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Onimusha: Warlords e il peso degli anni

Onimusha: Warlords e il peso degli anni

Ho saltato quasi tutta l’epoca PlayStation 2. Che volete, dipendevo dai soldi di mio padre e il cuore Nintendo ha fatto il resto. Ma ero un avido lettore di riviste videoludiche e, tra i vari giochi che avrei voluto provare ma non sono mai approdati su console di mamma N, la serie di Onimusha spiccava.

Sarà che all’epoca subivo molto il fascino dell’Oriente e gli action game erano il mio pane quotidiano insieme ai platform, o che quell’austero ma forte Samannosuke, che vedevo tra screenshot e immagini promozionali, mi ispirava una voglia quasi matta di prendere a noleggio (ohibò!) una PlayStation 2.

Una porta socchiusa, morti per terra e un demonazzo: gli ingredienti base di Onimusha.

Forse quella voglia non era poi così matta, a pensarci, se diventato più grandicello, Onimusha non è mai stato nei titoli recuperati tramite emulazione o riproposizioni. E con l’uscita di Onimusha Warlords su sistemi moderni, (io ci ho giocato su Steam), forsem ne ho capito il perché.

Ben lungi dal dire che il capostipite della serie Capcom sia un brutto gioco. Anzi. Posso capire perché all’epoca ebbe il suo successo. Al di là della fascinazione dovuta all’oriente e al suo essere una derivazione più action di Resident Evil (le similitudini con il primo episodio sono molteplici), esplorare la magione infestata da oni e demoni di ogni sorta ha il suo perché. O, meglio, lo aveva, boh.

Dopo circa tre ore, cominciano ad apparire insettoidi e amenità di ogni sorta

Siamo onesti, Onimusha Walrords fa proprio parte di quella categoria dei giochi con cui il tempo non è stato assai clemente. Al di là degli enigmi a-la-Resident Evil che oggi fanno sorridere, ci sono proprio alcune scelte di design secondo me discutibili anche per l’epoca.

Se la meccanica dei potenziamenti legati alle anime dei nemici abbattuti da assorbire dona quel pizzico di profondità e personalizzazione che non guasta, il tutto porta ad alcune cose davvero inspiegabili. Perché devo/dovevo essere costretto a grindare mostri su mostri di basso rango solo per potenziare uno dei tre “orb elementali” e poter così aprire una porta fondamentale per il prosieguo del gioco? Perché uccidere così quanto più di più buono ha/aveva il gioco Capcom, ovvero il susseguirsi di situazioni di gioco diversi e l’affannosa corsa verso la risoluzione, solo perché ho “la pallozza verde di livello 2 invece che di livello 3”?

Non solo katana: abbiamo anche un arco e un fucilozzo potente ma scomodissimo da usare.

Anche il me quattordicenne avrebbe storto il naso. E non voglio nemmeno affondare sulla scelta - OK, dettata dall’engine di Resident Evil usato - delle telecamere fisse in un gioco votato all’azione. Un giorno le telecamere fisse saranno dichiarate crimine contro l’umanità e il mondo troverà giustizia. Però, nel frattempo, ho bestemmiato non poco per attacchi - anche dolorosi! - subiti senza vedere minimamente la posizione di un nemico o per improvvisi cambi di inquadratura che rendono l’esplorazione e i movimenti meno fluidi.
Ma questi, direte, sono peccati originali. Oggi forse più pesanti per via delle rughe e i segni dell’età che portano con loro. E concordo, in parte. Ciò che è davvero intollerabile, invece, è che Capcom pare aver portato nella generazione corrente la versione base del primo Onimusha, tralasciando tutte le migliorie e aggiunte della versione Genma, pubblicata su Xbox. Eh, che volete, la nostalgia dei sonari vince pure sul buon senso.

È quindi tutta da buttare, questa riproposizione di uno fra i giochi più iconici degli anni Duemila? No. Perché, come citato, nelle circa cinque/sei ore che ci si mette a finirlo, Onimusha Warlords sa anche intrattenere, soprattutto se si ha la pazienza e il giusto spirito filologico per soprassedere su alcuni limiti e mancanze.

Spirito che, però, non deve far passar sotto traccia che quanto di buono ha questa riproposizione è solo grazie alle qualità del gioco originale: il port, infatti, resta un mero compitino svogliato.

Ho giocato a Onimusha: Walords su PC per circa sette ore, sempre con il fido pad Xbox One a tenermi compagnia, grazie a un codice Steam ricevuto dal distributore italiano. Non ho riscontrato problemi tecnici di sorta, se non che ancora non ho capito come si “quitta” dal gioco una volta avviato. Misteri della fede. Onimusha: Warlords è disponibile solo tramite download su PC, su PlayStation 4, su Switch e su Xbox One.

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