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Perché i vichinghi sono fichissimi

Perché i vichinghi sono fichissimi

I vichinghi sono fichi, oserei dire fichinghi.

È da questo presupposto assolutamente non informato e profondamente infantile che parte questo pezzo, una celebrazione un po’ casuale di qualcosa che non è mai esistito, o quantomeno non è mai esistito esattamente nella forma che ci hanno fatto conoscere film, serie TV, videogiochi, immagino anche parchi a tema.

Voglio dire che “i vichinghi” è un’espressione che non vuol dire nulla dal punto di vista storico, un termine-ombrello che abbiamo imparato ad associare a una serie di robe (Thor, Odino, Freya, i corvi, l’albero della vita, i raid contro i monasteri cristiani… ) che coprono un periodo storico lungo secoli, che raramente si sono verificate tutte nello stesso momento e ancora più raramente nel modo in cui ce le ha mostrate la cultura pop; una di quelle parole che fa urlare di dolore la gente appassionata di storia ogni volta che viene pronunciata e automaticamente abusata.

Non sono uno storico per cui tutte queste cose le so perché altre persone che invece sono storiche mi hanno spiegato che Vikings, Assassin’s Creed Valhalla, Valheim, Lost Vikings, tutta sta roba non è un fedele ritratto storico delle popolazioni norrene tra l’VIII e e l’XI secolo, ma una semplificazione, una bastardizzazione, un modo per piegare la verità e i fatti alle esigenze creative, al divertimento e in qualche caso al LOL. Pazzesco! D’altra parte neanche i pirati dei Caraibi erano così come ce li ha raccontati Gore Verbinski, per non parlare dei crociati o, vivaddio!, degli uomini primitivi.

Voglio dire che per quanto il mio rispetto per le menate a sfondo storiografico sia immenso, il bello dei vichinghi è che nella cultura pop hanno trasceso la loro forma originale per diventare qualcosa di molto simile a una razza fantasy di stampo tolkieniano – ci sono gli elfi, i nani, gli hobbit e i vichinghi. O se preferite sono diventati un po’ come i nazisti: un contenitore di spunti che mischiano realtà, esagerazione e pura fantasia e che assomigliano a quelli esistiti davvero solo se li guardate un po’ di traverso. I vichinghi vanno di moda ultimamente! Credo di poterlo affermare senza tema di smentita, che invece arriva dai cultori del realismo e della fedeltà a ogni costo tutte le volte che un prodotto a tema norreno sfonda nel mainstream. I vichinghi sono fichi perché i vichinghi che ci stanno raccontando non sono quelli veri! Sono un trucchetto, una sintesi, un riassunto di secoli di storia compresso in uno standard più o meno identico in tutti i prodotti che lo sfruttano.

Il punto è che questo standard è fico. Ci sono molte ottime ragioni che spiegano il successo dei vichinghi e la loro sublimazione ad archetipo.

Per esempio, i vichinghi hanno la barba. Anche altri popoli prima e dopo di loro hanno avuto la barba, ma nel caso dei vichinghi ci è stato insegnato che la barba è parte integrante della loro personalità, della loro cultura e anche del loro modo di rapportarsi al resto del mondo. Possiamo essere d’accordo in generale, o almeno credo, sul fatto che una faccia con la barba è meglio della stessa faccia senza barba. Riuscite a immaginarvi Eric il Rosso senza la barba? Provate a pensare come sarebbe stato, alla fine di God of War, combattere contro un Baldur sbarbato e liscissimo: conosco gente che ha disinstallato videogiochi per molto meno. Il cespuglio mascellare è un dono che i vichinghi hanno fatto al mondo e che il mondo ha accettato con grazia ed entusiasmo. C’è ovviamente anche l’equivalente femminile della barba vichinga: credo che siano le treccine, ma forse sarebbe il caso di chiedere a qualcuna che può rispondermi con maggiore precisione.

Eccomi, sono tornato, l’ho chiesto alla mia compagna: mi conferma le treccine, per la precisione, cito, “la finta spettinatura con perfette treccine vichinghe”, ma più in generale l’acconciatura, in particolare quella roba di rasarsi i lati della testa che è soooo vichinga sempre per il discorso fatto fin qui sull’archetipo modellato dall’industria dell’intrattenimento e non necessariamente dal dato storico. Se ne deduce quindi che i vichinghi e le vichinghe sono fichi e sono fiche perché sanno sfruttare al meglio la loro peluria corporea, facciale e craniale in particolare. È roba che abbiamo e non possiamo farci nulla, tanto vale farla fruttare e trasformarla in un simbolo.

