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Halo e l'atterraggio di Microsoft sul pianeta console | Racconti dall'ospizio

Halo e l'atterraggio di Microsoft sul pianeta console | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Vent’anni fa, quando Microsoft decise di scendere nell’agguerrito mondo dei produttori di console, al tempo monopolio giapponese con la sacra triade Nintendo, Sony e SEGA, molti erano scettici e qualcuno sorrideva pensando a un enorme tonfo. D’altronde, non sarebbe stata la prima grande società americana a tentare di ritagliarsi una fetta di mercato post 1983 finendo poi per abbandonare in fretta e furia il progetto. Solo cinque anni prima era finita in maniera decisamente triste l’avventura del 3DO di Electronic Arts (non proprio gli ultimi fessi nel campo videoludico) e il leggendario Pippin di Apple non riuscì neanche a iniziare il suo percorso. 

Microsoft però ci credette, investì una quantità di denaro fuori misura in modo da poter dire la sua in un mercato che era ormai già parecchio redditizio e finalmente indirizzato, anche grazie a PlayStation, ad un pubblico più adulto e quindi con maggiore capacità di spesa. Certo, nessuno credo si sarebbe immaginato che vent’anni dopo avremmo avuto la possibilità, proprio grazie a quella perseveranza, di giocare in cloud a decine di titoli pagando un abbonamento mensile, ma questa è un’altra storia.

Come Nintendo ci insegna però, il lancio di una console deve essere accompagnato da un gioco simbolo, la famosa killer application, quel titolo che nell'immaginario collettivo si fonde con il pezzo di hardware acconcio (che se parliamo di Xbox non era proprio ‘sto granché), magari con l’idea di creare un franchise da portare avanti negli anni. Ovviamente quel titolo per Microsoft fu Halo: Combat Evolved (da qui in avanti soltanto Halo), e per quanto mi riguarda è stato uno dei capitoli più importanti della storia dei videogiochi.

Halo, al contrario di quanto sia facile immaginare vista la fusione quasi completa con Microsoft e Xbox, non muove i suoi primi passi sotto l’egida della mamma di Windows, ma incredibilmente negli uffici di Apple. Bungie, infatti, al tempo era uno sviluppatore dedicato al mondo Macintosh e apprezzatissimo per la serie sparacchina di Marathon. Nel 1999 Halo era già in fase di sviluppo e fu addirittura mostrato al Macworld Conference & Expo di quell’anno. Quello che fu presentato era uno strategico in tempo reale che diventò nel corso dello sviluppo uno sparatutto in terza persona. 

È qui che gli uomini di Bill Gates, su tutti Ed Fries, decisero di far diventare Bungie uno sviluppatore first party, mettere il team nel roster dei Microsoft Game Studios e dare vita a quella che negli anni successivi sarebbe diventata la mascotte di Xbox.

Halo divenne così uno sparatutto in prima persona, genere molto più in voga di quelli in terza, esplosi soltanto più tardi con Gears of War. Ma perché Halo è, per me e per molti, un pietra miliare dei videogiochi?

Gran parte del fascino del gioco si coglie nei primi momenti in cui siamo catapultati dentro il corpo di Master Chief. Il primo livello, l’attacco alla Pillar of Autumn, ci vede combattere i Covenant all’interno gli angusti corridoi dell’astronave e effettivamente, al netto di alcune chicche come un’intelligenza artificiale sopra la media o un’illuminazione particolarmente curata per il tempo, poteva non impressionare particolarmente. Ma poco dopo, una volta fuggiti, ecco che si apre il portellone della navetta di salvataggio e ci troviamo davanti ad Halo, il pianeta-anello, un immenso panorama che, proprio per contrasto con i cunicoli di poco prima, ci fa ancora più effetto. E da lì è tutto un crescendo tra astronavi aliene che vomitano soldati sulla superficie, battaglie campali in mezzo a strutture ciclopiche e raggi luminosi.

Halo dimostra da quel momento in poi la sua vera natura, quel “warfare” che personalmente non ho mai trovato in altri titoli. Orde di nemici che ci attaccano in maniera molto organizzata e la possibilità di utilizzare mezzi di ogni tipo sono alcuni degli aspetti fondamentali del titolo Bungie, e in particolare questi ultimi sono uno di quegli aspetti dove Halo ha veramente segnato una riga tra prima e dopo.

Guidare il tank con i commilitoni che salgono a bordo per raggiungere il punto designato fa veramente sentire il giocatore all’interno di una squadra, di una guerra vera, e il rubare i mezzi nemici è sempre uno spasso. Tutto questo, accompagnato dalla spettacolare colonna sonora di Martin O'Donnell, probabilmente il primo caso di OST da colossal cinematografico ad accompagnare un videogioco.

Ma se fosse stato solo un ottimo sparatutto probabilmente Halo non avrebbe potuto reggere il peso degli anni in un momento in cui il modo di videogiocare iniziava a cambiare pesantemente grazie ad internet e a robette come Quake III: Arena e Unreal Tournament, ovvero  la componente multiplayer.
Halo, grazie all’infrastruttura di Xbox Live e all’enorme esperienza già acquisita in campo PC da parte di Microsoft, è stato il primo grande successo multiplayer online su console. Personalmente, al tempo non essendo molto competitivo in rete organizzavo LAN party a casa dei miei. In particolare, un amico portava l’Xbox, piazzavamo le due console una in camera mia e una in salotto e grazie ad un cavo di rete lungo dieci metri giocavamo 2v2 chiudendo la porta di comunicazione tra le stanze.

Ricordo battaglie infinite lungo le nostre mappe preferite, Blood Gulch e Hang 'Em High, che duravano ore e ore. Bandiere rubate, uccisioni da cecchino, warthog fatti saltare in aria con una cannonata ben assestata, insomma un massacro. Momenti veramente bellissimi.

Alla fine io sono uno di quei nostalgici che hanno mal digerito il passaggio del franchise da Bungie a 343 Industries. L’impressione che ho sempre avuto è stata quella di passare da uno scontro epico ad un corridoio in stile Call of Duty ambientato nell’universo di Master Chief e Cortana. Spero davvero che con Halo Infinite questo retrogusto amaro scompaia, ma due sparacchiate a Halo: Combat Evolved dalla Master Chief collection si fanno sempre volentieri.

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