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Librodrome #25 - Nel mondo silenzioso di Pandala

Librodrome #25 - Nel mondo silenzioso di Pandala

Attenzione. Ogni due settimane, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit.

Già quindicimina anni fa, gli esseri umani usavano delle immagini per raccontare storie, quando ancora la scrittura non esisteva. Non sappiamo perché le raccontassero (propiziazione alla caccia? Un’arcaica forma di annalistica storica prima della storia stessa?), ma sappiamo che lo facevano. L’Europa è piena delle tracce di tali opere, sulle pareti delle grotte nascoste in giro per il continente.

La copertina del primo volume della trilogia.

La copertina del primo volume della trilogia.

Perché parlo di pitture rupestri e similia? Perché oggi vorrei parlarvi di Pandala, edito dalla Ankama Editions. Si tratta di un fumetto ambientato nel’universo del MMORPG Dofus, della Ankama Games, disponibile anche in Italiano dal 2008. Il suo successo, in Francia ma non solo, ha portata la Ankama a curare la diffusione di un intenso merchandise. Di qui il fumetto ambientato a Pandala, dove vivono i Pandawa. Disclaimer: non conosco Dofus, se non a grandissime linee (ma proprio grandi grandi grandi: so che esiste e che è un MMORPG), quindi, quel che vi vado a raccontare su personaggi e storie si basa esclusivamente sul fumetto. Siate buoni e non iniziate a dire “ma nel videogioco gne gne gne”. Gnegneate altrove.

Pandhravan, un Pandawa, è il protagonista della storia, raccolta in tre volumi. La sua famiglia, assieme a tutto il villaggio in cui vive, viene sterminata quando lui è ancora un cucciolo indifeso. Pandhravan viene così accolto da un maestro di arti marziali, il saggio Pandawasta, che gli insegna tutto quel che sa per permettergli di combattere, trovare e sconfiggere gli assassini della sua famiglia. Quando Pandawasta viene ucciso in un combattimento proprio da un individuo della stessa razza di coloro che avevano attaccato e raso al suolo il suo villaggio, Pandhravan ha un ulteriore motivo per cercare vendetta.

Un fumetto... senza fumetti. In Pandala non c'è una singola riga di testo.

Un fumetto... senza fumetti. In Pandala non c'è una singola riga di testo.

Il resto della storia narra di viaggi, vendette, combattimenti, antiche e nuove amicizie. Fondamentalmente, si tratta di un grosso prodotto promozionale per far conoscere il mondo di Dofus e le sue creature, per adescare nuovi giocatori e sollazzare la fantasia dei veterani.

Eppure, nel leggerlo, non ci si sente intrappolati in una macchina di merchandise spinto, ma dentro una storia vera, toccante e appassionante, anche se forse, a voler spaccare il capello in quattro, pecca un po' di ingenuità.

Ma la particolarità di Pandala è che il fumetto è completamente senza testo. La storia, come le pitture rupestri di migliaia e migliaia di anni fa, viene raccontata esclusivamente attraverso il mezzo evocativo delle immagini. Non ci sono didascalie, dialoghi o altro. Eppure, fatalmente, è tutto estremamente chiaro e limpido e la storia scorre nella mente del “lettore” non molto diversamente da come accade per un normale fumetto. La bellezza di Pandala sta nella potenza del mezzo e nella sapienza di Bertrand Hottin, autore del fumetto e artista che sta dietro le accattivanti immagini di Dofus (e che attualmente è al lavoro su Wakfu, ambientato 1000 anni dopo Dofus). Hottin è un artista estremamente evocativo e delicato, e difatti, uno dei motivi che mi hanno spinto... no, siamo sinceri, il motivo che mi ha spinto a comprare tutti e tre i volumi dell’opera, è stato proprio l’aspetto artistico, il tratto sapiente, i colori delicati e morbidi come tratti di pastelli su una tavola di carta.

Se siete appassionati di fumetti, mondi fantastici e belle (e spesso pucciose) immagini, fatevi un giro su internet e, come si dice, “accattatevillo”.

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Dagli archivi: Peter Molyneux e Andrea Pessino

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