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La mensola di Shin X #18 - Alice In Manicomio

Da sempre sostenitore di titoli bistrattati dalla critica, Shin X è passato da “difensore dei poveri” a “masochista”, da “acquirente compulsivo” a “forzato bastian contrario”. La verità è che a suo parere ogni titolo può dire qualcosa: c’è chi sbraita, chi sussurra, chi lo fa con i sottotitoli e chi lo recita in versi. L’importante è avere lo spirito di voler ascoltare. E l’antro in cui riposano questi brutti anatroccoli è la sua mensola. L’unico luogo nel quale possono diventare cigni.Alice in Manicomio.

Sembra bizzarro, ma la famigerata fiaba di Carroll è stata adattata anche da Artaud Antonin, famoso commediografo, scrittore e attore teatrale. Internato per diversi disturbi psichiatrici, ha adottato, tra le altre cure, quella di dedicarsi comunque e con dedizione alle proprie passioni. Da qui è nata una versione di Attraverso lo Specchio allucinata e alienante, vista dagli occhi ottenebrati e geniali di un artista che forse in pochi conoscono. Nel caso vi interessasse, Alice in manicomio. Lettere e traduzioni da Rodez, è un libro che vi consiglio altamente, a meno che non soffriate di sbalzi d'umore. Dopo questa introduzione in stile servizio pubblico (che avrà allontanato l'80% dei lettori), andiamo a parlare del gioco di questo mese.

In bilico tra due mondi.

Alice: Madness Returns è il seguito di un gioco che, nel suo piccolo, ha fatto un pezzettino di storia. Nonostante i due lustri ben poggiati sulle spalle, il primo capitolo sa ancora cogliere quella vena inquietante dello storico racconto di Lewis Carroll. Questo seguito prende una vanga e scava ossessivo in un'iconografia di genere ancora più noir, malata e disturbante. Lasciando a casa lo stucchevole Tim Burton degli ultimi anni - e non me ne vogliano i fan, se ritengo si tratti di uno degli artisti più sopravvalutati degli ultimi trent'anni - il gioco pesca dal disegnatore dell'opera originale, John Tenniel, nonché dal geniale e poco conosciuto Edward Gorey, vero precursore e ideatore del gotic noir. Non mancano stralci del nostro folle e straordinario Luigi Serafini e spunti presi a prestito da tanti altri artisti.

La versione finale non è "esattamente" così, ma la direzione artistica c'è.

Badate bene, però: per cogliere appieno la fatica degli Spicy Horse bisogna armarsi di coltellaccio e separare brutalmente la mera tecnica dalla più ricercata e meravigliosa direzione artistica. Se da un lato, infatti, ci sono pochi poligoni a schermo, texture spesso imbarazzanti e un pop up piuttosto accentuato nei paesaggi più estesi, dall'altra abbiamo un character design e un art direction che spaziano dall'ottimo all'incantevole. Il picco si raggiunge verso la fine, ma non mancano passaggi spettacolari durante l'arco dell' intera avventura.

Il gioco è fondamentalmente un platform. In barba ai trailer che lasciavano presagire una sorta di Dante's Inferno in gonnella, i combattimenti, seppur appaganti e ben realizzati, rappresentano solo una piccola porzione dell'esperienza. Salti tripli e planate ci porteranno in luoghi oscuri, folli, assurdi, anche se con un pizzico d'imprecisione latente a ogni balzo. Il gioco, infatti, pare un po' acerbo, vuoi per la rozzezza di alcuni passaggi, vuoi per la ridondanza dell'intera produzione. Avrebbero giovato un maggiore equilibrio tra scontri e saltelli e dei colpi di lima in generale qui e là, sopratutto riguardo le collisioni e la solidità del motore grafico.

No, non è un cambio di look emo.

Ma non temete, giovani amanti del noir. Il prodotto finale si rivela comunque degno di nota, ricco di personalità e degno di plauso, proprio ora, in un mare di giochi che annaspano per distinguersi dalla massa e che - soprattutto - hanno come scopo primario i 1080p su schermo. Venduto periodicamente in saldo sui famigerati Steam\PSN\Xbox Live, Alice Madness Returns potrebbe essere vostro a 6 o 7 euro, il picco più basso raggiunto fin'ora tra i vari sconti. O anche per qualche spicciolo in più, perché credo ne valga proprio la pena. Il gioco di Spicy Horse è una lenta, ossessiva e torbida discesa negli inferi, una traversata che solo i migliori Silent Hill ci avevano fatto assaggiare.

E in un periodo di continui sbudellamenti e infinite telecamere a raggi infrarossi, non è cosa da poco.