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The Fall - Se nello spazio nessuno può sentirti urlare, figuriamoci su Switch

The Fall - Se nello spazio nessuno può sentirti urlare, figuriamoci su Switch

Anche questa settimana, grazie a Switch e via giopep, sono riuscito a recuperare il mio bravo titolo indipendente lisciato all’uscita. A ‘sto giro è stato il turno di The Fall, un action adventure (si dirà ancora così?) di ambientazione fantascientifica, sviluppato dallo studio canadese Over The Moon. Lanciato originariamente nel 2014 per PC e Mac, e in seguito propagatosi anche su Wii U, PlayStation 4 e Xbox One, il gioco è sbarcato da qualche settimana anche nella softeca (questa sicuramente non la usa più nessuno) dell’ultima console Nintendo.

Cominciamo col dire che, a livello narrativo, ho trovato l’idea di partenza davvero buona: il giocatore è chiamato a vestire - più o meno letteralmente - i panni di Arid (colloquiale dell’acronimo di Armoured Robotics Interface Device), un’intelligenza artificiale installata su una tuta da combattimento tecnologicamente avanzatissima, costretta dagli eventi a lottare per la sopravvivenza del suo ospite, gravemente ferito.

La sensazione è quella di pilotare una specie di capsula criogenica ambulante. Oddio, non che ci abbia mai provato. Ma insomma, si fa per dire che è una sensazione davvero disturbante, anche per il modo in cui la faccenda viene spesa nel corso dell’avventura.

Girando per la decadente struttura di servizio che fa da sfondo a The Fall, Arid incrocerà altre forme di vita artificiale che hanno fallito nella sua stessa missione, ormai ridotte a bare semoventi. Di quando in quando, anche cadaveri in decomposizione, crocifissi e altri rifermenti religiosi che contribuiscono al marciume dell’atmosfera generale, resa ancora più guasta da un comparto sonoro particolarmente teso.

A livello grafico, The Fall risente moltissimo - tanto per cambiare - dell’influenza di Limbo, ma anche di Dead Space; mentre animazioni e proporzioni mi hanno ricordato moltissimo quelle di Shadow Complex. Poi, non mancano riferimenti a film come La cosa (quello del 1982) o ai vari Alien, soprattutto a Prometheus (al netto del solito set di uova e cliché vari che, almeno per una volta, si potevano lasciare a casa).

The Fall cita spesso anche Metroid. Ciononostante, e per quanto le premesse sembrerebbero suggerire il contrario, se lo chiedete a me, il gioco di Over The Moon non rientra nella categoria dei metroidvania, ma si rifà semmai a certi action adventure classici come Prince of Persia, Another World o Flashback, e alle avventure grafiche di una volta (più Sierra che Lucas).

«Allova, libevevò Bvian!»

La componente action richiede destrezza e colpo d’occhio, mentre le sparatorie – mai davvero impegnative – premiano l’approccio tattico, e non mancano sistemi di coperture e blande manovre stealth. Di backtraking ce n’è poco e comunque non è mai pretestuoso o invadente. Raramente le fasi di esplorazione lasciano il giocatore in balìa degli eventi, ma sono sempre supportate da indizi e intrecciate con i vari enigmi. Enigmi che, a mio modo di vedere, rappresentano nettamente il punto forte di The Fall.

Raffinati, ben calibrati e ricchi di uno humor nero à la Portal, i puzzle architettati dai designer di Over The Moon si sciolgono perfettamente nella componente narrativa, contribuendo a scandirne il ritmo e a far emergere i vari riferimenti filosofici, metatestuali e psicologici sparsi qua e là.

Certi meccanismi si divertono a mettere in discussione le leggi della robotica che regolano Arid, parafrasi di quelle asimooviane; altri lavorano sulla dimensione spaziale lanciando nessi tra le varie location. Tutti, nel complesso, sono una roba che certe avventure grafiche di oggi (e di ieri) dovrebbero solo sedersi e prendere appunti.

Ecco, se proprio devo dire male di qualcosa, ho trovato l’interfaccia un po’ ingombrante e legnosa; l’idea di gestire certe interazioni attraverso il fascio di luce, forse, non è stata la più brillante di questo mondo. Però, insomma, tutta roba che il gioco riesce ampiamente a farsi perdonare: in questo senso, basterebbe solo la parte centrale delle “prove di accudimento”, davvero eccellente.

Ottima atmosfera, enigmi squisiti, ma l'esplorazione via torcia è un po' un legno, eh

Insomma, niente niente, The Fall mi è scivolato tra le dita nel giro di cinque orette circa e mi ha davvero sfiziato dall’inizio alla fine. So di gente che se lo è bevuto in due ore (complimentoni) per poi lamentarsi della scarsa durata. Personalmente, in virtù della qualità che offre e per i 9,99 € che costa, fosse pure durato un’ora, non avrei avuto di che lagnarmi.

Ah, appuntino sul finale: nonostante l’avventura sia tutto sommato autosufficiente, si chiude con un cliffhanger, ché la storia è stata programmaticamente concepita per essere spalmata su tre episodi. Non serve trattenere il respiro, dal momento che The Fall Part 2: Unbound (i cui miglioramenti sono stati fra l'altro integrati in questa conversione del primo episodio) è già disponibile, mentre il terzo capitolo dovrebbe essere già in lavorazione.

Ho giocato a The Fall grazie a un codice fornito dallo sviluppatore; al momento sto scaricando il secondo episodio, e non vedo l’ora che esca il terzo. Come ho scritto, ho terminato l’avventura di Arid nel giro di cinque ore, ma immagino che un giocatore normodotato ne impiegherebbe serenamente tre, massimo quattro. Segnalo che, più o meno all’inizio della mia partita, il gioco è andato in crash; dopodiché, per qualche ragione, è ripartito con i sottotitoli in inglese. Eppure, in sede di disamina ho scelto di non dare peso alla cosa, perché sono un ottimista e credo nelle patch.

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