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Splatoon è buono come un risotto al nero di seppia

Splatoon è buono come un risotto al nero di seppia

Quando penso a Splatoon la prima cosa che mi viene in mente è la sua musichetta, una di quelle cose che se la senti una volta non ti esce più dalla testa, la seconda sono Callie e Marie, le due seppioline che introducono ogni partita (che a me piacciono un macello, skippabili o non skippabili che siano), e la terza è tutto il resto del gioco, ché non ti immagineresti mai che Nintendo possa tirar fuori dal cappello l’FPS più innovativo dell’ultimo decennio e che, al contempo, è un gioco che trasuda nintendosità da ogni pixel. Ma non stiamo a dire cose che già sapete e che hanno già scritto un po’ tutti nelle mille mila preview e review di Splatoon, un gioco che peraltro è anche stato ufficialmente coronato dal successo commerciale, come indicano il milione di copie vendute nel mondo che non saranno paragonabili a millemilioni di GTACoDFIFA, ma in termini assoluti sono un bel po’ di pezzi e in termini relativi indicano una diffusione mica da ridere, in particolare poi per un'IP nuova e su di una piattaforma “particolare” come Wii U. Insomma, gli FPS (anzi TPS) funzionano anche su Wii U, li sanno fare anche i giapponesi e pure alla grande, Splatoon è la nuova IP di Nintendo ed è qui per restare. Anche perché, a differenza di cose come Pikmin o Chibi Robo, non è una cosa di nicchia, ma un titolo dal grande appeal che piace a grandi e piccini. E anche se suona un po’ degenerato dire che un sparatutto piace ai piccini, con Splatoon non potrebbe essere più vero!

Ma cos’è Splatoon? Perché è diverso da tutti gli altri giochi Nintendo e dalla maggior parte dei TPS? Dopo averci speso un po’ di tempo mi sono fatto quest’idea che Splatoon sia uno sparatutto “social”, su di una console che di connettività e funzioni di sharing ha relativamente poco. Ma mi spiego meglio: l’impressione che ho giocando a Splatoon è di far parte di una comunità, di un gruppo di persone che gioca un po’ casual, magari ogni tanto parla d’altro e in generale che prende questo hobby non troppo sul serio, ma si diverte. Tra le seppiole che fanno il TG all’avvio del gioco, i sondaggi e le affiliazioni di gruppo (meglio Rock o Pop?), i post del Miiverse, i commenti degli amici della piazza, i nuovi contenuti, non frequentissimi, ma presenti, e in generale il taglio scemo e coloratissimo del gioco, Splatoon non sembra uno sparatutto, ma una specie di Miiverse con gli avatar, anche se poi quando ci giochi scopri che è pure un TPS coi controcazzi, molto profondo e tattico. Io non sono un giocatore di MMO o in generale di FPS online, ma in Splatoon mi trovo piuttosto bene a giocare online: probabilmente è il sistema di matchmaking che funziona decentemente, o l’interfaccia che agevola l’entrata in gioco e spiega in modo molto efficiente cosa avviene sullo schermo, ma il risultato è che l’esperienza di gioco online in Splatoon è molto piacevole, un po’ come lo è in Mario Kart, ma fatta meglio e più ricca, e non ti mette addosso la pressione di dover giocare da “pro” per divertirti. Ed è in questa sensazione che ritrovo dei richiami a quella parola, a quei concetti: “social”, “mobile, “casual”, interpretati però non nell’accezione più becera, spesso utilizzata per indicare prodotti senz’anima pensati solo per spremere le tasche dei giocatori, ma in quella più nobile, propria di un gioco che si apre al mondo eterogeneo del panorama gaming 2015, che non chiede ai suoi giocatori di fare lo sforzo di imparare questo o quello, che non mette barriere, ma che fa di tutto per agevolare e far divertire il suo pubblico. Social perché trovi i commenti degli amici e i contenuti cambiano giorno per giorno, casual perché è uno sparatutto con un taglio molto meno serioso dello standard e mobile nello spirito, perché questo è un gioco che, se potessi farlo, posterei su Instagram, Whatsapp e FB, e spammerei alla grande per invitare tutta la mia sfera di amici online a giocare, non foss’altro per variegare un po’ i vari “il tuo amico XX ti ha sfidato a Candy Crush/Criminal Case/ecc.”.