I vichinghi poi hanno l’ascia. Come in quel famoso quiz per boscaioli, L’ascia o accetta?, con la differenza che la usano per spaccare crani, ma anche tagliare e modellare tronchi, piantare chiodi, intimidire gli astanti. C’è un motivo se i vichinghi finiscono così spesso nei videogiochi, e quando non ci finiscono loro ci finisce qualcosa che ce li ricorda più o meno direttamente – per Odino, persino in Elden Ring (qui il nostro podcast acconcio) a un certo punto ho esclamato ECCO I VICHINGHI!, ma pure nei cari vecchi Souls la vichingheria era onnipresente anche se sotto falso nome. C’è un motivo, dicevo, ed è il fatto che i vichinghi sono sempre armati. Nel senso che si lavano i denti con uno zweihänder e vanno a letto con la bipenne a fianco. E quindi sono sempre pronti alla pugna, utilissimi per ogni evenienza, perfetti per ogni sistema di combattimento. Vuoi una roba di 1v1 epicissimi, di combattimenti all’ultimo sangue tra omoni con il torace largo come un drakkar? Eccoti un vichingo, fanne buon uso! Vuoi al contrario grandi battaglie campali nelle quali un branco di omoni con il torace largo come un drakkar si scagliano contro soldati armati fino ai denti ma irrimediabilmente mingherlini (e senza barba)? Eccoti tanti vichinghi, persisti nel farne buon uso!

Il fatto che i vichinghi abbiano l’ascia è anche il motivo per il quale ci sono pochissimi film di vichinghi nei quali i vichinghi non facciano a botte tra di loro o con i rappresentanti di qualche altra confessione religiosa. Vado completamente a memoria dimenticandomi di sicuro qualche grande classico, ma Valhalla Rising, Pathfinder, Il 13esimo guerriero, Eric il vichingo, Eric il conquistatore, ovviamente I vichinghi di Richard Fleischer, è tutta roba di gente che si tira dei gran cartoni in faccia, o che si fa a pezzi di diverse dimensioni usando strumenti relativamente affilati. Certo, magari il massacro è qui e lì spezzato da un rito arcano accompagnato da tamburi ossessivi e cori baritonali, o se va proprio male da immagini bucoliche e agresti, ma se c’è anche solo un vichingo in giro sai già all’inizio del film che prima o poi scorrerà il sangue. È così deliziosamente prevedibile, e soprattutto fa sì che tendenzialmente nei film di vichinghi si parli pochissimo e si passi molto più tempo a mulinare le braccia. È rassicurante, una garanzia che barba + ascia = sangue e Odino, e poche cose mi mettono di buonumore più di sangue e Odino.

(incidentalmente: non posso non citare i berserker, sia nella loro raramente ritratta versione storica sia in quella ben più diffusa – soprattutto nei videogiochi, dove il termine ha smesso di riferirsi a una categoria di persone realmente esistita per andare a indicare un generico buff da combattimento solitamente accompagnato da un debuff di qualche tipo legato alla perdita di controllo. VICHINGHI!)

Un’altra cosa che ci hanno venduto come vera e alla quale io scelgo quindi di credere incondizionatamente è che il mondo dei vichinghi è il nostro, solo un po’ più magico. L’idea stessa di “vichingo” è ormai associata a un ipotetico passato nel quale il soprannaturale era parte dell’ordito della realtà e durante il quale dèi e uomini camminavano fianco a fianco; e lo so benissimo che un sacco di altre religioni politeiste del passato vedevano le divinità esattamente in questo modo, come dimostra la quantità di donne che Zeus si è scopato nel corso della sua storia. Ma con i vichinghi funziona un po’ meglio, perché per qualche motivo abbiamo deciso che Thor che lancia i fulmini è più fico di, appunto, Zeus che lancia i fulmini.

Io credo che questo motivo sia legato in qualche modo al paesaggio, o meglio all’idea di paesaggio e di natura selvaggia che associamo ai vichinghi e alle loro divinità. Voglio dire che la religione norrena per come ci viene raccontata in film, serie TV et cetera è sospesa tra il politeismo classico da Pantheon e una forma quasi di animismo, per cui una foresta non è solo una foresta ma un’entità senziente, e lo stesso vale per il mare, il fiordo, la montagna, tutto quanto. Il mondo dei vichinghi è tutto magico, non sono solo gli esseri umani a esserlo ma anche i fiori, il vento, i sassi. Piazzare un tizio barbuto a torso nudo e armato d’ascia in cima a uno sperone di roccia evoca automaticamente non solo immagini di grossi dèi barbuti con il martello, ma anche di torrenti che cantano e animali fatati e tutta una serie di cose che sono sicuro abbiamo finito per associare ai vichinghi anche per merito/colpa dei romanzi di Tolkien.

