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AZITO, la serie a cui vorresti giocare ma non ci giocherai mai | Racconti dall'ospizio

AZITO, la serie a cui vorresti giocare ma non ci giocherai mai | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

La cosa più bella che ricordo del periodo PlayStation 1 fu quando, dopo un’indecisione con punte quasi drammatiche, mi decisi a modificarla o modchipparla, che dir si voglia. Lo feci perché mi resi conto, quasi subito, per la verità, che stavo navigando solo sulla superficie dei giochi che PlayStation offriva. Me ne rendevo conto, ma non avevo ancora scelto di abbandonarmi al lato oscuro del gaming. Evidentemente, non mi era bastato giocare a King's Field 3, con sopra scritto King's Field 2*. No. Quell’occasione non mi aveva aperto gli occhi, non del tutto, almeno. Ma quell’amara consapevolezza si stava facendo largo in me. Siamo stati, siamo, e saremo sempre il terzo mondo dei videogiochi giapponesi.

Quando andai in Giappone, entrai in una sala giochi della prefettura di Osaka e tutti gli avventori giocavano ad una specie di Dinasty Warriors olografico. una roba assurda da raccontare, anche se sembrava più Sengoku Basara, figurarsi da vedere in prima persona. Alla, cassa i giappi compravano delle carte, in piccoli pacchetti, tipo Magic. Poi le sbustavano in loco e, quando il mazzo era "OK" - dopo opportuni cambiamenti, Gwent docet - mettevano i proverbiali gettoni/yen, facevano le scan delle carte su un apposito apparecchio e sul cabinato comparivano i loro combattenti. Poi, in un tripudio di effetti speciali, iniziava la battaglia, con un tale casino di icone, vocine e anime-style da avere il mal di testa. La scena mi ricordò la famosa battaglia di scacchi animati sul Millenium Falcon. Non ricordo il nome di quel gioco, per qualche motivo a me ignoto.

Sì, in alcune sale giochi in Giappone stanno a quel livello. Fatevi domande.

Travolto dall’entusiasmo, comprai un pacchetto da 6oo yen alla cassa, ma subito dopo l’acquisto mi venne detto in uno stentato ma cordialissimo inglese:

Sory but... this game is... for us.

Quel for US fu un’autentica pugnalata a tradimento, in grado di smorzarmi ogni appetito, mi rendevo conto che non avrei mai avuto un posto riservato da quelle parti e a quella tavola. Un po' come quello che accade negli MMO coreani meno noti, ma dannatamente strafighi, a cui ci viene impedito l’accesso. Il Giappone è sempre stato così ,per noi occidentali. Ci puoi vivere anche per vent'anni, ci puoi fare persino una serie YouTube intitolata A Pizzocalabro Otaku in JP, potrai essere anche la più grossa gnocca cosplayer/influencer con contratti presso Namco o Bandai, presenziare il Comiketto come madrina vestita da Silen, quel che vuoi, ma prima o poi, ti arriverà sulle gengive un "For Us", stanne certo/a.

Quando meno te lo aspetti, magari durante una cerimonia religiosa, particolarmente sentita, o su una panchina, a tradimento, mentre sbucci un mandarino davanti a un tempio. Chi può dirlo? Ho sentito così tanti racconti di "turiste di lunga permanenza" che sbottavano offese perché era stato detto loro in maniera cordialissima (e dunque più doloroso che mai) che "Lo yukata/kimono non è adatto per le vostre forme di donne occidentali"… e quello è solo l'inizio.

Ecco, per farla breve, il fantomatico FOR US è quello che, moddando la PlayStation, speravo di evitare, da lì in futuro. E che ho anche evitato, per certi versi, anche se con una certa consapevolezza di fondo: non avrei mai potuto godermi giochi interamente in ideogrammi giapponesi.

Dopo questo pistolotto, credo necessario, ecco perché posso parlarvi della strafica Azito Series ma solo in termini di amatore e forsennato smanettone che ha capito meno di quello che il gioco in realtà offra. Questa serie l’ho scoperta tramite un volantino presente in un altro gioco giapponese, ancora più delirante: Ai to Yuujou no Neko Monogatari Jingle Cats Love Para Daisakusen no Maki. Se mai ci sarà una Cover Story sui gatti, vi spiegherò di cosa si tratti esattamente. Ad ogni modo, incuriosito da questo volantino, mi rivolsi al mio rivenditore di fiducia e mi accaparrai il primo Azito con qualche perplessità di fondo.

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Riuscite a resistere a una cosa simile?
Giant Robo, Lion Maru, Kikaider, Super Robot Red Baron, Inazuman, Spectreman, Daitetsujin, Kamen Rider…(Azito 3 - PlayStation)

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Un tempo, questo gioco lo chiamavo "Il gioco dei gatti giappo per PSX"... mi ci vollero anni per trovare titolo, autori e ogni cosa riguardante questo autentico delirio. Questo simulatore di gatti domestici venne pubblicato in Giappone nel 1997/1998 e ottenne un’uscita internazionale.

Vi confesso che non avevo nemmeno capito che tipologia di gioco fosse, quello strano ma affascinate collage di eroi tokusatsu del volantino. Azito è una serie strategica, con caratteristiche fortemente simulative, in cui noi dobbiamo costruire una base per i nostri amati robottoni. Il nostro compito è, in pratica, gestire una “Fortezza delle scienze”.