Ecco, datemi del pazzo, ma io in Splatoon ci vedo tutto questo, e un po’ mi spiace che il gioco giri su di una macchina con una diffusione ingiustamente scarsa e non granché connessa ai vari social network (che poi non è che le altre console “chiuse” lo siano molto di più). Splatoon è un’ottima rappresentazione di come immagino il gioco online nel 2015 e gli manca davvero poco per essere al 100% un "gaas", un game as a service, altro concetto spesso non amato nei circoli videoludici, ma che in realtà in sé non ha una valenza positiva o negativa, dipende cosa ci fai. Ci sono gaas ottimi e gaas orribili, così come ci sono giochi belli e giochi brutti. Splatoon è un gioco bello e un po’ un mezzo game as a service, non c’è niente di male, funziona in modo ottimo e, se è un’indicazione di dove sta andando a parare Nintendo con l’online, tra NX, QOL, gli accordi con DeNA e il Miiverse, allora c’è da stare allegri!

Quanti sparatutto ci sono con una grafica così colorata!? Se fate vedere Splatoon a un bambino l’unico rischio è che inizi a colorarvi i muri con il pennarello!

E io la chiuderei anche qua, ma dato che questa sarebbe formalmente una recensione, dedico anche un paio di parole al gameplay, dato che Splatoon è un originale TPS basato sui ripari, ma contiene tante di quelle innovazioni che basterebbero per un paio di giochi. Lasciamo pure perdere lo stile da vendere e la grafica, veramente valida, che sono entrambi stranoti, e passiamo alle cose più sottili, a quello che rende Splatoon un titolo davvero unico. Innanzitutto i ripari: a differenza di giochi come Gears e simili, dove le sparatorie avvengono da dietro muretti e simili piazzati ad hoc da valenti level designer, in Splatoon tutta la meccanica del nascondiglio è rivoluzionata dal fatto che le seppie si possono riparare sempre nell’inchiostro del proprio colore, e questo crea un gameplay originale in cui si colora tutto e poi ci si nasconde quando arriva l’avversario, o ci si apposta per difendere una posizione restando fermi, ma immergendosi ogni secondo, magari per ricaricare l’inchiostro e lanciare granate a gogo, stando attenti a non farsi “sporcare” dal colore nemico. Infatti il riparo onnipresente non è mai sicuro al 100%, perché basta un liquidator nemico per ricolorarlo, rendendolo tossico per la vostra seppia. Come ormai saprete tutti, questa meccanica sposa benissimo il gameplay e gli obiettivi generali del gioco, che consistono non tanto nello sconfiggere la squadra nemica, quanto nel colorare tutta un’area del proprio colore, superando il fatidico 50% della mappa e vincendo così l’incontro. Questa dinamica di confronto non violento è una delle cose che apprezzo di più di Splatoon, perché lo rende davvero adatto a tutti e richiede ai giocatori skill diverse dal cecchinaggio per vincere: se anche spari malissimo, puoi comunque dare un enorme supporto alla tua squadra colorando il terreno.

Ai tempi della open beta questo rullone sembrava un’arma super sgravata, ma dopo un po’ si impara a gestirlo e la sua utilità viene ridimensionata.

