Outcazzari

Si scrive Skylar & Plux: Adventure On Clover Island, si legge Dopolino

Si scrive Skylar & Plux: Adventure On Clover Island, si legge Dopolino

Nonostante passi per un cerbero, non provo alcun piacere nel bocciare quei titoli che a mio avviso non meritano il vostro tempo. Skylar & Plux: Adventure On Clover Island, che vive esclusivamente in funzione di Ratchet & Clank, è uno di questi. E qui potrebbe già chiudersi la recensione, perché in fondo vi ho già detto tutto. Al netto della sintesi, Right Nice inscena un platform al sapor di Zio Caperone, un pigro collage di idee, riciclate in toto dal già citato portacolori della sonarità. Nasce così l'equivalente videoludico dell'amaro qualunque, l'amaro per l'uomo inutile (e perdonatemi se oggi sono in vena di citazioni).

Ritrovatasi senza il suo consenso con un vistoso braccio bionico, Skylar – un'agile e slanciata lince antropomorfa – prova a darsi alla macchia, salvo rendersi conto che prima o poi dovrà affrontare la sua nemesi. A darle una mano ci pensa Plux, un rubicondo piccione con tanto di occhiali da aviatore. Fin dalla prime battute ci si rende conto di quanto la caratterizzazione dei personaggi sia anonima: lei non tradisce alcuna emozione, non emette un fiato e lascia che siano i ceffoni a parlare. Lui, invece, è logorroico oltre ogni limite, ciarla di continuo e cerca di darsi un tono facendo leva sul sarcasmo. Dinamiche di coppia logore, vecchie quanto il mondo. Qui gli opposti né si attraggono né si compensano.

Skylar & Plux: Adventure On Clover Island si dipana per tre livelli, seguendo sempre lo stesso canovaccio: ogni sezione passa per un nuovo power-up e offre una serie di sfide che ne riflettono le peculiarità. Capita l'antifona, si spera in un crescendo, ci si augura che prima o poi il gioco salga di tono e inizi a pigiare sull'acceleratore. Purtroppo si procede sempre a passo d'uomo e anche l'ultimo atto, l'immancabile scontro con il boss finale, lascia a desiderare. I titoli di coda fanno così capolino dopo appena due ore, decisamente troppo poche. Anche alla luce della maldestra caratterizzazione, si ha quasi la certezza di trovarsi al cospetto di un titolo volutamente annacquato, creato a uso e consumo di un pubblico molto giovane, magari anche di poche pretese. Il gioco Right Nice ricorda un film in CG destinato al mercato home video, una delle tante pellicole che si accontenta di vivere un'esistenza all'insegna della mediocrità, consapevole che non potrà mai reggere il confronto con i lungometraggi di casa Pixar. Dal canto mio giustifico la povertà di mezzi, ma non quella di idee.

Un jet pack rende tutto più facile.

Un jet pack rende tutto più facile.

Per quanto preciso e reattivo, il sistema di controllo frana sotto il peso dell'apatia. L'azione è sì fluida, ma passa per un level design perennemente piatto e derivativo. Anche i valori di produzione lasciano molto a desiderare: Right Nice opta per l'Unreal Engine, ma non ne sfrutta le potenzialità. L'insieme si compone di tanti elementi gettati quasi alla rinfusa, slegati e privi di una coerenza stilistica. Le scelte cromatiche più che discutibili – terra di Siena à gogo – sollevano più di una perplessità, domande che non trovano mai risposta. Il motore grafico non incespica, ma è una magra consolazione.

Fossi in voi, mi terrei a debita distanza da Skylar & Plux: Adventure On Clover Island, un platform arcaico nella forma e nella sostanza. Passate oltre, lo dico per il vostro bene e per quello del vostro portafogli. Mi tocca essere venale, ma aiuta a ribadire il concetto.

Ho giocato a Skylar & Plux: Adventure On Clover Island grazie a un codice fornito dallo sviluppatore, scaricando il tutto da Steam. Ho impiegato circa due ore per giungere ai titoli di coda e non ho intenzione di soffermarmi ulteriormente sul gioco. Lo trovate anche in formato PlayStation 4 e Xbox One, sempre al prezzo di 14,99 €. Il test è stato condotto su un sistema dotato di processore AMD FX 8320, 8 GB di RAM e una scheda video AMD Radeon R9 270X.

Racconti dall'ospizio #44: Voodoo Vince e l’invidia del pene di Psychonauts

Racconti dall'ospizio #44: Voodoo Vince e l’invidia del pene di Psychonauts

Friday the 13th: The Game fa sbadigliare più che urlare dal terrore

Friday the 13th: The Game fa sbadigliare più che urlare dal terrore