Anziché far guidare i robot, Azito si focalizza sulla creazione e mantenimento della base che li ospita. In poche parole, la serie di Astec 21 (Astec Two One) è questo. Vi vedo già schizzare sulla sedia, su eBay o qualche rivenditore di fiducia, perché sulla carta questa idea è una cosa estremamente figa. La parola Azito (Ajito), in giapponese, significa pressappoco "Super Base Nascosta" e infatti, la mitica Fortezza delle Scienze del leggendario Mazinga Z era appunto una super base scientifica, nascosta nei livelli inferiori, dotata di difese e squadre specializzate, sale di riparazione e creazione.

Però calma: i mitici robot di Go Nagai non ci sono, in questo gioco. In Azito, il giocatore assume il ruolo di comandante principale di una base segreta di robot “originali” - in alcuni casi - da costruire pezzo per pezzo. Le armi della base, sotto forma di mech/robot, sono sviluppate e utilizzate per difendere la base segreta dagli attacchi nemici. Ma c'è molto da dire, a tal proposito.

Il giocatore/comandante responsabile della sua base Ajito deve costruire strutture come un centro di comando, un centro riparazioni, una stazione medica e molte altre strutture/stanze. Lo stile era vagamente alla Command and Conquer ma la visuale cambiava a seconda del capitolo giocato. Il primo Azito offriva una graziosa grafica bidimensionale, il secondo e il terzo avevano invece una visuale isometrica, ricca di dettagli, e infine la grafica tornava nelle due dimensioni su Xbox One e 3DS, ma in qualche occasione offriva qualche variante.

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L’ultimo capitolo della serie, Azito x Tatsunoko Legends (del 2015), è senza dubbio quello più riconoscibile. Il gioco conta una cast di tutto rispetto grazie alla Tatsunoko: Science Ninja Team Gatchaman - Speed Racer - Shinzo Ningen Casshan - Hurricane Polymar - Time Bokan - Yatterman - Zenderman - Rescueman - Muteking, The Dashing Warrior - Yattodetaman - Golden Warrior Gold Lightan - Gyakuten! Ippatsuman - Mirai Keisatsu Urashiman - Itadakiman - Genesis Climber MOSPEADA - Okawari-Boy Starzan S…oltre a molti kaiju “storici” e licenze di Azito come “Spectreman” e “Lion Man”.

L'obiettivo del gioco è sempre il medesimo, indipendentemente dal capitolo giocato, e cioè continuare ad espandersi, un po' come in Fallout Shelter, e proteggere con successo la nostra base segreta dagli invasori. L'esclusiva miscela di Azito, a base di risse Kaiju e pianificazioni attente della base, come per esempio creare il giusto numero dei power supply/reattori atomici, per far funzionare tutto, lo rende un gioco particolarmente gustoso, perlomeno quando si capisce dove cliccare. I controlli sono molto intuitivi ma spesso ci si perde dentro menu piuttosto complessi. La comprensione della lingua giapponese, per giocare, è strettamente necessaria, ma in alternativa è possibile fare qualche ricerca mirata e capire almeno gli ideogrammi per identificare correttamente le nozioni base, come "costruisci" oppure "cancella" e così via. Non è un gioco da affrontare alle 22:00, insomma.

Non manca una carinissima assistente, che ci aiuta durante le fasi iniziali del gioco e che ci fornisce supporto costante su come e dove posizionare le stanze, addestrare le truppe e costruire robot e laboratori (Azito 3D nella foto).

La base segreta, inoltre, deve essere protetta per essere completata. È necessario costruire sistemi di difesa, un piccolo esercito a protezione delle nostre strutture, e qualche mostro meccanico che sorveglia la superficie della nostra base. Il giocatore, inoltre, non può attaccare le basi nemiche, ma solo intercettare le unità che si apprestano ad attaccarlo e dare il via a poderosi scontri nella parte superiore della mappa. Scegliendo i propri attributi e le proprie specializzazioni con l'aiuto di personale specializzato, inoltre, è possibile sviluppare una varietà enorme delle armi e l'aspetto della base cambia in base a ciò che viene sviluppato. Nel primo Azito non era possibile scegliere l’allineamento, ma successivamente hanno introdotto la possibilità di edificare e scegliere di gestire la base di un super cattivo, come novelli Dottor Inferno.

Ovviamente, dovete costruire anche una rampa di lancio per il vostro… GIANT ROBO!
La creazione più famosa di Yokohama è naturalmente presente nel gioco (Azito 3D).

Il gioco, infine, possedeva una caratteristica invidiabile per l’epoca: era possibile scambiare i progetti delle nostre armi con altri giocatori tramite apposita memory card. Si tratta di una caratteristica scomparsa e di nessuna utilità oggi, ma all'epoca nacquero chat/gruppi in Giappone di folli progettatori e scienziati pazzi che si scambiavano le loro creazioni. Azito è una serie che ha cessato di esistere nel 2015, dopo aver offerto una boccata d’aria fresca nel mondo dei giochi strategici e gestionali, ed è veramente un peccato che sia scomparsa: con la licenza giusta indovinata ad hoc, poteva diventare immortale, come la Lega Z.

La versione 3DS di Azito (pubblicata da Hamster) propone alcuni contenuti aggiuntivi sull'eShop giapponese, ambientati rispettivamente a Kyoto, Osaka e Tokyo. Ognuno di questi oggetti specifici, del prezzo di circa 500 yen, offre ulteriori aggiunte al gioco e una grafica più dettagliata.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata all’arrivo di Neon Genesis Evangelion su Netflix e ai robottoni in generale, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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