Altro aspetto pregevolissimo di Splatoon è il sistema di mira, che utilizza il giroscopio del GamePad per i micro-aggiustamenti del mirino e, una volta presa la mano, funziona piuttosto bene. Come tutti i nuovi sistemi di controllo, ci sono persone a cui non piace o che non si trovano bene a utilizzarlo, ma se ascoltate chi ci si è messo e ha imparato a sfruttarlo, poi non si torna più indietro. E in ogni caso, e lo dice uno che di base usa il doppio stick (con asse Y invertito) anche in Splatoon, è opzionale e più opzioni ci sono in un gioco, meglio è, sempre. Peraltro immagino che la mira a giroscopio sia fattibile anche in controller più poveri di feature rispetto al GamePad, ma non credo di averla mai vista usare da nessuna parte e, a patto di avere una precisione almeno pari a questa, spero sia implementata anche altrove... non tanto perché io ci tenga a usarla, ma perché arricchisce di opzioni il mondo di TPS ed FPS.

Le seppioline più amate e odiate dalla comunità di Splatoon! Io voglio i loro Amiibo!!

Altro aspetto abbastanza singolare di Splatoon è la personalizzazione della vostra seppia, che passa sia dal livello che dal tipo di abbigliamento con cui l’agghindate. Da questo punto di vista restiamo nel seminato, dato che di giochi in cui l’equipaggiamento influisce sulle caratteristiche dell’eroe è pieno il mondo, la differenza questa volta sta nel “modo” in cui l’equipaggiamento viene presentato, che mette molto l’accento su look e stile, piuttosto che sui meri bonus numerici. Sotto sotto la meccanica dei vestiti è davvero una cosa piuttosto standard, ma il modo in cui il gioco la presenta fa sì che sia molto viva e significativa all’interno del mondo di gioco, che è sempre cosa buona e giusta e concorre molto alla sospensione dell’incredulità e ad accrescere l’attaccamento verso il proprio personaggio.

Passando al gameplay, Splatoon è un TPS che integra bene una meccanica di trasformazione del personaggio, che in forma umanoide spara a più non posso, e in forma seppioide ricarica la vernice (ossia le munizioni), si muove più rapidamente e si nasconde. Il gioco si compone di una modalità single player basata su livelli autoconclusivi, decisamente originali e molto basati su salti e isole fluttuanti, e una modalità online in 4 vs 4 con mappe selezionate automaticamente dal computer. La scelta di far gestire all’IA e a Nintendo stessa la disponibilità delle mappe, che di fatto sono forzosamente limitate a alternate di giorno in giorno, se da una parte è un’escamotage per aumentare la varietà del gioco e in generale avere più cose da far annunciare a Callie e Marie, d’altro canto aggiunge anche gusto al mondo di gioco, che in questo modo sembra più vivo e continuamente aggiornato. Si tratta di una scelta di certo criticabile, in particolare in un gioco a pagamento, ma tutto sommato la vedo come un peccato veniale (anche considerando la bontà degli aggiornamenti che hanno seguito e seguiranno il lancio).

Il colore della vernice è totalmente random, ma sempre super brillante!

Critiche vere a Splatoon non me la sento di farne, si tratta davvero un gioco che fa bene tutte le sue cosine... semmai vi segnalo che un titolo come questo è talmente ricco di personalità e individualità che scatena in molte persone una reazione forte: amore o odio. Alcuni senz’altro non apprezzano la commistione di un gameplay serio con ambienti colorati e personaggi buffi, come altri non sopportano più gli FPS con i marine pelati, ma il mondo è bello perché è vario e Splatoon non fa nient’altro che aumentare questa varietà, ergo, è bello!

Ho giocato Splatoon grazie a un codice fornito da Nintendo Italia, giocando un po’ la modalità single player e un po’ multiplayer, dividendo il mio tempo tra la versione preview e quella review, pressoché identiche ma dai salvataggi non compatibili, che mi hanno costretto a ricominciare il gioco due volte, poco male dato che mi sono divertito assai! Ah, se comprate Splatoon (o qualsiasi altra cosa) su Amazon Italia passando da questo link, una piccola parte di quello che spendete arriverà a noi. Preferite Amazon UK? Non c'è problema!

Voto: 9

Tales From The Borderlands #4: Escape Plan Bravo - Helios e le storie tese

Old! #124 – Agosto 1995

Old! #124 – Agosto 1995