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Blade Runner: Enhanced Edition, o del perché dare fiducia è un errore

Blade Runner: Enhanced Edition, o del perché dare fiducia è un errore

Ah, il gioco d’avventura di Blade Runner. Capolavoro amato e rispettato di Westwood, e parte di un gran tridente d’attacco se si considerano Command & Conquer (qui trovate il post mortem acconcio) e Lands of Lore.

Ormai uscito mesi fa, ci si potrebbe benissimo chiedere come mai scrivere di questo gioco soltanto oggi. La colpa è mia. Si, di chi sta scrivendo, che aveva visto lo stato pietoso di questa versione “migliorata” e aveva proposto al sin troppo gentile editor di attendere che uscissero aggiornamenti, miglioramenti. Beh, non ci sono mai stati, e di mezzo è capitata l’estate.

Dopo tutto questo tempo mi sono ritrovato a voler provare di nuovo questa “migliorata” edizione di Blade Runner, e l’unica cosa che ho potuto in realtà constatare è l’indegno trattamento riservatole: bug che impediscono di camminare (cosa piuttosto importante, in un’avventura grafica), scelte estetiche discutibili che fanno sembrare il proprio personaggio più fuori luogo rispetto agli sfondi delle varie location del protagonista di Time Commando. Qualcuno se lo ricorda, Time Commando?

Al di là di tutte queste considerazioni, mi ritrovo fermo a riflettere su come affrontare non tanto il gioco, ma la stesura di questo articolo che non ho idea, genuinamente, se vedrà mai la luce. Da un lato c’è un gioco che comunque mantiene intatte tutte le sue caratteristiche e potenzialità: le partite “semirandomiche”, l’atmosfera cyberpunk mista all’hard boiled di chandleriana memoria; dall’altro qualcosa che, tolto il fattore nostalgia, fa storcere il naso non poco.

Alla fine, come in fondo si può intuire dal titolo di questo articolo, la morale della storia è la fiducia che può venire data o meno. In questo caso, sarebbe stato decisamente meglio non darla, anche considerati gli eventi legati all’uscita del gioco, come la strana sparizione della versione DosBOX da GOG.com in concomitanza con l’uscita.

“Ho sbagliato stanza?”.

Come è andata a finire quella storia? Che la versione DosBOX prima è tornata in vendita, e poi è stata inclusa in questa Enhanced Edition, secondo una mossa interpretabile, credo, in due modi. Il primo è un regalo incondizionato fatto dagli sviluppatori ai giocatori che amano questa avventura grafica, mentre il secondo è che si siano semplicemente arresi, e deciso di abbandonare il gioco a sé stesso. Qual è la verità? Difficile dirlo, anche se l’uscita di un unico aggiornamento dal lancio potrebbe spingere a pensare male.

Tralasciando queste considerazioni com’è questa Enhanced Edition, a mesi dall’uscita, aggiornata, e con la versione originale in “regalo”? Dignitosa. Non penso potrei definirla in modo diverso. Il gioco è un capolavoro e la qualità del prodotto originale fa molto per mantenere ogni parvenza di interesse in questa operazione commerciale in cui l’amore e la passione si intravedono a fatica. La qualità finale, però, non è tale da rovinare l’esperienza di gioco. Si, Ray McCoy sembra un salmone al neon catapultato in un’atmosfera noir che mal si amalgama con la sua dubbia fisicità, i miglioramenti a livello grafico sono talmente minimi da chiedersi se esistano davvero, e non si parli di un effetto placebo audiovisivo; ma la verità, alla fine di tutto, è che Blade Runner rimane un ottimo gioco. Qualcuno direbbe anche un capolavoro.

Vale la pena acquistarlo? Costa quanto una pizza e una birra, anche meno, a seconda di dove si comprano la pizza e la birra. Quindi sì. Vale assolutamente la pena, e faccio questa affermazione consapevole che sembri un voltafaccia rispetto a tutto quello che ho detto finora, considerando che sono consapevole di quante affermazioni poco lusinghiere mi sono sfuggite dalle dita.

Ma se ci si ferma a riflettere, forse questo è semplicemente la testimonianza di quanto valido sia il gioco in sé, che nonostante gli strafalcioni, nonostante la pigrizia di questa versione “Enhanced”, sia comunque qualcosa che vale la pena raccomandare. Perché, in fondo, se non mi emozionassi genuinamente nel ripercorrere le oscure strade della futuristica Los Angeles del 2019 (lo so, è un ossimoro di fatto) fallirei il mio test Voight-Kampff; e nessuno vorrebbe fallire una cosa del genere, no?

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