Gennaio 2016: animali, musica, malattie terminali e altre amenità
Il 4 gennaio 2016 Daniel Mullins svela al mondo il suo talento con la pubblicazione di Pony Island, un gioco meraviglioso che oggi non saprei davvero come descrivere perché sono passati dieci anni e già all’epoca non è che mi fosse risultato semplice farlo. Che bello, però!
Il giorno dopo tocca ad Amplitude, con cui Harmonix torna in qualche modo alle origini proponendo un reboot/legacy sequel della doppietta Frequency/Amplitude di un decennio prima. La formula del rhythm game un po’ più interattivo è ancora deliziosa, Calcaterra apprezza con moderazione.
Il 12 gennaio arriva invece That Dragon, Cancer, gioco narrativo sperimentale con cui i coniugi Green raccontano la tragica esperienza legata alla malattia terminale del figlio di dodici mesi. Sul momento se ne chiacchiera tantissimo, non so quanto sia “rimasto” dieci anni dopo ma io all’epoca, pur con qualche perplessità, ero positivo.
Tre giorni dopo è invece il turno di Oxenfree, esponente di spicco del club "giochi sviluppati da gente fuggita da Telltale" che prova a traslare quel modello narrativo in una struttura da cinematic platformer e con qualche idea interessante nella gestione dei dialoghi. A me piace e, sette anni dopo, mi piacerà pure il seguito.
Il 19 gennaio esce invece Darkest Dungeon, gioco di ruolo roguelike incentrato sulla gestione di un manipolo di disperati dediti all’esplorazione di sotterranei che viene accolto in un tripudio di micette, vende milioni di copie e otterrà anni dopo un seguito. Qui ce ne parla Stanlio Kubrick.
Chiudiamo su Jonathan Blow che ci apre le porte di The Witness, attesissima opera seconda del creatore di Braid, che qui apre i boccaporti dell’ambizione e tira fuori un puzzle game in prima persona colossale.




