'avventura, in una curva di apprendimento gradevole ed esaltante. Da semplice spadaccina, ci ritroveremo a diventare una vera e propria furia, soprattutto grazie alle famigerate spade del tempo.

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L'idea che gestisce il loro potere è semplice: con un tasto si riavvolge il tempo, ovviamente per un periodo limitato, dopodiché, mentre il nostro "doppione" comincerà a compiere le azioni "registrate", noi saremo liberi di agire diversamente. Immaginate, ad esempio, di trovarvi di fronte a un coriaceo guerriero d'avorio. Potete lanciarvi verso di lui e cominciare a tempestarlo di colpi. A causa della sua resistenza, però, il rischio è di soccombere sotto delle possenti martellate. A quel punto, potrete tranquillamente riavvolgere il tempo. Mentre il vostro "clone" colpirà il gigante d'avorio, voi sgattaiolerete  alle sue spalle per tempestarlo di magie. L'operazione è ripetibile nei limiti di un generoso indicatore e scoprirete presto che gestire sei o sette Ayumi che colpiscono, eseguono magie, sparano a distanza, diverrà sempre più facile e gratificante.

Nonostante ciò, il titolo Gaijin è afflitto da un grave problema di fondo: l'estremo senso di confusione. La telecamera spesso isterica, il blur arancione che ammanta lo schermo durate l'utilizzo delle spade, l'aleatorieità di molti enigmi. Questi, sempre piacevoli e ben congegnati, a volte paiono funzionare per il rotto della cuffia, come se gli sviluppatori avessero calcolato i tempi di duplicazione con una certa fretta. I rallentamenti del motore poligonale, le diverse compenetrazioni, e in generale lo stile poco rifinito mostrano il quadro di una produzione riuscita solo a metà. Per fortuna, complice il già citato e genuino istinto combattivo, la bella Ayumi riesce ad intrattenere, senza fossilizzarsi sulle lotte, ma ampliando il concetto delle spade in vari contesti ludici (come in un determinato livello che non sveliamo). La base tecnica che sorregge il tutto passa da scenari di una banalità sconcertante a mondi dai guizzi onirici davvero ben caratterizzati. La fluidità pare essere granitica, salvo poi perdersi in un bicchier d'acqua, evidente segno di un codice chiaramente sporco. Eppure, Blades of Time si lascia guardare, non tanto per ostentate velleità tecniche, quanto per un design dei livelli nel complesso riuscito, a parte qualche banalissimo scorcio. Il sonoro è del tutto anonimo. Le solite musiche e il sufficiente doppiaggio italiano accompagnano l'azione col solo pregio di non disturbarla, almeno se non consideriamo le petulanti e spesso frivole considerazioni della protagonista.

Una posticcia modalità online denominata Rivolta aggiunge poco o nulla all'esperienza complessiva: vuoi per la cronica mancanza di giocatori in rete, vuoi per l'evidente frettolosità con cui è stata inserita. Paradossalmente, giocando da soli, si può apprezzare al meglio questa opzione, proprio perché sunto dell'intera avventura: si inizia con pochi poteri e se ne sbloccano di nuovi ad ogni dipartita. Ecco quindi che difendere il proprio territorio si trasforma in un'accesa modalità arena, dove poter dare libero sfogo ai poteri della protagonista. Gradevole, ma non eccelso, ben congegnato, ma fin troppo caotico, Blades of Time riesce comunque a divertire, grazie a una struttura ludica piacevole e ben pensata, anche se palesemente non oliata a dovere.

Voto: 5,5

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