(qui avevo previsto un paragrafo nel quale parlavo di raid ai monasteri e del massacro dei cristiani, perché girateci intorno quanto volete ma uno dei motivi per cui i videogiochi con i vichinghi piacciono tanto è perché consentono di andare in giro a spaccare crani di monaci e vescovi senza sentirsi in colpa, ma la delicata natura della questione e il rischio di scrivere cose che verrebbero fraintese mi suggeriscono invece di linkare qui una gif di me che faccio un incontro inaspettato in Valhalla)

Oltre a Tolkien, l’altro grande responsabile del ritorno in Hauge dei vichinghi in questi ultimi anni è George RRRRRRR Martin, perché da qualche parte nelle Stanze Creative di Hollywood qualcun* ha visto Game of Thrones, poi ha letto la pagina Wiki di Eric il Rosso e di Ragnar Lothbrok e ha fatto un clamoroso due + due: la storia vichinga è piena di tradimenti, complotti, colpi di stato, regicidi, massacri, tutta quella roba che la serie HBO spacciava per “politica” ma che in realtà era Beautiful se i protagonisti di Beautiful non vivessero in un mondo in cui ti arrestano per omicidio. In questo senso è clamorosa la parabola di Vikings, la serie di History che nasceva per essere semi-realistica e antropologicamente accurata e che, con il passare degli anni, si è spostata sempre più verso gli intrighi di palazzo, i pugnali nel buio, i tradimenti e i doppi giochi abbandonando via via ogni pretesa di realismo o di fedeltà storica.

Un’ultima cosa che credo sia stata presente nel DNA di queste creature fantastiche che chiamiamo “vichinghi”, sprezzanti del rischio di confonderli con i vichinghi veri, fin dall’inizio, e che ha contribuito alla loro onnipresenza soprattutto videoludica, è il fatto che i vichinghi sono esploratori. E siccome vivono tradizionalmente in un posto di merda con un clima di merda, sono anche survivalisti. Per tornare al parallelo con gli dèi ellenici: vi immaginate se Valheim fosse ambientato nell’antica Grecia? Temperatura ideale tutto l’anno, clima piacevole, mare caldo, cibo abbondante… sarebbe il survival game più facile di sempre. I vichinghi no! Eh no signora mia, i vichinghi stanno nelle foreste (così ci sono tanti alberi da tagliare per arrivare a [500] Wood che serve per costruire [Large Chest]) e da loro è sempre inverno, c’è la neve, fa freddissimo, bisogna fare il falò per riscaldarsi e tenere lontani lupi e orsi, c’è il vento, le tempeste, lampi tuoni e fulmini, e hai mai provato a salpare un fiordo su un guscio di noce?

Uuuuh signora mia, è un casino. La vita vichinga è durissima, ogni gesto, anche il più semplice, va calcolato, studiato e ragionato; pochi lo sanno, ma i vichinghi vedevano sovraimpresse alla realtà le tre barrette di fame, sete e sonno, e gran parte della loro giornata (quando non si menavano, ovviamente) era dedicata a raccogliere materiali utili a non far scendere troppo quelle barrette. Praticamente la vita di un vichingo era già un videogioco, solo che lui non lo sapeva! Capite quanto erano fichi i vichinghi?

Altri motivi rapidi per cui i vichinghi sono meglio dei non-vichinghi:

- Sono i più black metal di tutti. I lanzichenecchi erano black metal? Gli ussari? I cowboy? No! I vichinghi sì.

- Hanno la barba! Questo l’ho già detto.

- Essere vichingo significa potenzialmente essere un intero party di un gioco di ruolo in una sola persona. Il vichingo può tankare, può essere agile e aggressivo, può attaccare a distanza, può fare magie, può persino fare il bardo! Non tutti sanno che l’edizione vichinga di D&D prevede una sola classe (vichingo) e sessantaquattro specializzazioni diverse, da “affilatore di asce bipenni” a “barcaiolo controcorrente”.

- I vichinghi urlano molto e si esprimono spesso così. In alternativa stanno zittissimi e con lo sguardo truce. Non esistono vichinghi con un’espressione neutra, né vichinghi che sussurrano (a meno che non stiano conducendo un rituale pagano).

- Le SHIELD-MAIDEN.

-  Molti dei vichinghi più famosi della storia hanno nomi da boss di Dark Souls, basta aggiungere una virgola al punto giusto. Eric, the Red. Ivar, the Boneless. Bjorn, the Ironside.

- Una volta durante il lockdown ho avuto un momento di follia, ho preso il rasoio e mi sono rasato i lati della testa come i vichinghi. Per fortuna eravamo ancora all’inizio del lockdown e sono dovuto rimanere chiuso in casa ancora qualche mese.

- The Lost Vikings è uno dei giochi che ricordo con più affetto della mia intera infanzia, quando mi sembrava difficilissimo perché incomprensibile perché ero stupido. Non ci ho mai più rigiocato.

- Un altro gioco che ricordo con grande affetto è Rune. So che parlava di vichinghi e il protagonista si chiamava Ragnar. Non mi ricordo quasi nient’altro né saprei dire se il gioco ha retto alla prova del tempo (sospetto di no).

- Harald Hardrada in Civilization VI è uno dei miei leader preferiti e quello con cui ho più vittorie dopo Eleonora d’Aquitania (che però è rotta e non so se vale).

- [Qualcosa su Hellblade].

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai vichinghi, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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